Corro verso di lei, abbassandomi alla sua altezza.
"Camz, ei, che succede?" Sul suo volto un'infinità di lacrime, porta la testa tra le ginocchia e le mani a coprire il volto, io mi posiziono accanto a lei, facendola 'cadere' con il corpo sul mio, in modo da poterla abbracciare più facilmente. Continuo a sussurrarle di stare calma e di provare a tranquillizzarsi, ma niente da fare, dopo 2 ore siamo ancora ferme li e finalmente si è addormentata. La prendo imbraccio, posandola sui sedili posteriori della mia auto e la porto a casa mia per stenderla sul letto.Sono passate 3 ore, sono rimasta tutto il tempo ad allenarmi in palestra e non ho ancora visto Camila, quindi decido di farmi una doccia veloce per poi andare a controllare.
La trovo seduta sul letto con la schiena poggiata alla testiera, la fronte sulle ginocchia e le braccia a coprire la testa, credo stia ancora piangendo, non ne sono sicura e non mi ha sentita entrare.
Mi accomodo accanto a lei, la faccio sdraiare sopra di me abbracciandola e provo a parlarle.In pratica, mentre io ero in casa di Normani ad urlarle che lei e la sua ragazza sono due idiote per avermi chiamata per un ragnetto, lei era rimasta fuori ad aspettare e nel mentre è passato Austin, che non ha aspettato un solo secondo per fare il coglione.
Ha messo le mani addosso a Camila lasciandole due lividi belli grandi e violacei e mentre io uscivo mi ha vista ed è scappato, ma questa volta vedrà, dovrebbe essere dietro alle sbarre per aver tentato di violentare una minorenne, ma no, è ancora qui.Devo togliere di mezzo quel viscido verme, non importa come, deve sparire, non si deve più avvicinare a lei e chi meglio di me sa fare queste cose? Nessuno.
Sono le 9 di sera, mi sto preparando per 'uscire a bere con le mie amiche', ma in realtà sto andando a cercare Austin, so già dove trovarlo. Saluto i miei fratelli, aspetto che vadano a dormire e con la moto parto per andare al solito pub.
Due shot di vodka e cocco, due con vodka liscia e tre vodka-lemon con POCO ghiaccio, non sono ubriaca, ma il coraggio liquido mi fa fare cose che non farei mai da sana.
10.45 Pm.
Eccolo che entra, puntuale come sempre. Saluta i suoi amici e dà un paio di pacche sul culo di alcune ragazze, arriva al solito tavolo e si siede aspettando che qualcuno vada a prendere l'ordine, non ho molto tempo, pago quello che sembra il cameriere più giovane e inesperto e mi faccio prestare il suo mezzo grembiule e il tovagliolo per poter portare i drinks a quel tavolo.
Lui prende l'ordine, aspetto e poi entro in scena.
Sono a metà strada, con il vassoio da una parte e la pasticca dall'altra, non so esattamente cosa sia, mi basta sapere che non si muova troppo, ma che allo stesso tempo capisca quello che dico, non fa effetto subito, ma dopo almeno 20 minuti, va bene così, la butto nel suo bicchiere e velocizzo il passo verso di lui.
"Jauregui.. da quando lavori qui?"
"Solo per questa sera Mahone."
Distribuisco i bicchieri e le varie bottigliette e sparisco tra la folla andando a riconsegnare il tutto al ragazzo.
Sono passati circa 25 minuti quando lo vedo alzarsi di corsa e correre verso il bagno, Dinah ne sa sempre una in più del diavolo, ora capisco di che pastiglia si trattava e perché costava così poco da non farmela neanche pagare. La porta del bagno è davanti a me, mentre lui ha davanti un po' di gente, quindi decido di anticiparlo e di togliere tutti i rotoli da ogni cabina e chiudermi nell'ultimo, per poi uscire solo dopo aver sentito la serratura della porta accanto alla mia, scattare.
"Cazzo, solo questa ci mancava" lo sento dire a bassa voce e mi viene da ridere, ma mi trattengo.
"E ora cosa cazzo faccio..?" Parla ancora.
Mi avvicino alla porta, abbassando il rotolo per farglielo vedere.
"Cerchi questa per caso?"
"Lauren, non scherzare. Cosa ci fai qui? Dammi quel coso, muoviti."
Inizio a ridere, sono davvero divertita dal suo tono di voce.
"Eh eh Austin, Austin, Austin."
"Cosa vuoi? Dammi per favore"
"Per me, puoi restare sul cesso anche tutta la notte, non è un mio problema."
"NON SCHERZARE." Dice con un piccolo singhiozzo.
"Cosa c'è? Ora piangi anche? Hai fatto brutta figura con i tuoi amici e le cagnette che ci sono in sala? Serve un guinzaglio per caso?"
"Smettila e passami la carta igienica per favore."
"No. Mi spiace, ma non funziona così, io ti avevo chiesto di lasciare in pace Camila, ma tu non l'hai fatto, cosa ti fa credere che io ora ti aiuti?"
"Cosa dovrei fare? E perché stai difendendo quella troietta da due soldi?"
"Okay, hai avuto la tua occasione, scordati che ti passi questo preziosissimo rotolo e pulisciti il culo con le mani, tanto non credo si sporchino più di tanto, sei già una merda. Ah, e non cercare il telefono per provare a chiamare i tuoi amici per farti aiutare, te l'ho rubato quando ti ho portato il tuo buonissimo drink."
Mi dirigo verso l'uscita, apro la porta, ma decido di rimanere dentro, lasciando la maniglia e tirando fuori il telefono impostandolo sulla fotocamera. Prima o poi dovrà pur uscire da lì e ovviamente non passa molto che lo stupido esce con pantaloni e mutande abbassati e le mie dita non perdono un solo secondo per scattare foto e fare un breve video.
"Che succede? Problemi di stomaco? Finita la carta?"
"Vaffanculo Lauren!"
"Grazie, ora ho tutto quello che mi serviva, avvicinati ancora a lei e questa roba sai dove finisce." Esco dal bagno e torno verso il suo tavolo dove ci sono i suoi amici, non ha il codice al telefono, quindi faccio uno squillo sul mio registrando il numero, lo appoggio sul legno in mezzo al cerchio con la chat aperta e vado subito via senza farmi notare, prima di lasciarlo mi sono assicurata di aver messo la suoneria e ora gli invio le foto e i video. Arrivo all'ingresso e mi volto per vedere la reazione dei ragazzi e delle ragazze raggruppati intorno al suo iPhone e noto che non c'è nessuno che non stia letteralmente morendo dalle risate.
Esco dal locale, salgo in moto e prima di partire, mi accendo una sigaretta, fumandola molto lentamente.
"Jauregui, sei una stronza, come cazzo ti è venuto in mente, eh?" Ancora lui, è convinto che facendo il tono da 'duro' mi faccia paura, ma non ha capito che così, a me, sembra solo un bambino arrabbiato perché non ha potuto mangiare il gelato.
Si avvicina deciso e con passo svelto, so bene cosa vuol dire, so bene che vuole fare a botte e non mi tirerò indietro.
Scendo dal mio gioiellino, lui è già troppo vicino, tenta di sferrare il primo gancio, che paro, prendendo la sua testa con la mano sinistra per farlo abbassare e lasciando partire un montante destro che va a schiantarsi contro le sue costole, libero la sua testa e gli tiro un calcio, sempre sul costato, dallo stesso lato. Prova a reagire, raccogliendo qualcosa da terra e scagliandomelo addosso, è troppo piccolo, quando mi accorgo essere un pezzo di vetro è troppo tardi per spostarmi, ma fortunatamente faccio in tempo a proteggermi gli occhi con il braccio e la punta trasparente va a infilarsi appena sotto il polso destro, facendo scorrere il sangue sulla mano e verso il gomito appena vado a guardare la ferita. Il mio sguardo è incazzato, lancio il pezzo di bottiglia a terra e vado verso di lui afferrandogli la testa e tirando su il ginocchio con violenza, facendo combaciare il suo naso e la sua bocca con la mia rotula ripetute volte. Quando vedo che non opporre più resistenza, lo lascio andare. Cade a terra. Non si muove. Il sangue è su tutta la sua faccia.
COSA HO APPENA COMBINATO?
L'ho ucciso?
È morto?
Non ho tempo per pensare, mi infilo la giacca di pelle e il casco che erano appoggiati sulla moto e parto subito verso casa.
Aveva ragione Camila.
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TROUBLEMAKER
FanfictionLauren Michelle Jauregui Morgado. 19. La badgirl tanto temuta. Spaventosamente bella, ribelle e 'terribile' a primo impatto, tanto da tenere lontano tutti, o almeno.. tutte le persone superficiali. La ragazza che nessuno capisce e che nessuno ha il...