ATTO XXXIX - Racconti - Ritorno a Volta Stellata

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Firenze 1548, Volta Stellata cucine 11 marzo ore 15.00 del pomeriggio

Dafne

Elia stava bene e la cosa mi faceva sorridere. Anche se non ero stata lontana da lui così tanto, mi resi conto che mi era mancato e tanto anche.

In quel momento ero seduta al grande tavolo della cucina con in braccio mio figlio con la testa piena di pensieri.

Non sapevo cosa avesse in mente per contrastare il granduca Cosimo tuttavia avevo una fiducia enorme nei suoi confronti.

-Cosa è successo a messer Ludovico, Dafne, tu lo sai vero? - domandò Carlotta appoggiando un cesto di bucato sul tavolo.

Sospirai mentre mettevo a terra Elia che iniziò a gattonare.

-Non allontanarti troppo!

-Tranquilla di solito non esce, a meno che non ci sia in giro Teresa.

Sorrisi. Elia cresceva in fretta, talmente in fretta che non me ne accorgevo neanche.

-Sì so cosa è successo a Ludovico, ma lui non vuole che se ne parli. Mi dispiace Carlotta.

La governante sospirò.

-So bene che lo fa per non farmi preoccupare, ma a volte vorrei che mi parlasse come quando era più piccolo.

Guardai la governante mentre metteva a posto il bucato. Aveva sempre avuto un rapporto molto stretto con Ludovico, praticamente lo aveva cresciuto lei insieme all'eremita, capivo che si sentisse esclusa dalla vita del suo protetto.

Ludovico tuttavia si teneva tutto dentro per impedire ai suoi nemici di fare del male alle persone a cui teneva.

Io però avevo deciso di andare oltre quella maschera che mio marito si era costruito intorno, dietro quella sua facciata forte e risoluta si nascondeva un animo sensibile.

Notai solo allora che la porta della cucina era aperta e che Elia era andato verso l'ingresso.

-Elia! - lo chiamai io.

Sapevo che il bambino non poteva rispondermi perché ancora non aveva imparato.

-Cosa ci fai in giro da solo tu? - la voce era quella di Ludovico.

Elia ridacchió mentre il ragazzo entrava in cucina con mio figlio in braccio.

Carlotta sorrise e io mi avvicinai.

-Mi hai fatto spaventare! - affermai rivolta al bambino.

-Ehi non è colpa sua. - Lo difese ridendo Ludovico.

Mi scappò un sorriso, ma quel momento di leggerezza durò poco perché subito notai che lo sguardo di Ludovico era teso.

-Cosa succede?

-Devo parlarti.

Intuì subito cosa volesse dire così affidai di nuovo mio figlio a Carlotta e seguii Ludovico al piano di sopra fino allo studio di messer Federico.

Ace non era nelle vicinanze, ma sospettavo che non si fosse allontanato dalla tenuta. Gli ordini erano ordini.

-Cosa succede?

-Ho trovato altre cose dentro i bauli che mio padre aveva messo in questa stanza.

-E cosa contenevano?

-Stoffe pregiate e alcune pietre preziose che da sole sarebbero bastate a saldare i debiti che Federico aveva con Cosimo, solo non capisco perché non li abbia utilizzate. Ci deve essere qualcos'altro sotto.

Mi sedetti su uno degli scranni davanti alla scrivania e osservai i bauli semi aperti con curiosità.

-Credi davvero che messer Federico avesse dei segreti?

Ludovico si grattò il mento pensieroso.

-Non l'avevo mai vista sotto questo punto di vista. Però può essere.

Ludovico

Dafne aveva ragione probabilmente mio padre aveva nascosto qualcosa nei bauli.

-Pensi di riuscire a confezionare qualcosa con quelle? - chiesi indicando uno dei bauli.

-Certo, lascia fare a me.

Stava per aggiungere altro quando qualcuno bussò alla finestra del mio studio.

Ci voltammo verso il vetro e vidi Ace.

In fretta lo feci entrare. L'Arciere Nero saltò agile dentro la stanza atterrando a poca distanza da Dafne.

-Ace! Cosa ci facevi fuori?- chiesi fissandolo.

-Dovevo fare delle ricerche. - fu la risposta del ragazzo.

Non capivo perché si ostinasse a vestire di nero, sembrava sempre cupo in volto.

-Cosa nascondi Ace?

Il giovane non rispose si limitò ad appoggiarsi alla parete più lontana da me.

-Io penso di saperlo. Ace hai qualcuno a cui tieni a Firenze, non è così? - intervenne Dafne.

Ace sobbalzó come svegliato da un sogno, o forse Dafne aveva colpito nel segno.

-Come fate a saperlo madonna Dafne?

-Voi uomini siete tutto uguali, quando siete innamorati diventate silenziosi e scomparite senza dare spiegazioni.

La guardai un secondo senza comprendere fino in fondo quello che aveva detto.

Ace invece parve capire subito perché arrossì abbassando lo sguardo.

-Chi ti ha insegnato a capirle queste cose?- domandai.

-Madonna Laura...

Sorrisi appena.

-Avete ragione madonna Dafne ho una persona a cui tengo molto,  è la figlia del fioraio, ma non è per questo che ero andato in città.

Sia io che Dafne fissammo il ragazzo senza perderci nemmeno un suo movimento.

-Circolano delle voci in città. Sembra che Arrighetti sia in combutta con alcuni mercanti veneziani che commerciano schiavi. Inoltre, le mie fonti affermano di aver visto Amalia non lontano da uno dei bordelli più importanti della città, pare che la maitresse sia una sua amica. È da lei che Cosimo ottiene le informazioni. Le prostitute sono delle ottime informatici.

Amalia conosceva una maitresse?

Non che la cosa mi sorprendesse a dire il vero.

-Hai scoperto qualcosa sul granduca?  Qualcosa che potrebbe aiutarci?

-Ho scoperto il motivo per cui è così ossessionato dal conoscere la verità sull'eremita.

Sgranai gli occhi. Questa sì che era una notizia.

-E qual è?

Ace prese fiato prima di rispondere. Sembrava che non sapesse come spiegare quello che sapeva.

-Messer Gregorio era un mercante di Venezia, uno dei più importanti. Fu per colpa del padre del Granduca che perse tutto quello che aveva.  In seguito divenne il precettore di Elena prima che lei arrivasse qui. Lui seguì madonna Elena fin qui e le fu vicino fino a quando non si è sposata. Ha sempre avuto una predilezione per Elena. Dalla notte del matrimonio messer Gregorio si ritirò sulle montagne. Una notte di fine estate le guardie del granduca ordirono un attentato ai danni dell'eremita. Tutti pensarono che fosse morto. Cosimo vuole essere certo che Gregorio sia veramente andato al Creatore. Teme l'eremita poiché, a quanto pare, conosce dei dettagli sulla salita al potere di Cosimo che potrebbero compromettere di molto la carriera del granduca. - raccontò con un sorriso Ace.

Non credevo alle mie orecchie. Ecco perché Cosimo era così interessato all'eremita!

Voleva sapere se i suoi sospetti erano veri.

Forse questo poteva giocare a nostro vantaggio.

Un lieve sorriso increspò le mie labbra. Avevo un piano.

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