DIECI GIORNI PRIMA...
Gli occhi chiari di Vincenzo schizzarono fuori dalle orbite. «Accidenti, gente, guardate cos'ho trovato!» Il suo mento, coperto da una barba chiara appena ricresciuta, virò verso il basso.
«Scansati, fra', fa' un po' vedere!» dicemmo quasi in coro.
Ci alzammo dalle sedie all'unisono.
Sgomitammo per guadagnare una buona posizione davanti allo schermo troppo piccolo del PC.
Io, Sarah, Nani, Andrea, Luca e Vincenzo, quel pomeriggio avevamo deciso di vederci a casa mia; il giorno seguente saremmo partiti per la gita di fine anno e non avevamo compiti.
La scuola stavolta, probabilmente, non ci aveva rifilato il solito pacco, ci aveva organizzato una vera, avventurosa, strepitosa vacanza di ben quindici giorni in un campeggio di Le Puy-en-Velay, tipico villaggio gallico dell'Alta Loira francese. I prof sembravano entusiasti della scelta, anzi: ci avevano assicurato che i panorami mozzafiato della regione e i numerosi sentieri da trekking erano tagliati per la nostra esuberanza. E noi senza dubbio avremmo apprezzato ciò che di bello potevano offrirci quelle zone, avremmo visitato il visitabile ed esplorato l'esplorabile senza risparmiarci neanche un pochino. Eh sì, stavolta, probabilmente, il nostro liceo ci aveva offerto la degna conclusione a un faticosissimo anno scolastico.
Il posto fotografato sui dépliant dell'agenzia di viaggi era pazzesco, talmente pazzesco da sembrare photoshoppato – da più di qualche giorno ci stavamo chiedendo se il campeggio fosse davvero immerso in scenari tanto suggestivi, e dai colori decisamente accattivanti, oppure se quelle immagini fossero il risultato del sapiente tocco di un grafico.
Per prepararci psicologicamente allo schianto – probabilmente la scuola ci aveva schiaffati in un posto sperduto – per dare uno sguardo preliminare alla zona nella quale avremmo soggiornato e studiare nei dettagli, con l'aiuto di Google Earth, l'itinerario delle escursioni che avevamo intenzione di fare, c'eravamo incontrati a casa mia. Avevamo stilato una scaletta provvisoria dei punti topici, quelli da vedere assolutamente, e opzionali, quelli che avremmo visitato tempo e voglia di camminare permettendo. Sul foglietto che avevo in mano – la nostra personalissima mappa del tesoro – spiccavano i nomi dei punti d'interesse imperdibili: quelli raccomandati da più di un sito turistico. Intanto Luca cerchiava in rosso, sulla mappa che aveva downloadato sullo smartphone, il Fabre, il nostro campeggio, che doveva trovarsi in una posizione fantastica: era accoccolato lungo le rive della Giovane Loira.
«Occhio, gente!» Vinci, con i modi gentili che lo contraddistinguevano, piantò l'indice sullo schermo. «Questo dovrebbe essere il nostro campeggio, ci siete?». Poi con un gesto brusco e repentino spostò quello stesso dito più in alto. Dovette afferrare il monitor a due mani per salvarlo dal doppio tuffo carpiato al quale lo stava costringendo. Lo schianto sul pavimento fu scongiurato solo dai suoi riflessi pronti.
Rimettemmo il monitor in equilibrio sulla base e Vinci riprese a parlare: «Qui c'è qualcosa di strano, occhio...» E ingoiò un groppo di saliva. «Guardate attentamente questa zona.»
Col palmo spalancato e tutti e cinque i polpastrelli prese a picchiettare sullo schermo. Poi squadrò le nostre facce accigliate e la sua zampa destra si spostò prudentemente sul mouse. Infine si decise a ingrandire l'immagine: nel bel mezzo di un bosco verdissimo, che si estendeva per svariati chilometri tutti decisamente colorati di verde scuro, spiccava un piccolo, strano, agglomerato di pixel grigi e biancastri.
