Libertà

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Hope era nel recinto di casa Downey, stava tentando di tenere alla corda Red, lo stallone ribelle di Robert.
Aveva anche notato che i due cavalli avevano le iniziali dei nomi di Rob e Susan, sua moglie.
Poteva vomitare da tale dolcezza.
Agitava la corda, senza mai colpire il cavallo.
Quando Red si rifiutava di camminare in circolo, Hope si avvicinava a sbatteva la corda sul terreno, vicino ai suoi zoccoli.
Dopo strattoni e frustate sulla sabbia, finalmente il suo orario di lavoro era finito, oramai erano le cinque del pomeriggio e guai se rimaneva alla villa oltre il tempo stabilito.
Di certo Robert voleva che la ragazza restasse addirittura a dormire, ma lei aveva Alessio all'ospedale e un appuntamento con Ryan, quindi non poteva dare uno strappo alla regola.
Si sentiva affranta per non essere riuscita a domare quell'anima selvaggia, quello spirito libero contenuto in un unico cuore.
Ma, d'altronde, non si può imporre il proprio volere su un altro, animale o persona che sia.
Aveva capito in una sola lezione che a volte la ribellione bisogna lasciarla intatta, piuttosto che distruggerla.
Perché se ci si ribella per una giusta causa, allora non sarà mai sbagliato continuare a combattere per ciò in cui si crede.
Oltretutto a Los Angeles il sole si era accorto che mancava la sua presenza, e in quei miti giorni d'ottobre il caldo spaccava sul serio le pietre.
Era anche inutile lavorare tanto con i cavalli sotto il sole cocente, non giovava né a lei né ai cavalli.
Non appena tolse la capezza dal muso di Red, l'animale la fissò e mostrò la groppa.
Hope capì al volo che intenzioni aveva: farsi cavalcare gli andava bene, ma doveva farlo a modo suo.
-Mi piace come ragioni.
Disse allo stallone, issandosi sulla sua groppa grigia.
Lasciò cadere sul terreno sabbioso la capezza, lasciando che le dita trovassero il punto giusto della criniera argentea su cui aggrapparsi.
Aspettò la partenza del cavallo, che restava buono e immobile a fissare la ragazza.
Hope non capiva perché non era partito spedito al galoppo, iniziò quindi a capire se c'era qualcosa in lei che non andava.
-Ah, il casco. Se mi fai cadere ti raddoppio le ore di allenamento, io ti ho avvisato.
Detto ciò lasciò cadere anche il casco e per grazia divina il suo equilibrio in sella era buono, altrimenti sarebbe caduta come una pera.
Red aveva messo il turbo e galoppava lungo il lato lungo del recinto, Hope aggiustava la sua posizione per restare in groppa.
Quando finalmente riuscì a trovare la posizione corretta, tentò di spronare il cavallo che accettò di buon grado quello stimolo ad ingranare ancora di più la marcia.
Sentiva il vento della libertà soffiare sul suo viso, non per portarla via, per correre insieme a loro.
Lasciò che lo stesso vento trasportasse con se il suo urlo di gioia e adrenalina che avevano preso il controllo del suo regno.
Svoltarono l'angolo del campo, dirigendosi verso l'ostacolo alto un metro e sessanta che attendeva di essere superato da loro.
Se possibile Red mise più grinta alla sua folle corsa verso la libertà.
Notò di sfuggita che Avri, la figlia più piccola dei Downey, stava fissando a bocca aperta loro due, mentre il padre sorrideva e la stringeva tra le braccia.
Come al solito nomi normali non se ne parla.
Sfrecciavano alla velocità di un fulmine, sfidando il vento.
Un sorriso si dipinse sulle sue labbra, uno di quei sorrisi che nessuno può cancellare dalla tua faccia.
Quei sorrisi rivolti a qualcosa per cui vale la pena sorridere.
Saltarono l'ostacolo, credendo di poter volare per pochi secondi.
Hope catturò quell'attimo, quel frangente, quel piccolo momento in cui sapeva di volare con ali invisibili.
Quando atterrarono restò ancora con la sensazione di prima, quel piacevole brivido che si diffonde nel tuo stomaco quando prendi il volo.
Riempì di carezze e pacche sul collo Red, mentre si fermava e il loro piccolo pubblico applaudiva e aspettava di fare i complimenti.
La libertà ha molte forme e molti significati, per Hope cavalcare significa proprio quella parola che nasconde segreti dietro di lei.
Sorrise a padre e figlia.
-Sai volare!
Esclamò Robert, entrando nel recinto per lasciare ad Avri il tempo di accarezzare il cavallo che necessitava di complimenti.
-A volte credo di riuscirci.

*sorry, ma i cavalli sono il mio mondo e non potevo non dedicare un capitolo a loro. Giuro che vi romperò meno le scatole con le mie manie. Vedo se stasera riesco ad aggiornare perché ieri mi ero addormentata senza il solito capitolo di mezzanotte. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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