Capitolo VII - Caronte

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Con lo sguardo percorsi i volti di tutti

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Con lo sguardo percorsi i volti di tutti. La tensione irrigidiva i lineamenti.

Andy si preparò a partire. Fece un respiro profondo e con passo guardingo si accostò all'albero caduto; si aggrappò alle radici e salì sul tronco. In poco tempo e senza difficoltà raggiunse la parte centrale dell'albero. Portava con sé, legata intorno alla vita, un'estremità della corda.

«Ammirate, gente, il funambolico Andy che vi delizia con 'sto po' po' di esibizione!» gridò allargando le braccia. L'ironia gli serviva per allentare la sua e la nostra tensione. Era molto concentrato. Calcolava i movimenti al centimetro e teneva le braccia larghe per non perdere l'equilibrio.

«Piuttosto che sparare cazzate, guarda dove metti i piedi!» lo redarguì Vinci, e strattonò lievemente la fune.

Non l'avesse mai fatto. Andy, sbilanciato dal movimento inaspettato della corda, barcollò pericolosamente. Inarcò la schiena e indietreggiò di qualche passo, ma alla fine ritrovò l'equilibrio.

Fece un paio di respiri profondissimi e alzò il dito medio in onore di Vinci. Gli mandò ogni sorta di benedizioni. Dopo lo sfogo, sciolse i muscoli per scaricare la tensione e proseguì la traversata. Ogni tanto, per farsi coraggio o per convincersi che il traguardo non fosse lontano, senza urlare troppo, se ne usciva con esclamazioni del tipo: "ecco che ci sono!" oppure, "gente, sono quasi arrivato!", anche se la riva non era vicinissima. Ma quando effettivamente raggiunse la chioma dell'albero, gridò a squarciagola: «Ehi, raga, il tronco è solido, regge alla grande! E io ce l'ho fatta! Sono salvo, salvo!!»

L'urlo gli offrì lo slancio per spiccare un salto lunghissimo e planare sulla riva opposta con l'agilità e la classe di un guerriero ninja.

Poi arrivò il turno di Sarah e Vinci. Lui salì per primo sull'albero, porse la mano a Sarah e con uno sguardo sornione la incoraggiò a seguirlo. Entrambi si sedettero sul tronco cavalcioni, batterono cinque per darsi coraggio e cominciarono ad avanzare.

Sarah era nervosa, l'avevo vista così tesa solo prima del viaggio in aereo. Vinci cercò di tranquillizzarla anche ricorrendo al suo vasto repertorio di battutine sagaci – più di una volta li vidi confabulare e dopo scoppiare a ridere.

Quando finalmente scesero dal tronco, Sarah esultò alzando i palmi spalancati al cielo: «Non mi sembra vero, ce l'ho fatta, ce l'abbiamo fatta! Sì sì, ce l'abbiamo proprio fatta! Ehi, ci vedete, siamo qua!» Agitava le braccia per la felicità e per darci coraggio. Infine si aggrappò al collo di Vinci e lo schiantò di baci. Lo schiocco di quei baci arrivò fino a noi. E ascoltare quel suono fu decisamente incoraggiante.

«Ehi, voi... non preoccupatevi, a... attraversate tranquilli, vi... vi aspettiamo!» urlò Vinci balbettando e, a stento, riuscì ad alzare un braccio; Sarah lo stava letteralmente soffocando.

Arrivò poi il turno di Luca che poteva contare su un fisico snello e longilineo. Affrontò il tronco come se lo potesse fare a occhi bendati: la sua mano destra scivolava sulla corda tesa fra le rive e il braccio sinistro si alzava e si abbassava facendo da contrappeso. Teneva gli occhi fissi sulla corteccia e misurava ogni movimento. L'andatura era sicura, decisa. Un conto alla rovescia, a voce alta, precedette il suo annuncio di "missione compiuta".

Il Ciondolo d'Ambra : CrisalidiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora