Capitolo 2

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Domenica mattina.

Mi alzo di soprassalto, saltando giù dal letto, stranamente stamattina non ho urlato, alcune scene dell'incubo sono ancora presenti nella mia testa, quindi decido di correre a farmi una doccia fredda per cercare di calmarmi.

Mi spoglio, apro l'acqua ed entro in doccia, l'ansia continua a salire e solo raramente succede.

Le gambe iniziano a tremare e non è colpa dell'acqua che mi congela pelle e sangue, mi accorgo troppo tardi ed entro in panico.

Sto per avere una crisi e sono in doccia.

COSA DIAVOLO FACCIO ORA?

Ancora prima di rendermene conto, cado o meglio, scivolo, arrivando a sedermi nell'angolo della doccia, mentre il mio corpo è invaso da piccole scosse che diventano sempre più forti e veloci, facendomi sbattere ripetutamente la testa sulle piastrelle
alle mie spalle.
Mentre sono ancora a terra, scene dell'incubo precedente, tornano nella mia testa, peggiorando la situazione.

"LASCIAMI. TI PREGO!" queste parole. Sempre presenti.

Ogni notte.

Da ormai, quasi 12 anni, queste parole mi tengono compagnia la notte, senza mai farmi dormire.

"NON HO FATTO NULLA! LASCIAMI ANDARE!pe-per favo..re" Sento solo la voce, sembra quella di una bambina che urla e chiede pietà,

ma nella mia testa non sembra essere solo un brutto sogno.

Suonano molto familiari quelle parole, ma non capisco il senso.

Come se mi mancasse qualcosa, come se avessi rimosso pezzi di vita.

Mi riprendo, rimanendo comunque seduta, ma accomodandomi meglio.

Rimango sotto il getto dell'acqua, continuando a pensare a quella voce, a cosa mi manca, fino a quando non sento il mio telefono suonare,
facendomi riscuotere dai miei pensieri.

Tiro fuori una gamba e un braccio, giusto per afferrare il telefono e nel mentre, mi arriva un messaggio.

MANI. Quella ragazza ha la capacità di apparire nei momenti meno opportuni.

Due chiamate e un messaggio.

Leggo rapidamente dal blocco schermo cosa mi ha scritto la mia amica e torno a lavarmi molto velocemente per poterla andare a prendere
come mi ha chiesto.

Esco, coprendomi con l'asciugamano, giusto per non bagnare a terra.

Rispondo al messaggio dicendo che arriverò a breve e mi asciugo in fretta, lasciando qualche parte ancora leggermente bagnata.

Inizio a vestirmi, indossando delle mutande nere e un reggiseno, sempre nero, in pizzo, per poi lavarmi i denti e correre in camera ad indossare un jeans chiaro e una semplice maglia nera.

I capelli sono ancora bagnati, ma poco importa, non li asciugo mai, stanno bene così.

Mi spruzzo il profumo, come sempre, due diversi profumi insieme e poi, inizio a correre giù dalle scale.

Saluto Taylor e Chris, i miei fratelli, raccolgo la mia amata giacca di pelle, le chiavi di casa e della moto e sfreccio subito verso casa di Normani.

E' domenica mattina e c'è molto traffico, per fortuna non ho preso la macchina, o saremmo rimaste imbottigliate nel traffico di Miami.

Arrivo davanti al cancello, suono e la nera mi risponde svogliatamente, segno che si era riaddormentata sul divano.

Esce di casa, 'chiudendo' come sempre la porta. Ogni volta che esce di casa penso che se usasse un poco di forza in più, potrebbe staccarla dai cardini per quanto forte la fa sbattere.

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