33. Ritorni inaspettati

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Era da molto tempo che non lo guardavo dritto negli occhi; si vedeva che non stava bene, aveva il viso scavato, gli zigomi erano perfettamente evidenti. Pensai che quello era il risultato finale di una persona che faceva uso di stupefacenti per molto tempo. 

Solo in seguito mi accorsi che il mio pianto era cessato, facendo spazio alla rabbia. 

Rimasi in piedi davanti a me, con le braccia conserte. Con quella fioca luce che filtrava dalla finestra, riuscii a intravedere il suo volto consumato e arrabbiato, gli era cresciuta un filo di barba bionda da sotto il mento.

"Tu. Ancora tu! Non ti è già bastato distruggere la mia carriera?!" Alzai la voce, sorreggendomi allo scaffale per rialzarmi in piedi. Sentivo un forte dolore al costato, probabilmente era stata la violenta caduta. 

"È da un po' che non ci vediamo." Disse, rimanendo stranamente calmo. Tutta quella sua tranquillità mi stava dando alla testa. 

Riuscii a fare qualche passo, ritrovandomi a faccia a faccia con lui. Quella volta non ebbi paura, afferrai i due lembi della sua camicia e lo strattonai a pochi centimetri da me. 

"Ritieniti fortunato che mio fratello non ti abbia ancora trovato, altrimenti non ti avrebbe risparmiato come l'ultima volta." Pronunciai quelle parole a denti stretti, quasi sul punto di scoppiare dalla rabbia. Dopodiché lo lasciai andare, spingendolo in avanti, facendogli quasi perdere l'equilibrio. 

"Per un momento credevo che ti riferissi al tuo amato fidanzatino. Però, dopo quello che ha fatto, non credo che gli importi molto di te." Aggiunse, scoppiando a ridere. 

"Taci! Taci! Tu non sai un bel niente!" Scattai, trattenendo il fuoco che c'era in me. 

"Fa male, vero? Almeno ora provi lo stesso dolore che ho provato io quando mi hai lasciato." Accennò un mezzo sorriso, godendo della mia sofferenza. 

"Io ti amavo, ma tu hai rovinato tutto. Questo dimostra la persona orribile che sei! Questo sei tu, non quello che ho amato per anni." Scossi la testa, ancora delusa nel ripensare agli anni persi con lui. Aveva indossato una maschera per tutto quel tempo, mentendo persino sulla sua famiglia. 

"Non aspettavo altro che sentirti pronunciare queste parole. Ora che ti sei sfogata per bene, mi servi per fare una cosa. Ho pensato di rivolgermi alla persona più affidabile, tu lo sei, non è vero?" Fece un passo in avanti verso di me, fissandomi dritto negli occhi con uno sguardo freddo d tenebroso. 

"Stai scherzando?! Io non farò proprio niente per te!" Sputai quelle parole con tutto il veleno che provavo per lui, avvicinando il mio viso al suo.

"Vedo che non ci siamo capiti, se tu non farai quello che ti dirò io, potrai benissimo dire addio al resto della tua vita che non ho ancora distrutto." Continuò, facendo qualche passo indietro. 

Chiusi gli occhi, cercando di trattenermi il più possibile. Provai a pensare a un modo per uscire da quella situazione, senza immischiarmi con i suoi piani malati, ma non mi restava altro che venire ad un accordo. 

"Io non farò proprio niente, se non veniamo ad un accordo." Incrociai le braccia, con il terrore del rischio. Era come fare un patto con il diavolo. 

"Che tipo di accordo?" Chiese, quasi interessato alla mia proposta.

"Farò questa cosa, a patto che tu esca dalla mia vita, sparirai il più lontano possibile da me e dalle persone che amo. Ti è chiaro?" Ci fu qualche minuto di silenzio e di riflessione. 

Per la prima volta lo vedevo sorpreso dal mio comportamento, credeva che fossi troppo debole per i patti, ma ne avevo passate così tante da non aver più paura del rischio.  

My New Personal Trainer [h.s] (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora