Il principe azzurro

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Hope Stevens era all'ospedale, precisamente nella stanza di Alessio.
Teneva stretta la sua mano tra le proprie, cercando di trasmettergli un po' di calore umano che le era rimasto nell'anima che forse di umano non ha più nulla.
-Perché ti sei drogato?
Gli occhi color del bosco si accesero alla vista della sua migliore amica.
-Dopo essere venuto qui, dopo averti visto stesa su quel letto con gli occhi chiusi, ho cercato di distrarmi, di alleviare il dolore. Puoi capire com'è andata a finire.
Certo, si era avvicinato all'oscuro portone del mondo della droga, dei vizi, dei piaceri, una giustificazione che la ragazza poteva accettare se fosse ancora la Hope di una volta.
Il coma ti cambia, in bene o in male sei tu a stabilirlo.
Sentiva che il lato oscuro di se stessa aveva ampliato il suo dominio, e presto dichiarerà guerra al suo regno.
La vita è una guerra, sia dentro che fuori.
Ma le vere guerre, quelle in cui perdi davvero qualcuno, sono quelle contro te stesso, le più violente.
-Almeno ti ho salvato.
Alessio sorrise, quel sorriso bianco che stona con i suoi occhi verdi e il suo ciuffo nero.
Quel sorriso che Hope ammira più di ogni altra cosa perché, per lui, la speranza è sempre stata la cosa su cui basare ogni obbiettivo.
Per la ragazza era l'esatto contrario: la speranza è una pessima strategia per vivere.
Bisogna vivere su delle certezze, non su delle speranze.
Devi essere certo di quello che fai o che stai per fare e accettare il prezzo da pagare per ogni tua azione o decisione.
Tutto ha un prezzo e che tu lo voglia o meno, devi pagare in qualche modo.
La vita non da niente per niente, la vita pretende qualcosa in cambio e se non lo fai rischi tutto.
-Ti ricordi quando ti avevo salvato da una caduta dentro una pozzanghera?
Rammentò il ragazzo.
-Oh, avrebbe potuto uccidermi quella pozzanghera non c'è dubbio.
-Ti avevo detto: "ti salverò sempre".
Hope arricciò un sorriso sulle labbra.
-Stai per confessarmi il tuo amore?
-Io non amerò mai una persona come te!
La ragazza tirò una leggera pacca sulla spalla ad Alessio, ridendo per la convinzione più che finta che aveva usato nella frase.
-Ma vattene!
-Vorrei farlo, ma sono bloccato qua.
Un messaggio avvisò Hope che il tempo per l'appuntamento con Ryan si stava avvicinando.
-Devo andare Ale, tu cerca di non riempire le teste delle infermiere con tutte le tue moine per farti uscire prima.
Fece per andarsene, ma la mano che stava per mollare rafforzò la presa sulla sua.
-Mi riporterai a casa?
Si abbassò all'altezza del viso del suo migliore amico e intinse il suo sguardo in quello verde acceso del ragazzo.
-Io ti salverò sempre.

Uscita dall'ospedale chiamò un taxi, facendosi accompagnare fino a casa sua in Venice Beach.
Corse diretta in bagno per farsi una doccia veloce ma rigenerante, giusto per non rimanere con il puzzo di ospedale addosso. Fatto ciò si catapultò in camera per vestirsi elegantemente, ma lei non aveva alcun vestito elegante.
Puntò sullo sperare che Ryan la portasse in un ristorante in puro stile americano.
Indossò una semplice canotta nera, jeans uguali, stivali neri e giacca rossa di pelle.
Si sistemò i capelli dorati e infilò il cellulare in tasca.
Appena uscì la moto del ragazzo moro si fermò davanti a casa sua, facendola sorridere.
Sentiva il classico formicolio allo stomaco? Il battito cardiaco aumentato? No. Non è una che si fa prendere dal panico per un misero appuntamento con il fidanzato. Hope Stevens ha l'animo di una guerriera, l'animo di chi combatte e sa come combattere.
Non sarà un appuntamento a plasmare un'altra Hope.
Stampò un bacio sulle labbra di Ryan e saltò sulla moto,lasciandosi guidare verso il ristorante.
Arrivarono sulla spiaggia di Venice, stranamente poco affollata per causa del cielo che iniziava ad imbrunirsi.
Gli abitanti di Los Angeles amano la vita diurna, lasciano la notte tranquilla, tranne per chi sostiene il contrario.
Le fievoli luci dei lampioni donavano l'atmosfera di casa, nonostante fosse all'aperto più totale.
-Tieni, ti ho preso il caffè mentre eri imbambolata a fissare i lampioni. Non so cosa ci trovi di affascinante in loro.
-Sono più interessanti di te.
-Ancora mi chiedo come ho fatto a sceglierti.
Iniziarono a camminare sulla sabbia, sorseggiando caffè mentre la notte lentamente stendeva le sue coperte sopra di loro.
-Sei carina vestita così.
-Lo so.
Il vento della libertà decise di fare la sua entrata plateale, spingendo la donna tra le braccia dell'uomo.
Lasciarono che il loro bacio catturasse  tutto l'amore che c'era nell'aria, assorbendo la prova della loro unione.
Questa volta Hope viveva una favola, si sentiva come Biancaneve quando baciava il suo principe: felice.
Felice di aver trovato la sua metà.
Tornarono a casa di Hope, stendendosi sul divano mentre una coperta li avvolgeva dolcemente.
-Ci guardiamo qualche film?
Propose lei.
-Che ne dici di vedere la mia serie tv preferita?
-Come si chiama?
-Once Upon A Time.
Mai sentita in vita sua, ma poteva fidarsi dei gusti del suo fidanzato.
Inutile dire che già dai primi episodi la ragazza si sentì rapita nel mondo di quella serie TV, nel mondo delle favole.
Solo una cosa, una sola cosa poteva spezzare quel legame tra di loro.
Mentre la notte entrava nel suo cuore, mentre la coppia felice rimaneva indifferente al tempo che scorreva, il cellulare di Ryan squillò.
-Chi è?
-È successo qualcosa.
Ryan si alzò di scatto e afferrò la sua giacca, lo stesso lo fece Hope.
-Dimmi almeno chi è!
Le iridi scure del ragazzo si fusero con quelle chiare della donna, cercando di trasmetterle tutta la loro preoccupazione.
-Robert.

*sono troppo presa da Once Upon A Time cavolo! Si, sono ancora alla terza stagione, ma la sto amando sopra ogni altra cosa. Quindi, lunga vita a OUAT e a Emma Swan, e lunga vita a queste improvvise chiamate di Roberto. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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