7. Lati nascosti

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Per qualche istante, il tempo sembrò fermarsi tutto d'un tratto, non udii più alcun rumore, se non il mio battito cardiaco poco regolare e il suono del mio respiro affannoso.
Nonostante il mio viso si trovasse a pochi centimetri dal suo, non riuscii ad avere il coraggio di guardarlo negli occhi, anche se potei percepire il suo sguardo puntato su di me. Per qualche strana ragione, mi concentrai in particolar modo sulle sue labbra carnose, che parevano così perfette da fare invidia a chiunque.
In quell'esatto momento, smisi di pensare a qualsiasi cosa mi turbasse precedentemente; fu come se il mio cervello smettesse di funzionare, per dare spazio agli altri organi.

Ma quell'inspiegabile momento di pace, giunse al termine a causa di un rumore brusco e improvviso, proveniente da una siepe vicina a dove eravamo seduti.
Fu proprio come se quella bolla immaginaria che si venne a creare, scoppiò di colpo, riportandoci a quella che era la triste e deludente vita reale.

"Credo che sia ora di tornare." Parlò per primo, sbattendo ripetutamente le palpebre, come se fosse stato ipnotizzato per qualche breve istante.

Quando lo vidi incamminarsi senza aspettarmi, lo raggiunsi a passo svelto, fino ad affiancarlo.
Mentre calò nuovamente il silenzio tra di noi, ne approfittai per realizzare mentalmente che cosa era accaduto qualche minuto prima, e soprattutto, per cercare di capire per quale motivo smisi di pensare ad ogni mia preoccupazione.

Nel mio momento di riflessione notai, alzando lo sguardo, che il cielo si era oscurato velocemente a causa delle nuvole, e come se non bastasse, la temperatura cominciò a diminuire e l'aria gelida aumentò drasticamente.

Il ragazzo ormai davanti a me, cominciò a camminare aumentando il passo, sempre senza fiatare. Lo seguii come se fossi stata la sua ombra, poiché quel bosco stava diventando sempre più tetro e sinistro per i miei gusti.
Tutto d'un tratto, sentii il medesimo rumore di qualche minuto prima, proveniente da un altro cespuglio. Istintivamente, mi fermai e mi sporsi quel poco da capire che cosa vi era dietro quell'arbusto.

I miei dubbi non ottennero alcuna risposta, siccome dietro a quel cespuglio non vi fu nulla di sospetto.
Ma nonostante ciò, il mio lato paranoico non la smetteva di farmi pensare che in quel bosco non eravamo soli, non sarebbe stato facile fare finta di niente davanti a lui, il quale iniziò a realizzare la mia assenza al suo fianco.

"Mi spieghi per quale motivo hai smesso di camminare? Non vedi che sta per piovere a dirotto?" Si voltò nella mia direzione, spalancando le braccia dalla disperazione.

Dopo quel suo intervento, dalla mia bocca non uscì parola. Probabilmente, se gli avessi confessato con serietà le mie paure e fissazioni, mi avrebbe preso per una pazza, così mi limitai a stare zitta.

Quando improvvisamente iniziò a piovere a dirotto, e noi eravamo ancora lontani dall'uscita del percorso, il riccio cercò di pensare su due piedi a che cosa fare in quel momento, e finì con l'afferrare il mio braccio per condurmi fuori dal sentiero sterrato.
La parte più razionale di me, pensava che seguirlo sarebbe stata una pessima idea, l'altra parte di me invece, si lasciò trasportare dalla sua presa salda sul mio braccio, perché con la sua presenza, non percepivo alcun tipo di pericolo.

Per fortuna, dopo qualche chilometro sotto la pioggia battente, ci fermammo davanti a un piccolo capanno di legno, simile a un ripostiglio.
Il modo in cui lasciò la presa dal mio braccio mi lasciò esterrefatta, fu come se avesse ricevuto una scarica elettrica.
Non appena mi risvegliai dai miei pensieri, mi resi conto che aveva già spalancato la porta e mi stava aspettando.

"Vuoi entrare o restare qui fuori in attesa della cavalleria?" Chiese, voltandosi verso di me con i riccioli gocciolanti e i vestiti fradici d'acqua.
"Sì, scusami." Mi scusai, entrando per prima nel piccolo capanno.

My New Personal Trainer [h.s] (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora