Capitolo I - Un giorno da ricordare

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Spalancai gli occhi quando la voce di mamma, con la dirompenza di un trapano ultraperforante, si fece largo nel mio cervello intorpidito.

«La colazione è pronta! Sbrigati o farai tardi!» urlò.

Le onde sonore prodotte dalle sue corde vocali si allargarono alla velocità della luce, e non del suono, e incresparono le mie meningi ancora di gelatina a quell'ora – una mattina sì e l'altra pure mamma dava voce all'Urlo di Munch, il famoso dipinto dell'artista norvegese.

Le coperte, per effetto dell'urlo, si sollevarono da sole.

«Eccomi, arrivo...» biascicai, e gli angoli della bocca mi arrivarono al mento. «Caro lettone teporoso e morbidoso, dobbiamo salutarci. Sai che mi mancherai, vero?» E, con rammarico, lisciai il materasso – per ben tredici notti avrei dovuto adattarmi al confort rompischiena di un fasciante sacco a pelo.

A occhi chiusi, azzardai il primo passo piuttosto incerto. Era un miracolo, erano le sei del mattino, ero già in piedi e camminavo – il merito era tutto della partenza, l'urlo di mamma poteva fino a un certo punto.

Maaaooo... fffrrr! Cagliostro partorì un miagolio incazzato e schizzò lontano dai miei piedi maldestri più veloce di una goccia d'inchiostro.

«Accidenti, ti ho pestato la zampina! Scusa, scusa, Miciomicio!» Ritrassi subito il piede.


Cagliostro, un mucchio di macchie bianche sopra un pelo nero notte con tanti tanti miagolii intorno, è il morbidoso e coccoloso gattopoltrone che vive in camera mia, più che in casa mia.

Cagliostro, un mucchio di macchie bianche sopra un pelo nero notte con tanti tanti miagolii intorno, è il morbidoso e coccoloso gattopoltrone che vive in camera mia, più che in casa mia

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Sollevai da terra il mio gattone e lo strinsi fra le braccia. Il poverino aveva lo sguardo vitreo: mi fissava con quei suoi begli occhioni tondi, verdi e perplessi, e ronfava.

Mi aveva già perdonata, quel tenerone.

«Spero sia passata la bua!» Con pollice e indice gli massaggiai la zampina infortunata. «Sai che appena sveglia sono una mina vagante, quando capirai che non è prudente incrociare la mia strada?!»

Cagliostro accennò un miao di assenso, o di biasimo.

Lo accarezzai. «Fra un po' la mamma va via. Ahm, mi raccomando, lascia in pace i cuscini, non voglio trovarli a brandelli al mio ritorno, eh, Miciomicio?» Cagliostro aveva innumerevoli nomignoli che gli appioppavo, senza il suo permesso, a seconda delle circostanze. «Abbi cura della nostra cameretta, altrimenti litighiamo. Mi mancherai, Morbidissimo.» Lo sbaciucchiai sulla collottola, appena sotto le orecchie, dove trovavo i peluzzi più soffici e profumati che potessero esserci.

Scesi le scale con un solo occhio aperto. Approdai in cucina a tentoni.

Mamma mi accolse a bocca e braccia spalancate. «Ben alzata, tesoro, oggi è il grande giorno! Hai già chiuso i bagagli? Hai messo in valigia la felpa pesante? E gli scarponi da trekking? Com'è andata stanotte, l'ansia per la partenza ti ha lasciato dormire? E com...»

Il Ciondolo d'Ambra : CrisalidiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora