Capitolo VI - L'amicizia è condivisione

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Ci calammo lungo il pendio, ripido e pungente.

La parete del burrone era piena zeppa di erbacce, ortiche irritanti, e ramoscelli secchi che s'infilavano nei vestiti come fossero uncinetti in un centrino. Si agganciarono persino all'elastico delle mutande di Vinci che sporgeva dai jeans un paio di dita. Difatti, il poverino, arrivò al greto del fiume con due code di troppo.

Con più di qualche ferita di guerra, guadagnammo la riva.

Con più di qualche ferita di guerra, guadagnammo la riva

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Col fiato corto, ci avvicinammo all'albero caduto.

Ero un po' spaventata all'idea di avventurarmi su quel tronco rinsecchito; non lo avevo detto, ma avevo una fifa pazzesca – il legno secco, si sa, è fragile e può cedere, a maggior ragione se sta a contatto con l'acqua da chissà quanto tempo. Benché le premesse fossero poco incoraggianti, le rovine rappresentavano una meta allettante per me, quasi lo scopo primario di quel viaggio, non potevo farmi fregare dalla paura. E poi indossavo il mio ciondolo fenomenale, l'ambra mi avrebbe offerto l'aiuto del quale avevo bisogno, la sferzata che mi serviva. Se non ci avessi almeno provato, ad attraversare, lo avrei rimpianto per tutta la vita.

I desideri fecero a cazzotti con le mie paure e vinsero il match.


Cosa avresti fatto tu al posto mio? Il rischio era serio, ma forse era anche arrivato il momento di dimostrare a me stessa che non facevo solo chiacchiere, che l'imprevisto, l'avventura e la voglia di scoprire cose nuove m'intrigavano davvero. E che, per essere protagonista di un evento unico, ero disposta a rischiare un tonfo nell'acqua.


Una voce dal tono inflessibile, di colpo, interruppe il training autogeno al quale mi stavo sottoponendo per affrontare la prova.

«Ehi, raga, odio fare la guastafeste», fece Nani, «ma dobbiamo rimandare a domani la traversata sul tronco. È tempo di tornare. Vi lascio solo pochi minuti per squadrare l'albero con attenzione.» Si tappò il naso con le dita. «E, voce fuori campo: i nostri eroi attenderanno l'alba del nuovo giorno per saggiare la loro audacia!» proclamò col tono altero del narratore.

Sorridemmo.

Vinci le puntò il dito contro. «Sei una rompi...» Guardò la sua espressione lapidaria e aggiustò il tiro. «Una rompisogni, una fantastica rompisogni! Ah, come faremmo senza di te?» Le strizzò l'occhietto.

Avevamo ritrovato il buonumore.

«Rompisogni? È un complimento, Vinci?!» replicò lei con sarcasmo. «Vorrà dire che useremo questa pausa di riflessione per capire se davvero abbiamo voglia di ballare su quel tronco. Per quanto mi riguarda, vi assicuro, ci penserò seriamente. E se domattina getterò la spugna, vi prego, accettatelo senza rompere.»

Vinci piegò la bocca in una smorfia. «Perfetto, adesso tremano le gambe anche a te! Ma non avevi detto che...»

Nani lo interruppe. «Non ho detto che rinuncio. Ho solo detto che ci penserò seriamente. Se i miei sapessero che sto architettando tutto questo, mi ucciderebbero!» Nani abbassò lo sguardo.

Il Ciondolo d'Ambra : CrisalidiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora