Firenze 1548, Volta Stellata 11 marzo
Ludovico
Il giorno dopo mi svegliai con Dafne sdraiata al mio fianco. Avevamo consumato il matrimonio senza che nessuno ne fosse testimone e la cosa mi faceva piacere.
-È successo di nuovo - affermò Dafne svegliandosi.
Sorrisi appena mentre una ciocca dorata dei suoi capelli si appoggiava sul mio petto.
-Vero, ma questa volta è legittimo.
Le baciai le labbra e lei ricambiò. Quei momenti di serenità sarebbero stati spazzati via dalle preoccupazioni.
E lei questo lo notò subito. Il mio corpo si era irrigidito di colpo come quando mi innervosivo.
-Cosa c'è?
Non le risposi. Non sapevo nemmeno io cosa avessi.
-Sapevo che vi avremmo trovato qui- ridacchió una voce che ben conoscevo.
L'eremita era entrato nella casupola e ora ci osservava ridacchiando. Era la prima volta che lo vedevo ridere.
-Mio signore...
-Tranquillo non devi spiegarmi niente. Vi ho portato dei vestiti. So che hai già sopportato molte rivelazioni e temo che dovrai sopportarne altre oggi, pensi di farcela ragazzo mio?
Annuii convinto.
-Vi aspetto fuori.
Detto questo l'eremita uscì lasciando me e Dafne soli.
Ci vestimmo in fretta e io mi fermai a osservare il vestito di Dafne.
L'abito era semplice di una seta particolare color verde foresta, il corpino era aderente, le maniche partivano strette e dal gomito in giù si allargavano. La gonna era liscia senza decorazioni ma comunque bellissimo.
I capelli dorati erano lasciati liberi sulle spalle. L'unico gioiello che mia moglie portava era la fede nuziale.
-Sicuro di riuscire a sopportare nuove rivelazioni? - chiese lei preoccupata stringendomi un braccio.
-Se sei con me posso sopportare qualsiasi cosa.- sorrisi accarezzandole il viso angelico.
-Allora andiamo.
Stretti uno all'altra ci dirigemmo di nuovo verso la casa dell'eremita ma ci fermammo poco dopo. Davanti all'abitazione vi erano i miei genitori, l'eremita e un gruppo di guerrieri vestiti di rosso. Tra di loro notai anche Ace che non aveva rinunciato al suo abbigliamento nero.
-Siete arrivati. Bene penso sia ora che conosciate i Cavalieri dell'Iris. - affermò l'eremita mentre ci avvicinavamo.
Erano uomini e ragazzi in tutto erano una quindicina di persone, probabilmente non erano nemmeno tutti.
Vi era una sola ragazza tra le loro fila, Isabella, che indossava la stessa divisa degli altri.
-Finalmente ho l'onore di conoscervi messer Ludovico e madonna Dafne.- disse un uomo alto dalle ampie spalle, con i capelli rossi e una folta barba gli copriva le guance. Gli occhi grigi ci fissavano con rispetto.
-Voi sapete chi siamo? - chiese Dafne.
-Sì, io sono Filippo Leone, capitano dei Cavalieri dell'Iris o quel che resta dell'ordine. - si presentò l'uomo con un inchino.
-Cosa volete dire?
-Intendo dire che un tempo eravamo molti di più, ma ora siamo rimasti in pochi. La nostra missione è proteggere le donne della famiglia, ma non solo. Isabella è stata un'ottima spia, ora sappiamo cosa vuole il granduca Cosimo e i suoi alleati.- dichiarò messer Filippo.
-E cosa vuole? Oltre al tesoro sotto Volta Stellata?
-Arrighetti vuole madonna Dafne per sé e farà di tutto per ottenere questo obiettivo, madonna Amalia vuole voi messer Ludovico, questo lo sapete bene.
Non aveva detto nulla di più di quanto già sapevo.
-Ci deve essere un modo per impedirgli di fare quello che vogliono ma non so cosa, in più il granduca ha dalla sua i debiti che mio padre aveva contratto con lui. Sono con le spalle al muro! - dichiarai stringendo i pugni con fare infuriato.
Dafne mi strinse la mano e io seppi che lo faceva per tentare di calmarmi.
-Non proprio, mio signore. Madonna Dafne voi sapete cucire vero?
Dafne annuì e Filippo sorrise. Non sapevo cosa avesse in mente, ma sentivo che poteva essere una buona idea.
-Allora potreste usare la sala delle dame per cucire degli abiti e poi venderli. Il granduca non avrà motivo per insospettirsi nel frattempo i miei cavalieri si occuperanno di depistare Arrighetti e madonna Amalia.
Sembrava un piano perfetto.
-Mi fido di voi messer Filippo.- dichiarai accennando un sorriso.
-Ora, ragazzi miei, è il momento per voi di tornare a Volta Stellata. Carlotta e gli altri sono molto in pena per voi.
-È vero, dobbiamo tornare.
-Sì, andate. Cosimo non oserá arrivare a Volta Stellata, avete tempo per organizzare il vostro piano.- affermò l'eremita.
Annuii mentre mio padre ci affidava due cavalli.
-Buona fortuna, a tutti e due.
-Grazie.
Montai a cavallo e Dafne fece lo stesso.
-Ace! Tu vai con loro. - ordinò immediatamente messer Filippo con voce imperiosa.
Il ragazzo si staccò dal gruppo dei Cavalieri dell'Iris e montò su un destriero color della notte.
Non dissi niente mi limitai a far schiacciare le redini sul collo del cavallo che partí al galoppo.
Appena la casa dell'eremita scomparve alle mie spalle sentii come se un enorme peso mi fosse stato tolto dal cuore.
-Stai bene? - domandò Dafne affiancandomi.
Annuii rigido, a dire il vero non sapevo nemmeno io cosa avessi.
-Non lo so. Sento come se prima avessi avuto un peso sul cuore, ora che la casa dell'eremita è sparita all'orizzonte mi sento meglio.
-Forse avevi solo bisogno di allontanarti da lì.
Dovetti dare ragione a mia moglie.
-Forse...
Era strano per me pensare di poter appoggiarmi a qualcun altro che non fosse me stesso.
Tutti coloro che mi erano intorno avevano fatto in modo che imparassi a cavarmela da solo.
-Messer Ludovico, Volta Stellata non è lontana - annunciò Ace da dietro di noi.
L'Arciere Nero era rimasto due passi dietro a me e Dafne come se volesse mantenere una certa distanza.
Infatti dopo aver superato l'ultimo gruppo di alberi vidi finalmente i pennacchi di Volta Stellata.
Solo allora compresi quanto mi fosse mancata casa mia.
-Volta Stellata. - affermai con un filo di voce.
Dafne sorrise. Forse aveva notato che sembravo più rilassato.
-Messer Ludovico! Dafne! - la voce di Carlotta ci colse di sorpresa.
L'anziana governante era uscita dalla tenuta quando fummo abbastanza vicini da essere riconosciuti.
-Carlotta.
Smontammo da cavallo e subito la donna abbracciò prima me e poi Dafne.
-Messer Ludovico cosa vi ha fatto il granduca Cosimo? State bene? Siete ferito?
-Calmati Carlotta, sto bene.
Sapevo che non mi aveva creduto ma per ora doveva bastarle.
Dafne mi guardò un attimo poi partí a passo di marcia verso la casa. Sapevo chi voleva vedere.
Suo figlio Elia.
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Voi, il mio signore [Disponibile Su Amazon]
Historical FictionVincitore del concorso THE GIRLS nella sezione narrativa storica e generale :) [Storia in revisione e correzione continua] Firenze 1548 . Il nobile Federico Eynard Liliun viene ritrovato morto nel suo letto con al fianco una meretrice anche lei mort...