«Di che cavolo si tratta?» esclamò Luca aggrottando la fronte. Sistemò sul naso la montatura nera e squadrata degli occhiali e si appropriò del mouse. Puntò la zona grigia e fece girare la rotellina fino a raggiungere il massimo dell'ingrandimento.
Sotto i nostri sguardi attoniti, i pixel si trasformarono in una chiazza grigio chiaro piuttosto estesa e articolata al centro di una foresta immensa.
«È un sito archeologico, gente, è evidente!» esordì Andrea. «Wow, sembrano antiche rovine! E questa è una specie di torre, cioè sembra una torre. Un momento, e se il sito fosse una copertura e sotto ci avessero costruito una segretissima base militare?! Uhm, che scaltri. Sembra un castello, un finto castello, con una base militare sotto! Woo, fighissimo!» Il suo sguardo prese a luccicare.
Andrea ci fece ridere di gusto. E noi non perdemmo l'occasione per scherzare sulla sua fissa. Andy aveva un debole per l'esercito e i corpi armati di mezzo pianeta, soprattutto quelli speciali; il suo abbigliamento sembrava uscito pari pari dal set di A-Team: anfibi, mimetica, oppure coordinati total black tempestati di tasconi, cinghie e stemmi dei più sofisticati e rigorosamente uguali a quelli veri.
Per un po' restammo appiccicati al monitor, in silenzio, a scrutare quei pixel fuori contesto e a pensare. L'ingrandimento non arrivava al livello del suolo, e il sito era coperto in buona parte dalla fitta vegetazione. Qualunque cosa ci fosse sotto le chiome degli alberi per noi era mistero allo stato puro.
Ci mettemmo alla ricerca di notizie in rete, che devo dire raccogliemmo in abbondanza, sia sulla cittadina sia sull'Alta Loira, in particolare sulla regione dell'Alvernia. Eppure, non trovammo uno straccio d'informazione sulla presenza di un sito archeologico situato in quel preciso punto della mappa. Ormai era chiaro, a qualche chilometro dall'accampamento c'era qualcosa di misterioso, oscuro, inspiegabile, su cui indagare assolutamente. Forse si trattava di rovine antichissime, forse era un castello diroccato non citato in quanto non visitabile, ma con tanto di base militare ultrasegreta nascosta nei suoi sotterranei! Se avessimo avuto culo, quelle pietre avrebbero potuto essere infestate da un tenero fantasmino desideroso di nuovi incontri.
Stramitico! Quella scoperta ci piovve addosso come caramelle da una pignatta. Eravamo curiosi di capire in quale posto sperduto ci avrebbe spedito la scuola e avevamo trovato un mistero tutto da sbrogliare!
Noi esploratori repressi del mitico Imbriani, il liceo classico che frequentavo assieme a quegli sfigati dei miei amici, non stavamo più nella pelle. A qualche chilometro dal campo base, l'avventura con la "a" maiuscola ci faceva l'occhiolino.
La risoluzione delle immagini non era altissima, ma era evidente che quelle rovine erano incastonate in una foresta impenetrabile. Il percorso per arrivarci doveva essere una figata pazzesca. Sarebbe stato entusiasmante esplorare quei boschi, probabilmente complicatissimo e molto molto rischioso. Ma ormai quelle pietre erano già diventate lo scopo della nostra vacanza.
Il soggiorno in Francia si preannunciava adrenalinico e la notte che mi separava dalla partenza fu più lunga e insonne di quanto mi aspettassi.
STAI LEGGENDO
Il Ciondolo d'Ambra : Crisalidi
Ciencia Ficción#Premio Migliore Sceneggiatura dell'Italian Academy Awards 2021 da @WattpadAvventuraIT. Eleonora Grimaldi ha diciassette anni quando la sua strada incrocia quella di Alex, ragazzo che frequenta il suo stesso liceo. Il campeggio organizzato dalla lor...