12. L'inizio di un incubo

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Sentivo i suoi passi, pesanti e lenti allo stesso tempo. Ad ogni suo passo che si avvicinava sempre di più al mio nascondiglio, il mio battito cardiaco aumentava sempre di più.

Il terrore mi paralizzava l'intero corpo. Ero in trappola, e nessuno sarebbe corso a salvarmi.
La sua ombra si bloccò davanti alla porta che ci divideva, le mie preghiere non funzionarono abbastanza, tirò un calcio così forte alla porta tanto da sfondarla, e si fermò qualche secondo a fissarmi in silenzio.

Quei pochi secondi durarono troppo poco.
Si avvicinò a me, e mi afferrò per la maglietta fino a trascinarmi bruscamente verso il mio letto.
Il dolore e la rabbia si inoltrarono dentro di me, perchè ero troppo impotente e debole per reagire.
Cominciò a sfilarmi i pantaloni e a bloccarmi i polsi con le sue braccia possenti.
Prima che potesse prendere ogni parte della mia innocenza, riuscii a parlare.

"No James, non farlo..." Mormorai in lacrime, prima di sentire una mano sul mio braccio sinistro, e non era quella di James.

Mi sedetti sul letto boccheggiando. Mi guardai intorno, spaventata da ogni minima cosa.
Non sentii nulla, solo il battito a mille del mio cuore e il tremolio del mio corpo.
E quella mano non era di James, ma di Harry, che era seduto di fianco a me preoccupato.

"Kate! Che cosa ti prede?" Mi scosse il braccio sinistro, con l'aria di uno che aveva appena visto un fantasma.
"Harry, ho paura..." Mormorai stretta tra le sue braccia, scoppiando in lacrime.
"Tranquilla Kate, era solo un incubo." Sospirò sollevato.
"Sembrava tutto così...vero." Aggiunsi con un filo di voce.
"Ti va di raccontarmi che cosa ti ha fatto stare così?" Senza che me ne accorgessi, mi asciugò le lacrime con i due pollici.
Stranamente la sua voce era così confortante che cedetti alla sua proposta.
"Andiamo di là." Afferrò il piumone e lo sistemò sul divano in salotto, dove mi fece sedere. Intanto lui si fiondò in cucina a preparare un infuso.

"Tieni." Dopo pochi minuti ritornò in salotto e mi porse una tazza rosa con disegnato un maialino.
Al contrario di me, si accomodò sul tavolino di fronte al divano, su cui ero seduta a gambe incrociate.
"Grazie." Accennai quello che poteva assomigliare a un sorriso.
"Sai perfettamente che non mi devi ringraziare." Dirgli grazie era l'unico modo in cui potevo ricambiare ciò che aveva, e stava facendo per me.

"Hai ancora voglia di...insomma..." Cercò di riprendere il discorso timidamente.
"Si tratta di James, il mio ex." Non appena lo nominai, notai il cambiamento nella sua espressione, sembrava più nervoso.
"Quel bastardo non ti lascia in pace neanche nei sogni...incredibile." Sorrise amaramente. 
"Non se ne andrà, finché non otterrà ciò che vuole." Dissi, fissando la lucina rossa della televisione spenta.

"Che cosa ti ha fatto quella sera, Kate?" Puntò gli occhi fissi su di me, aspettando una mia risposta. Ma sapeva che per me era difficile riprendere quel discorso, eppure qualcosa mi fece parlare.
"Se non fosse intervenuto mio fratello...lui mi avrebbe-" Mi bloccai nel finire la frase, dopo che si alzò improvvisamente dal tavolino.
"Non continuare, te ne prego. Altrimenti non risponderei di me."  Avanzò avanti e indietro, giocando nervosamente con i suoi capelli.

Probabilmente se avesse avuto James davanti ai suoi occhi in quel momento, lo avrebbe fatto a pezzi.

"Se quella maledetta sera c'ero io in quella casa, lo avrei ucciso di botte fino a lasciarlo marcire immerso nel suo stesso sangue." La freddezza con cui pronunciò quelle parole, mi provocò dei brividi dietro la schiena.
Però il fatto che lui si stesse preoccupando per me, mi provocò una sensazione strana.
"Harry sei troppo agitato, siediti." Sperai tanto che non tirasse fuori la parte peggiore di lui.

My New Personal Trainer [h.s] (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora