1. l'inizio

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"Io sono quello che sono, non quello che la gente vuole che io sia."
Bob Marley

È da questa frase che incomincia la mia storia, dalle parole del famoso Bob Marley.
Sono sempre stata giudicata dalle persone sbagliate per quello che ero esteticamente e non per quello che ero interiormente.
E solo all'eta di ventidue anni, mi accorsi di essere stata giudicata da persone che non avevano un giudizio di sé stessi.

Mi chiamo Kate Horan, e vivo a Londra dopo aver vissuto la mia infanzia in California insieme al mio fratello maggiore, Niall.
Noi due siamo inseparabili, abbiamo condiviso tutto, persino la data di nascita. L'unica differenza è che lui mi precedette di qualche minuto.

Finii di mettere la pizza ai peperoni sul piatto e poi camminai lentamente verso la camera di Niall, cercando di non far cadere il vassoio sulle scale.

Aprii con cautela la porta socchiusa, senza far rumore per evitare di svegliarlo, ma senza accorgemene sbattei il fianco contro lo spigolo del mobile, lasciandomi scappare un piccolo urlo di dolore.
Tutta quella mia delicatezza alla fine non servì a nulla.

"Ma che succede?" Mormorò confuso, dopo avermi sentita sbuffare profondamente.

"Volevo che ti svegliassi con l'odore della tua pizza preferita. Per darti il mio sostegno in questo momento terribile, ma come al solito i miei piani falliscono miseramente." Sorrisi leggermente.

"Dai siediti." Così feci, mi sedetti di fianco a lui sul letto matrimoniale, dove passò l'intera settimana a piangere a causa della rottura con la sua fidanzata.

"Non sopporto di vederti in questo stato, mi fai tornare in mente la mia situazione di sei anni fa..." Rabbrividii al solo pensiero di ciò che io e lui passammo quell'anno.

Non aggiunse altro dopo le mie parole, si limitò a darmi quell'abbraccio che mi faceva sempre ricordare che non ero sola.

"Promettimi che non ripenserai più al passato." Mi sussurrò all'orecchio, con le sue braccia che cingevano ancora il mio bacino.

Sapevo che non sarebbe stato possibile dimenticare o ripensare al passato, soprattutto il mio. Però in quel momento, l'unica cosa che mi importava veramente, era che mio fratello si riprendesse e ritornasse il ragazzo spiritoso di sempre.

"Te lo prometto." Risposi definitivamente, mostrandogli un sorriso forzato.

Dopo esserci staccati dall'abbraccio, la prima cosa che fece, fu afferrare una fetta di pizza ancora calda dal piatto.
"Ne vuoi?" Chiese tra un boccone e l'altro.

"No grazie, è tutta tua. Ora vado in palestra, ci vediamo stasera?" Domandai, alzandomi dal letto a malavoglia per quanto fosse comodo.

"Certo, sono sempre qui." Disse, affogandosi di pizza ai peperoni, come se non mangiasse da una vita intera.

"Cerca di uscire un po' all'aperto, ti farà bene." Gli consigliai, sperando che prendesse in considerazione quell'idea, anche se una parte di me sapeva già come sarebbe andata a finire.

Gli stampai un bacio sulla guancia e scesi al piano inferiore, afferrando il borsone della palestra già pronto all'entrata. Non appena chiusi la porta alle mie spalle, sentii il gelo dell'inverno colpirmi la pelle, come tanti aghi appuntiti.

Per fortuna la mia palestra, dove ormai trascorrevo le mie intere giornate dopo il lavoro, distava a meno di cinque minuti da casa. Così d'estate e in privamera potevo tranquillamente andare a piedi, senza dover utilizzare l'auto inutilmente.

My New Personal Trainer [h.s] (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora