ATTO II - Curiosità -Le domande del duca (R)

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Firenze 1548 , studio privato del granduca Cosimo De Medici, Nove mesi prima

Narratore esterno

Cosimo condusse Ludovico nel suo studio, come al solito Amalia aveva tentato di sedurlo, e come sempre lui le aveva resistito. Si sedettero uno di fronte all'altro. Lo studio era abbastanza grande, con una grande scrivania al centro con tre scranni, vi erano delle librerie che coprivano due pareti su tre. Una finestra si trovava dietro allo scranno più alto destinato al signore di Firenze.

-Sedetevi - luomo indicò uno scranno e Ludovico si sedette.

-Ho visto che la Signoria Vostra sembrava molto preoccupato - dichiarò Ludovico.

-Lo sono, per voi Ludovico -

-Per me? Non dovete.

-Siete in bancarotta non è così?

Lo vide annuire, il suo corpo si era irrigidito.

-Troverò una soluzione non preoccupatevi -

-Potreste sposarvi.

Ludovico lo guardò mentre un ghigno freddo gli compariva sul volto giovanile.

-Sarebbe la soluzione più semplice vostra Signoria, ma non ho intenzione di farlo. Troverò un'altra soluzione -

Era molto sicuro, dal suo sguardo non trapeló alcun tentennamento, il granduca si chiese come fosse possibile che un giovane così forte di carattere potesse essere il figlio di Federico Eynard Liliun.

Cosimo aveva conosciuto la madre di Ludovico, Elena poco dopo il matrimonio con Federico e, allora, era già incinta del loro unico figlio.

Quello che il granduca ricordava di lei era che fosse una bellissima donna, dai capelli rossi, come il figlio, e gli occhi di un azzurro intenso che sembrava riuscire a leggere dentro l'anima degli uomini.

-Ludovico - Cosimo cercò le parole adatte per porre la domanda che gli girava in testa da tempo.

-Sì?

-È vero quello che si dice in giro, che voi avete incontrato l'eremita che vive sulle montagne?

Quella domanda doveva aver destabilizzato il ragazzo, perché ci mise un po' a rispondere.

-È vero l'ho incontrato.

-In quale occasione?

Luomo si sentì trafitto dallo sguardo che il giovane gli lanció.

Freddo e teso, atto a intimidire colui che aveva di fronte.

La cosa che innervosiva il granduca era il non riuscire a prevedere quale sarebbe stata la prossima mossa di Ludovico. E quel fatto gli parve strano perché Cosimo aveva la capacità di anticipare i suoi avversari.

-Ero un bambino allora.

Non era la risposta che si era immaginato.

Sulle montagne lontano dalla città viveva uno strano eremita del quale nessuno sapeva niente, si sussurrava che avesse chissà quale potere magico che usava per rapire giovani donne o ancora che forgiasse spade così leggere e resistenti che nessun mortale sarebbe riuscito a creare. Inoltre si affermava che sapesse curare i malati.

-Cosa vi ha fatto?

-Mi ha insegnato a usare ogni genere di arma, a forgiare delle lame, niente di più - rispose lui distattaccato.

Le leggende allora erano vere, ma perché Federico glielo aveva permesso?

Cosimo aveva conosciuto tempo prima il padre di Ludovico e sapeva che superstizioso com'era non avrebbe mai permesso al figlio di avvicinarsi ad un uomo di cui non si sapeva nulla.

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