9-heart attack

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"Alice, sei pronta?" Gridò Gigi dall'altra stanza.

-"Arrivo, aspetta due minuti" ribattei scaraventando tutti i vestiti che avevo sul pavimento.

-"È un ora che ti aspetto e che dici sempre la stessa cosa, o ti sbrighi o il pullman partirà senza di noi" mi minacciò bussando per la millesima volta alla mia porta.

Presi un paio di Jeans azzurri chiari e li infilai, facendo attenzione ai lividi bluastri che nonostante fossero passate tre settimane dall'incidente erano ancora molto dolorosi e visibili. Raccolsi da terra una maglia larga e lunga in modo da coprire completamente il mio busto costellato di cicatrici e graffi.
Il mio corpo era incredibilmente sfigurato e non avevo ancora avuto il coraggio di dirlo a mia madre, la vedevo molto meglio giorno dopo giorno. Stavo costruendomi piano piano una nuova vita ma per quanto riguarda la memoria non avevo fatto nessun tipo di progressi, tuttavia il fatto che non provassi troppo dolore per lei era una consolazione, seppur piccola ma pur sempre una consolazione.

Uscii dalla stanza prima di risentire le urla disperate del portiere della Juventus e mi avviai verso il portone di casa.
Passai rapidamente dal bagno nel quale mi misi un po' di correttore sulle piccole cicatrici che mi erano rimaste in viso, lo facevo sempre prima di uscire, mia mamma quelle le aveva viste e si era preoccupata moltissimo, ragion per cui avevo deciso di non mostrarle quelle più grandi e più profonde sul resto del mio corpo.

-"Finalmente la principessa ci degna della sua presenza" ironizzó Gigi quando fui salita sull'autobus che stava aspettando fuori da casa nostra.

Gli sorrisi e mi sedetti accanto a lui accoccolandomi sulla sua spalla.

-"Mi perdoni Gigi?" Domandai poi facendo gli occhi dolci.
Lui mi osservò con quelle sue iridi blu per poi sciogliersi in un sorriso rilassato.

-"Non puoi resistere ai miei occhi da gatto con gli stivali" lo presi in giro abbracciandolo.

-"Questa è l'ultima volta che vieni a vedere una partita con il pullman, la prossima volta prendi la tua macchina e vieni per conto tuo" mi minacciò cercando di tenere un tono serio, ma riuscendo malamente nel suo intento.

-"Se per caso mi ricordassi come si fa a guidare lo farei volentieri ma visto e considerando che non ricordo nemmeno il mio compleanno dovrai scarrozzarmi tu" gli feci la linguaccia.

A Gigi e a mia madre dava fastidio quando ironizzavo sulla mia perdita di memoria, dicevano che loro soffrivano molto per questo e che non volevano che io la prendessi così sul leggero.

La verità però è che per me era certamente il doppio più difficile di quanto lo fosse per loro, ma cercavo di metterla sulla risata per non cadere di nuovo in quegli attacchi di panico o peggio in depressione.
Le mie visite periodiche avevano segnato un miglioramento psicologico nei confronti della mia situazione, e anche delle lesioni interne. Tuttavia le cause dell'incidente rimanevano ancora oscure.

Gigi annuì soltanto, e io capii che si era perso nei suoi pensieri.

Per non fare lo stesso e deprimermi pensando ai 19 anni della mia vita che avevo rimosso completamente accesi il telefono e controllai le notifiche su di esso. Avevo eliminato l'account Facebook ed intsagram a causa della mia reazione di fronte ad immagini da me caricate assieme ad amici e familiari. Avevo deciso che siccome non avrei mai potuto riavere indietro la mia vecchia vita, me ne sarei costruita una nuova completamente.

Prima ero Alice Franchi, dopo il matrimonio sarei diventata Alice Buffon, avrei cambiato cognome all'anagrafe anche se mia madre era contraria. Lei voleva che io mantenessi vivo il ricordo di mio padre naturale, ma a me faceva anche più male ricordare qualcuno che in realtà non ricordavo.

#21-Paulo Dybala Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora