Capitolo 18

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Che mi sta succedendo?
No, non parlo di questo.
Non parlo del piccolo blackout che ha avuto il mio cervello, di questo svenimento improvviso o di me, del mio corpo disteso in questa enorme pozza d'acqua, con la pioggia che batte ancora sul mio volto infradiciandomi i vestiti e dei tre quintali 'appoggiati' sulle mie gambe. No.
Parlo, si, di me, ma della guerra interna che si sta combattendo tra il mio cuore, il mio cervello, il mio ego e tutti gli insegnamenti e i 'consigli' che ho seguito fino ad adesso.
Che mi sta succedendo?
Perché, anche se riesci ad essere te stesso fin da quando sei piccolo o piccola, arriva sempre quel momento, o nel mio caso quella persona, che ti fa dubitare di qualsiasi cosa? Sono sempre riuscita ad essere me stessa, durante l'infanzia, quando tutte le mie amichette non vedevano l'ora arrivasse il momento di tornare in quella dannata palestra per mettersi quegli stupidi tutù rosa e provare anche solo lontanamente ad assomigliare a una ballerina di danza classica o una ginnasta, con dei body, a mio parere, inguardabili.
Mentre io, beh.. non vedevo l'ora di poter rimettere le scarpe da calcio e poter tornare in campo a rincorrere la palla, o rimettere i miei tanto amati jeans larghi di 'Angel & Davil', con tanto di catenina tra il passante della cintura e la tasca, per ballare la break-dance, la 'street dance' o quella che ora è l'hip-hop.
Durante la pre-adolescenza, quando tutte erano alle loro prime cotte e continuavano a parlare di 'ragazzi', se così si possono definire quei piccoli esseri maleducati, tra gli 11 e i 14 anni; io non facevo altro che guardare il culo a, ovviamente, 'ragazze', ragazze e.. ragazze. Tutti sapevano che guardavo molto di più le ragazze, ma nessuno ha mai detto niente, mai un insulto, mai una 'frecciatina' o cose simili, ma ovviamente, ho voluto provare lo stesso l'altro sesso, non per paura, no. Volevo solo essere sicura di quel che pensavo, di quel che vedeva il mio cervello e non sbagliavo, mi facevano schifo sul serio.
Poi c'è l'adolescenza, dove ho dato il meglio di me, non mi importava chi tu fossi, da dove venissi o perché parlassi con me, semplicemente, non mi interessava, a meno che non si trattasse di una ragazza con un culo da paura disposta a venire a letto con la sottoscritta. Ho ritentato con un paio di ragazzi, ma niente da fare. SCHIFO. Ho sempre seguito le mie regole, potevi essere buono, cattivo, ricco sfondato, benestante o povero, il trattamento era lo stesso che riservavo a tutti gli altri, INDIFFERENZA. Anche se qualcuno per parlarmi mi avesse bloccato la strada, piazzandosi davanti a me e iniziando a parlare con gli occhi puntati nei miei, facevo retromarcia e andavo via come se niente fosse. Poi col tempo, ho iniziato a fregarmene un po' di meno. Dopo il primo incidente, è cambiato qualcosa, non ero più 'l'indifferente', ma 'la stronza'.
Verso i 16 anni ho iniziato ad andare nei locali con documenti falsi, e, anche se adesso, alcune persone, mi danno 15 anni, all'epoca me ne davano 21. Era impressionante quanta gente di circa la mia età, con documenti falsi, riuscissi a trovare. Ogni notte, dopo essermi scopata una ragazza diversa da quella della sera precedente, uscivo dalla sua camera per tornarmene a casa, niente numeri, niente nomi, niente baci o carezze. Per me è sempre stato così, nemmeno mi spogliavo, facevo quello che 'dovevo' fare e me ne andavo senza dire nulla, mai nessun rimpianto, mai un dubbio, un'incertezza o la voce della mia coscienza che mi dicesse che fosse sbagliato, MAI. Poi però, qualche mese fa, mi sono trovata a fare i conti con questa mia guerra interna. Lei era sempre lì, pur non volendo, lei era sempre accanto a me e io mai me ne sono accorta e probabilmente neanche lei la prima volta, prima del primo scontro. Non mi sono mai sentita in colpa per aver accidentalmente urtato qualcuno e forse neanche con lei quando ancora non avevo realizzato chi fosse questa LEI. Non mi sono mai sentita in colpa per aver fatto piangere qualcuno, per averlo o averla trattata come meritasse, o per essermi scopata tante ragazze, attirandole con la trappola del 'vuoi provare un nuovo gioco?'. Ma da quando c'è lei, si, tante volte ho sognato di portarmela a letto, ma non in quel modo, non con l'inganno, non come facevo con loro, senza baci o cose del genere. Voglio sentirla mia, baciare le sue labbra, accarezzare la sua pelle, stringerla tra le mie braccia, farla mia in tutti i sensi. Mi sono sentita in colpa quando per sbaglio l'ho urtata nei corridoi della scuola, facendola cadere a terra, ho addirittura picchiato Mahone ripetute volte e molto più forte di quanto avrei fatto se lui avesse usato un'altra ragazza. Mi fa addirittura dubitare di me stessa, non sono sicura di fare esattamente quel che vorrei quando c'è lei. Sono andata a letto con Niki, con Natasha, ma mai mi è importato dei loro sentimenti, di quello che volessero, io volevo solo essere libera e così è stato.
Ma ora.. ora cos'è che voglio? Voglio davvero essere ancora libera? O vorrei semplicemente prendere quel corpicino e stringerlo tra le mie braccia fino a farmi mancare il fiato? Ho sempre fatto quel che volevo, ma perché quando si tratta di Camila, non so neanche cos'è quello che voglio?
Esco di casa con l'intenzione di essere sempre me stessa, di essere sempre Lauren LaStronza Jauregui, di entrare in un locale, spegnere il telefono, farmi offrire da bere fino a 'ho perso il conto' e scoparmi una qualsiasi anche nel retro del pub, ma appena vedo lei, tutto cambia. I miei piani cambiano. Il mio modo di pensare cambia. Io cambio. Appena vedo lei metto in dubbio tutto ciò che ero e che sono, tutto ciò che faccio, che ho fatto e che farò.
Più cercavo di avvicinarla e più scappava da me, ma ora che sono io a scappare da lei e da questo enorme casino che c'è dentro alla mia testa, eccola che spunta di nuovo in tutto il suo splendore.
Ho cercato di evitarla per giorni e puntualmente Tay veniva a chiamarmi per dirmi che mi cercava.
Stavo provando ad evitarla fino a una mezz'oretta fa, credo, ma appena Normani ha fatto il suo nome, sono scattata subito sull'attenti.
Quindi cosa voglio? Voglio davvero essere libera o voglio riaccendere questo dannato cervello, alzarmi e andare a prendermela? Ha detto di aver bisogno di me, che era in pericolo e io, beh.. io non so come si fa a stare lontana da lei. Ecco cosa succede quando trovi la tua persona, quindi fanculo. 
La pioggia cade ancora sulla mia faccia, aiutandomi a svegliare i miei sensi, ma rendendomi complicato aprire le palpebre. Sono fradicia, porto un braccio a coprire gli occhi per riuscire ad aprirli e cerco in qualche modo di mettermi seduta. La moto è ancora sopra alle mie gambe, ma fortunatamente sono riuscita a girare il manubrio prima di cadere del tutto, lasciando parte del peso della carrozzeria appoggiato alla ruota anteriore che, essendo girata, ha 'parato' le mie gambe.
Sfilo piano, una gamba alla volta, da sotto alla moto e mi rimetto in piedi. O almeno ci provo. Rialzo anche il mio 'Mostro' e per far prima, dato che è ormai distrutta, la lascio a terra nel prato e corro, per quel che posso, verso la casa della festa.
Entro senza bussare, o suonare, proprio come se fosse casa mia e la prima cosa che faccio, dopo aver afferrato un bicchiere pieno di chissà cosa, cerco Camila.
Faccio il giro dal piano terra e non trovo neanche Normani, la musica ovviamente è alta e io sono sotto alla cassa centrale, quella più grande. Butto giù tutto in un sorso quello che c'era nel bicchiere, Vodka al cocco e mi rimetto a cercare Camila, Dinah o Mani. Dalle scale vedo uno dei due fratelli scemi scendere, credo sia quello piccolo, ha il naso pieno sangue è un taglietto sul sopracciglio, ma continua a ridere come un deficente. Qualcosa mi dice che sta andando tutto nel verso sbagliato, mi porto vicino alle scale e vedo la mia amica litigare con qualcuno e Dinah e continua a sbattere le mani contro a una porta, ma non vedo Camz. Inizio a correre, Normani sta letteralmente sbattendo Nikita al muro, ma sinceramente, non mi interessa, vuol dire che se lo merita. Non mi fermo neanche a guardare o a cercare di capire, tiro un calcio alla porta dove sbatteva i palmi Dinah e la apro spezzando il cardine in alto. Camila è sdraiata sul letto che piange, è quello che credo sia Dallas, seduto sulla poltrona difronte. Guardo la piccola cubana che spalanca gli occhi alla mia vista, le accenno un sorriso e prendo subito FratelloScemo dal colletto, spingendolo sulla scrivania, con la faccia attaccata al legno e un braccio dietro alla schiena.
"Lasciami, cosa cazzo fai?"
"Stammi bene a sentire brutta faccia da culo, se non vuoi ritrovarti senza braccia, vedi di stare il più lontano possibile da lei, OKAY?"
"Non è di tua proprietà, levati."
"Si, hai ragione, non è di mia proprietà, ma è una fottutissima ragazza, non un giocattolo."
Lui fa un sorrisino e un flash mi torna alla mente. Io lo conosco. So chi è, so chi è suo fratello e so che hanno una sorella più piccola, quindi è d'obbligo fargli capire la situazione con le cattive.
"Stammi bene a sentire, lei, non la devi toccare." So bene che ribatterà, so che mi darà una risposta da 'non me ne frega niente'.
"Oppure? Che fai? Mi fai la bua?" Ed ecco la risposta che volevo.
"Noo, chi? Io? A te?" Una risata di quelle cattive lascia la mia bocca e subito dopo continuo. "No, no brutta testa di cazzo. Non a te. Ma alla tua dolce sorellina, Adela. Ricordi? Che facessi se andassi a prenderla nella sua stanza e me la scopassi? Oppure se prima le facessi bere qualche bicchierino e poi la spogliassi? Che faresti?"
"Prenditi la troietta e vattene. ORA."
"NO. NON CI SIAMO CAPITI. O LE PORTI RISPETTO, O FINISCI A FARE COMPAGNIA A MAHONE. INTESI?" Parlo a denti stretti, nessuno si deve permettere di insultarla, nessuno.
Lo lascio cadere accucciato sotto alla scrivania, vado verso Camila e cerco di aiutarla come meglio posso.
Fortunatamente non l'hanno toccata, Dinah mi aiuta e Normani controlla che Niki respiri ancora, una volta accertata che sia ancora viva, usciamo da quella casa e portiamo Camila nel mio pick-up, che ho, senza saperlo, prestato alla mia amica.
Ci carico su anche la moto, nel cassone dietro, saliamo tutte e lascio guidare lei, è sicuramente messa meglio di me.

Arriviamo a casa, riporto giù la moto mettendola in box e prendo Camila a 'sacco di patate' per portarla a letto, lasciando la macchina alla mia amica.

Mi spoglio, faccio una doccia per togliere il sangue dalle gambe e mi infilo l'intimo per dormire.
Torno in camera e Camila è sveglia e si guarda in torno.
"Spaventata?" Chiedo sinceramente interessata.
"Un po'.."
"Ti ho lasciato lì la roba, in caso volessi cambiarti." Le dico indicando il tavolino accanto al letto.
"G-grazie."
"Balbetterai per sempre mentre parli con me?" Le sue guance si colorano di rosso e imbarazzata abbassa leggermente la testa, non può essere sempre così tenera.
"Okay, okay. Il bagno sai dov'è, se vuoi andare a cambiarti, io ti aspetto, se vuoi, puoi dormire qui, se no, se preferisci, c'è la stanza di ieri."
"O-okay.. grazie."
"Figurati." Le sorrido e lei sorride di rimando, è troppo bella, credo davvero che sia troppo per me.

Mi perdo tra i pensieri e mi risveglio solo quando la porta si riapre e quel fantastico corpicino, coperto solo da un paio di mutandine nere e reggiseno abbinato, fa capolino nella stanza.
Ho deciso, voglio che sia mia. Non sessualmente, non solo fisicamente, ma in tutti i sensi, in ogni senso possibile, la voglio mia.

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