Firenze 1548, Strada per Palazzo Ducale Nove mesi prima
Ludovico
La carrozza percorreva le strade lastricate della città sussultando come un uomo con il singhiozzo. Erano passate le nove di sera e io stavo andando verso il palazzo del granduca Cosimo De Medici, per un udienza privata, della quale però non comprendevo il motivo.
Non sapevo come mai il granduca volesse parlare proprio con me, visto che ero poco considerato dai membri della nobiltà per via della mia giovane età. Forse era per via del fatto che ero rimasto da poco orfano anche di padre. Il conte Federico Eynard Lullin, ovvero l'unico genitore che mi era rimasto dopo la morte di mia madre avvenuta alla mia nascita.
Ma adesso anche mio padre aveva lasciato questo mondo, quindi ero di diritto il nuovo conte Eynard Lullin. Oltre al titolo avevo ereditato anche un bel po' di debiti. Eravamo praticamente in bancarotta, e adesso non sapevo dove sbattere la testa, o meglio una soluzione c'era: il matrimonio con Amalia Bagnoli, ultima erede dell'omonimo casato e anche una delle donne più potenti in città.
Ella aveva quasi quarant'anni, era già stata sposata una volta, ed ora era una vedova che si divertiva con giovani uomini molto più giovani di lei e di rango inferiore. I pettegolezzi di Palazzo che avevo sentito affermavano che ricattasse le madri di quei ragazzi, i quali erano di solito molto belli, a venderli ad Amalia affinché si divertisse, in cambio quelle donne avrebbero ottenuto degli importanti favori.
Mi faceva ribrezzo che una donna del genere si divertisse con dei giovani e poi li gettasse via come se non fossero altro che degli oggetti privi di valore e non delle persone con dei sentimenti. Era una delle cose che odiavo della nobiltà.
Non davano importanza agli altri se non a quelli che ritenevano alla loro altezza e la cosa mi faceva arrabbiare. Amalia aveva messo i suoi occhi su di me da tempo, e forse mio padre le avrebbe concesso la mia mano se non fosse morto prima. Ma io non volevo certo sposarla!
Nessuno mi avrebbe costretto ad un passo del genere, ora mio padre non c'era più ed ero io a decidere del mio destino.
-Mio signore? - la voce di Carlotta, la mia nutrice mi riscosse da quei cupi pensieri. Era seduta sul sedile di fronte al mio, veniva sempre con me quando mi allontanavo dalla mia tenuta, a me faceva piacere. Era sempre qualcuno con cui parlare.
-State bene?
-Si, Carlotta - le sorrisi per rassicurarla e lei parve tranquillizzarsi.
Un urlo lacerò il silenzio di quella notte apparentemente tranquilla. Ma il mio udito allenato ai rumori della foresta lo aveva captato molto prima.
-Cocchiere fermo! - Ordinai scendendo al volo dalla carrozza.
-Ludovico! -
Mi chiamò indietro Carlotta ma io non la ascoltai correvo verso il retrobottega di una sartoria, al momento non sapevo dire in che parte della città mi trovassi, ma sinceramente non mi importava.
Quando arrivai in quel punto la scena che mi si parò davanti agli occhi fu agghiacciante. Una fanciulla, molto giovane, giaceva a terra con le gambe vergognosamente aperte mentre un uomo su di lei ansimava con un sorriso viscido sul volto.
Sembrava divertirsi molto mentre riversaca il suo seme nel ventre di quella povera ragazza. Lanciai un coltello che portavo sempre al fianco e l'uomo fu costretto ad allontanarsi mentre la fanciulla visibilmente sotto shock piangeva disperata portandosi le gambe al petto.
-Chi è là? - Domandò l'uomo irritato e furioso per la ferita.
Non risposi rimasi fermo immobile nel buio, lui vide forse uno scintillio nel mio occhio color cremisi e corse via spaventato urlando di aver visto il Demonio.
-Vi prego! Vi prego risparmiatemi - la ragazza piangeva e io mi inginocchiai e la aiutai ad alzarsi.
-Venite con me mia signora.
-Vi prego non fatemi del male - mi supplicó lei.
-Non vi farò niente - mi tolsi la giacca e gliela misi sulle spalle.
-Carlotta presto riporta questa ragazza a casa.
-Ma voi, signore?
-Vado a piedi dal granduca -
Affidai la giovane a Carlotta e ordianai al Cocchiere di portarla a casa. Nonostante le proteste rimasi fermo sulla mia decisione. La carrozza partì e io ripresi il mio cammino a piedi.
Quando giunsi al palazzo del granduca trovai una sgradita sorpresa ad attendermi.
Amalia
Lo vidi entrare nella sala delle udienze del granduca Cosimo De Medici e sembrò che il sole fosse entrato nel salone. I miei occhi non avevano smesso di guardarlo. I capelli color cremisi, quegli strani occhi uno azzurro e uno rosso. Il corpo perfetto fasciato dai vestiti. Notai che gli mancava la giacca.
-Buon Dio Ludovico, cosa vi è successo?- domandò Marta Angeletti la moglie di un importante uomo d'affari di Mantova, ospite da qualche giorno del granduca.
-Ho avuto un imprevisto - rispose lui distattaccato.
Non capivo il motivo per cui si ostinava a stare lontano dalle donne dell'alta società. Io volevo quel bellissimo angelo nel mio letto. Possederlo in tutto e per tutto.
Ma per qualche strano motivo lui mi evitava come la peste, questo suo atteggiamento così freddo nei miei confronti mi faceva davvero arrabbiare.
-Buonasera mio signore - lo salutai con un sorriso malizioso e cercando di toccarlo, ma lui mi deviò con abilità.
-Vostra Grazia -
Voleva sembrare educato ma era evidente che la mia presenza non gli era gradita. Avrebbe dovuto abituarsi perché se tutto andava come avevo previsto presto avremmo dovuto condividere molte più cose di una semplice stanza.
-Siete sempre così scostante. Penso sia per la prematura scomparsa di vostro padre - affermai cercando di infrangere il muro che lui stesso aveva creato per proteggersi.
-Esatto signora - rispondeva per monosillabe non voleva conversare con me, ma io volevo continuare.
-Il granduca mi ha incaricata di portarvi da lui -
Ludovico parve nervoso ma accettò di essere condotto da me fino a Cosimo. Lo condussi in una stanza appartata, lontana dal resto della corte.
-Dov'è il granduca? -
Ma io non gli detti il tempo di reagire perché lo costrinsi al muro e lo baciai con foga stringendo il mio corpo sul suo.
-Lasciami! -
-No! Sei mio!- lo volevo. In quel momento, non mi importava che qualcuno potesse vedermi, non riuscivo proprio a trattenermi.
Ero così concentrata nel tentativo di spogliarlo che non mi accorsi che qualcuno stava bussando alla porta. Ludovico ne approfittò per liberarsi dalla mia presa.
Dalla porta entrò il granduca Cosimo che comprese subito quello che avevo tentato di fare e mi fulminò con lo sguardo.
-Venite con me Ludovico- ordinò mentre usciva dalla porta seguito da Ludovico.
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Ficción históricaVincitore del concorso THE GIRLS nella sezione narrativa storica e generale :) [Storia in revisione e correzione continua] Firenze 1548 . Il nobile Federico Eynard Liliun viene ritrovato morto nel suo letto con al fianco una meretrice anche lei mort...