Alessio era in città per lavoro, Hope invece se ne stava seduta sul bordo del marciapiede, mentre i piedi dondolavano sopra la superficie scura del canale sottostante.
Anche se oramai erano a metà ottobre la città pareva svuotata dai suoi abitanti, abituati a concedersi una vacanza durante i mesi freddi, andando proprio verso il nord del paese.
Un usanza strana ma, per ogni luogo, c'è una tradizione giusto?
Le case di fianco alla sua erano prive di vita, vuote come il suo cuore.
Hope Stevens era una sorta di soldato, pronta a combattere contro la vita o alleandosi con essa.
A volte sperava che il vento la portasse via con se, lontano dai problemi.
Ma questo per lei significava abbandonare il campo, arrendersi, e questo è proprio quello che la faceva rimanere piantata a terra quando il vento della libertà passava a prendere i suoi passeggeri.
Aveva reputato il clima di Los Angeles caldo, con il sole che sorride alla città ventiquattro ore su ventiquattro, invece c'erano solo nuvole che coprivano gentili la sfera luminosa.
Un venticello fresco e delicato si tuffò a capofitto nella sua chioma bionda, cercando di portare con se un po' dei suoi fili d'oro.
Un ingranaggio del suo cervello scattò improvvisamente, facendola correre dentro casa.
Dieci minuti dopo la stessa ragazza era tornata nella stessa posizione, solamente una chitarra in più faceva la differenza.
Iniziò a pizzicare le corde, mentre le dita della mano sinistra viaggiavano sui capotasti, il testo di Mad World iniziò a prendere forma dalla sua voce delicata.
La tranquillità però iniziava a farsi pesante, nessuno l'aveva investita oppure nessuno le aveva gridato di stare zitta.
Iniziava a preoccuparsi davvero: la vita aveva finito gli assi nella manica?
Il terrore che in realtà quella fosse la quiete prima della tempesta la travolse.
La forza di quei pensieri fermarono la sua voce e le sue dita smisero di ballare sulle corde.
-Perché ti sei fermata?
Era da tanto che la fortuna non si faceva sentire, iniziava a mancarle.
Devo davvero dirvi chi si avvicinò alla ragazza che fissava quel tipo con occhi spalancati?!
Farò finta che ci siete arrivati da soli.
Ebbene, il ghiaccio impressionante delle sue iridi incontrò il colore del terreno delle iridi appartenenti al tizio vicino a lei.
Un giorno la smetterò di parlare di iridi, cervello, pupille e compagnia bella perché sembra che sto facendo una lezione di scienze.
Ma io sono la narratrice quindi non badate a me.
-Lo so che sono bello, adesso dammi quella chitarra.
Hope sentì un moto di costrizione comandare i suoi gesti, cedendo lo strumento musicale nelle mani grandi dell'americano.
Non appena le sue dita affusolate iniziarono a suonare e la sua voce annunciava l'imminente arrivo di Say Something
la sua attenzione precipitò su di lui.
Involontariamente iniziò a cantare assieme a lui.
Lui a volte le mandava dei sorrisi come quelli che un padre rivolge alla figlia quando essa impara qualcosa di nuovo.
Il vento venne catturato dalle loro voci unite.
Le foglie oramai vecchie e ingiallite che volavano rasoterra dietro di loro, il vento che avvolgeva le loro anime, le loro voci inimitabili insieme, l'atmosfera perfetta per l'inizio di una grande storia è servita.*giuro che inizieranno i capitoli pazzi, basta tranquillità. Devo ancora formulare bene le idee ma per adesso accontentatevi. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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Just Like Fire
Romance"Sapevo che era sbagliato, sbagliatissimo. Ma pur sapendo, l'ho fatto. Consapevole di sbagliare ho perseverato nell'errore. E tutto questo solo perché mi rendeva felice." Sequel della fanfiction "Remedy"