Sono passati due giorni da quando i miei prof e il coach mi hanno avvisata che dovrò farmi dare ripetizioni di matematica sugli argomenti del triennio, da Camila e che io dovrò aiutarla a non farsi rimandare in educazione fisica. Oggi è sabato e abbiamo deciso che passerà prima lei da qui per aiutare me e poi andremo giù nella mia palestra a fare gli esercizi che interessano a lei, siamo a inizio maggio e manca poco più di un mese alla fine della scuola e quest'anno, sono decisa a passare l'anno senza alcun problema, deve filare tutto liscio.
9.30 AM Sono intenta a finiredi vestirmi, quelle pesti di Chris e Tay sono usciti a fare la spesa e a comprare tutto il necessario per il tanto atteso ritorno di Mike, nostro padre. Mi sto infilando il pantaloncino della mia squadra di calcio e sopra ho un top di CK fatto apposta per fare sport, anche se.. strano, mi sembrava di averlo messo a lavare ieri questo com'è possibile che l'abbia trovato nel cassetto? Non ricordavo di aver fatto andare la lavatrice, ma vabe, poco importa, ha ancora su il profumo dell'ammorbidente che sto usando in questo periodo, quindi, magari sonoio a ricordare male. Non ne faccio un dramma.
Tiro fuori tutto ciò che serve per studiare, e mentre aspetto Camila, vado anche giù a sistemare la palestra. Finisco e sono ormai le 10.30, ancora non è arrivata, doveva essere qui un'ora fa, il mio sesto senso mi dice che c'è qualcosa che non va, ma finalmente sento il campanello suonare, dev'essere lei. Corro su per le scale che portano davanti alla porta d'ingresso e la spalanco, sto per tirarla in casa per abbracciarla perchè sta bene, ma tutto diventa buoi e non mi trovo più in casa mia.. o meglio, non non in quella dove siamo ora, ma dove vivevo fino a 10 anni fa.
Sono sulla porta che divide la cucina dalla sala e guardo verso il divano, c'è una piccola bimba con gli occhi verdi, capelli neri e una frangetta ribbelli che oscilla allo sbattere delle sue palpebre.
Mi riconosco.
Sono io. Avevo sette anni, una cicatrice fresca sul ginocchio procurata con una caduta in bici. Accanto alla piccola me, un ragazzo più grande, sui 15 anni, forse 16. Credo si chiamasse Brad. Stiamo giocando alla play, la 1, e intanto parliamo.
Mi concentro sulle parole.
"Ei, sai che mi hanno finalmente comprato la playstation 2? Ho preso anche Pes, anche se avrei voluto Fifa, ma costava di meno." Dice lui, ha un gran sorriso sulle labbra, era davvero contento di aver finalmente comprato quella console.
"Davvero? Possiamo provarla un giorno?" E da brava bambina da 7 anni appassionata di play e calcio, anche io ero felice, così avremmo potuto giocare insieme.
"Certo, possiamo andare anche ora se ci lasciano andare, chiediamo?"
"SIII! Sisisisisisissisi, ti prego, ti prego. vai a chiedere, su. Corri!"
"Vado, vado." Si alza dal divano accennando una lieve risata e sparisce dietro alla porta situata alle mie spalle. Riappare dopo qualche secondo con un sorriso ancora più amplio in volto dicendomi "Corri, vai su, metti qualcosa di pesante per uscire e attraversare la strada e poi andiamo." E così, anche la 'mini me' sparisce su per le scale per poi tornare un paio di minuti dopo con un giubbotto nero abbastanza pesante.
Tutto svanisce.
Ancora. Non vedo più niente, a piano piano una luce si avvicina a me.
Apro gli occhi lentamente e non sono più dov'ero prima, ma in una casa che credo di conoscere, ma di cui non ricordo tutti i dettagli. Le due figure, già spoglie dai loro giubbotti, stanno salendo le scale e decido così di seguirli al piano superiore, ascoltando sempre quello che si dicono.
STAI LEGGENDO
TROUBLEMAKER
FanfictionLauren Michelle Jauregui Morgado. 19. La badgirl tanto temuta. Spaventosamente bella, ribelle e 'terribile' a primo impatto, tanto da tenere lontano tutti, o almeno.. tutte le persone superficiali. La ragazza che nessuno capisce e che nessuno ha il...