ATTO VIII - Debolezze - I veri uomini non piangono mai

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Firenze 1548, studio di Ludovico, Volta Stellata

Ludovico

Il sole era sorto da qualche minuto quando sentii qualcuno che mi sfiorava la testa per svegliarmi.

-Ludovico, svegliatevi - la voce era quella di Carlotta

Aprii gli occhi e notai che la mia governante era entrata nello studio di mio padre

-Oh Carlotta, cosa succede?

-Ero preoccupata perché non vi ho visto scendere così sono venuta a cercarvi, immaginavo che foste qui-

Il sorriso che mi mostró era dolce come quando da bambino mi rifugiavo tra le sue braccia dopo che mio padre mi aveva riempito di botte. Mi sforzai di sorridere anch'io, ma quello che avevo scoperto su mia madre mi aveva letteralmente sconvolto e sarebbe stata dura riuscire a non pensarci

-Sicuro che va tutto bene?

-Si Carlotta, tranquilla. Adesso scendo -

Lei annuì per poi uscire. Guardai fuori dalla finestra e sospirai. Quel giorno avrei dovuto incontrare Amalia e la cosa mi faceva rivoltare lo stomaco. Ogni volta che la incrociavo lei tentava in tutti i modi di portarmi a letto e la cosa mi dava fastidio, molto fastidio. Mi morsi il labbro inferiore e feci un profondo respiro, non volevo far preoccupare le persone che mi stavano intorno così decisi che avrei tentato di non far trasparire il fastidio che mi dava l'essere stato invitato a casa di quella donna. Scesi in cucina e presi un po' di pane, non avevo fame, ma qualcosa dovevo pur mangiare. Carlotta e le altre donne non erano lì e la cosa mi fece sorridere, probabilmente erano a cercare di salvare le oche dalle sassate che quel pestifero di Leonardo si divertiva a lanciare quando era libero. Sorrisi mentre addentavo il pane

-Signore cosa ci fate qui?- Carlotta era rientrata con il cesto per il bucato vuoto

-Sono venuto a prendere del pane, non ho molta voglia di mangiare - risposi sincero.

-Non insisteró allora, comunque meglio se andate a prepararvi tra poco dovrete andare da madonna Amalia -

Carlotta sapeva bene quanto disprezzassi quella donna, ma era anche consapevole che se mi fossi sposato con lei tutti i miei problemi economici si sarebbero risolti, sebbene non avesse mai voluto incoraggiarmi a fare quel passo, ero certo che pensasse che fosse giusto. Annuii controvoglia e tornai nella mia stanza senza prima aver chiesto a Roberto di sellarmi un cavallo. Niente carrozza per me. E poi non sarei andato subito da Amalia, avevo in mente una deviazione. Ma questo non lo dissi a nessuno.

-Buongiorno Maria, hai visto Dafne?- chiesi qualche minuto dopo alla cameriera

-Si è andata in città con Teresa - sorrise lei e io annuii.

-Signore?

La voce della cameriera mi fermò

-Dimmi

-Perchè siete armato?

Indicò l'elsa del pugnale che spuntava dalla giacca.

-Precauzione, Maria

La risposta era uscita forse un po' troppo brusca, non volevo dire molto, ma ero abituato a portare armi, soprattutto armi bianche.

-Scusatemi, signore

-Scusa tu, non meritavi una risposta simile

Feci un mezzo inchino e mi congedai.

Di sotto mi aspettava Roberto che teneva le briglie di Bella.

-Grazie

-State attento

-Certo

Montai a cavallo e feci schioccare le briglie sul collo di Bella e partii al galoppo.

Non mi diressi verso Firenze, non subito, ma svoltai verso nord, verso gli Appennini. Non ero nemmeno a metà strada che Bella si impennó spaventata.

-Ma cosa?- domandai

-Scusami Bella, non volevo spaventarti - affermò una voce profonda che ben conoscevo.

-Mio signore, stavo cercando proprio voi- dichiarai notando la figura incappucciata che era apparsa quasi dal nulla. Come sempre.

-Lo so figlio, per questo sono venuto qui. Ero certo che venissi a cercarmi -

Scesi da cavallo e lo abbracciai scoppiando a piangere

-Piangi figlio, so che devi farlo

Le sue braccia forti mi strinsero e io non sapevo perché stessi piangendo, o meglio, non volevo ammetterlo nemmeno davanti a me stesso.

-Non so perché sto piangendo

-Lo so io

Mi fece alzare il viso e io potei vedere il volto serio dell'uomo che mi aveva cresciuto.

-È per tua madre vero? Hai scoperto cosa ha provato quando ha sposato tuo padre e questo ti fa stare male

Annuii mentre appoggiavo la testa al suo petto ansimando. Le lacrime avevano smesso di scorrere e io mi stavo calmando.

-Vedo che non posso nascondervi niente mio signore, mi dispiace di aver pianto

-Figlio ora rispondi ad una mia domanda: Perché pensi che piangere sia un male?

Non sapevo cosa rispondere forse perché mio padre mi aveva sempre detto che le lacrime sono da donnicciola e non da uomini.

-Perchè i veri uomini non piangono

L'eremita rise. Fu una risata che mi lasciò spiazzato, forse perché non me l'aspettavo

-Federico era proprio come tutti i padri di questo tempo, pensano che mostrare le proprie emozioni sia un male, ma non posso permettere che anche tu diventi come lui. Sappi questo figlio mio, non serve che tieni tutto dentro. Anche perché prima o poi crollerai, le lacrime che mi hai mostrato non è segno di debolezza anzi, ci vuole più forza a mostrare le lacrime che a tenerle nascoste. Nascondere le lacrime agli occhi altrui secondo me è un atto di codardia. -

Forse aveva ragione, anzi sicuramente aveva ragione.

-So anche che non vuoi andare da Amalia Bagnoli, temi che possa ricattarti in qualche modo

-È vero, sono quasi sicuro che lei voglia costeingermi a sposarla, ma non ho intenzione di dargliela vinta - risposi

Lui sorrise

-Ora vai figlio, per quanto odioso sia il dovere bisogna adempierlo

Annuii rimontando a cavallo e andando verso Firenze

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