-Andiamo!
Hope Stevens stava cavalcando Selly, la dolce e tenera cavallina di Robert.
Dolce quanto pigra, c'era così tanto lavoro da fare con lei.
Stava galoppando come se fosse anziana, troppo tempo senza movimento.
La ragazza provò l'ultima cosa che le veniva in mente, dopo un'ora di tentativi di farla saltare un piccolo verticale di appena cinquanta centimetri doveva farcela.
Oltre alle sgambate decise sul suo costato iniziò a muovere le redini, avanti e indietro, veloce come il vento.
Come per magia Selly iniziò ad aumentare il galoppo, raggiungendo la velocità tanto agognata dalla ragazza.
Hope sistemò il suo equilibrio e senza distrarsi prese la curva, diretta verso l'ostacolo.
Il casco tratteneva possessivamente il suo sudore, i pantaloni pesanti da cavallo e il corpetto appicciato a causa del sudore al suo petto di certo non giovavano la sua situazione.
Dopo anni riprovava lo stesso male ai fianchi, sentiva la schiena rispondere all'obbligo di restare dritta e le dita di certo non erano sorprese al ritorno della solita regola: niente mani a manubrio.
Contò le falcate e diede un'ultima spronata decisa a Selly, sentendo i suoi anteriori sollevarsi da terra e saltare l'ostacolo.
Non appena Hope riuscì a farla tornare al passo si lasciò cadere sul suo collo sudato.
Sentiva i polmoni che bruciavano in un rogo di stanchezza mai provato.
Grazie a Dio la cavallina era dello stesso parere a giudicare dalla lentezza del suo passo.
La donna allentò la presa sulle redini, lasciandole lunghe e permettendo alla dolce e pigra Selly di allungare il colllo per distendere i muscoli.
Si raddrizzò sulla sella che cigolava con il classico rumore del cuoio quando sfrega contro i pantaloni, tutto già rivissuto, solo non in America e non a casa del proprio idolo.
Per oggi basta, l'altro stallone, Red, può anche aspettare e sbollire la noia nel paddok.
Osservò il cielo di un azzurro scintillante, lasciandosi cadere sul sedere della cavalla.
Troppa fatica e lei non era ancora pronta per quello.
Selly intanto si era fermata con il muso rivolto davanti a se, le orecchie dritte.
Hope percepì lo stato vigile della cavallina e tornò seduta, pronta a vedere qualsiasi cosa, invece c'era lui.
-Stiamo dormendo sul lavoro?
Quanto è odioso sentirlo mentre mostra la sua ironia e il suo sarcasmo? D'altronde doveva esserci qualcosa di non bello nella sua bellezza.
-Giuro che se dici un'altra parola vengo lì e ti do un pugno.
Rispose lei in modo affannato.
Robert rise e la sfidò con lo sguardo.
Hope scese velocemente da cavallo e si diresse verso la staccionata, dove dietro si celava l'attore. Ignorò il fatto che le gambe sembravano totalmente smarrite per colpa della fatica, continuando a camminare.
Si slacciò il casco e lo gettò a terra, fermandosi proprio davanti a lui che, con grande spavalderia, scavalcò il recinto e si trovò a meno di un centimetro da lei.
Gli occhi di ghiaccio erano dipendenti da quelli del terreno.
Due universi paralleli stavano per scontrarsi, e da tale scontro si può generare una catastrofe oppure una nuova vita.
Robert si abbassò all'altezza di Hope, appoggiando le mani sulle ginocchia, come fanno i genitori che devono parlare con i bambini.
-Colpiscimi ragazza, avanti.
-Altrimenti?
-Ti colpirò io.
Alzò un sopracciglio.
-Lo hai detto quasi con convinzione.
Robert ghignò e tornò alla sua statura normale, fissandola intensamente.
-Non picchio gli anziani.
Questa brucia che è una meraviglia. Hope girò sui tacchi e iniziò a recarsi verso Selly che stava contemplando l'erba del paddok in lontananza.
Si voltò e vide le labbra contratte dell'uomo che stava impiegando tutta la sua volontà per non risponderle.
-Vedo che stai migliorando, un giorno avrai il pieno autocontrollo delle tue battutine!
Lo vide farle la linguaccia e scavalcare il recinto per tornarsene tutto offeso verso casa.
Portò la cavallina in scuderia, le tolse la bardatura e la lavò.
Mentre lucidava con minuziosa cura la sella, Ryan le si avvicinò.
Hope arrossii leggermente alla vista di quel bel ragazzo che, in qualche modo, stava suscitando il suo interesse per qualcuno.
Si stava sgretolando il muro di cinta che si era costruita attorno, per difendersi dal mondo.
-Ti è arrivato un messaggio.
Le mostrò il display del suo cellulare e notò il messaggio in italiano di Alessio.
Diceva: aiutami.*tranquilli, arriveranno delle cose talmente brutte che neanche la mia parte dolciosa potrà fermare l'ira che sta per abbattersi su questa storia. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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Just Like Fire
Romance"Sapevo che era sbagliato, sbagliatissimo. Ma pur sapendo, l'ho fatto. Consapevole di sbagliare ho perseverato nell'errore. E tutto questo solo perché mi rendeva felice." Sequel della fanfiction "Remedy"