Lavoro

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-Vieni, facciamo una passeggiata.
Robert la prese sottobraccio e la riportò sui suoi passi, vicino al recinto degli alpaca.
Hope ancora non ci credeva, e se non crede non è perché non vuole crederci, perché sa che non c'è motivo di farlo.
Sentì la fitta di ricordi del sogno, un dolore che la fece piegare in due.
-Qualcosa non va?
L'uomo la stava sorreggendo, sorridendole dolcemente.
Hope osservò il suo fascino per ore intere, sentiva il desiderio di baciarlo farsi prepotente, ma capì che era il sogno a farla agire e lui era ancora sposato.
Poteva rimanere imbambolata per secoli a fissare il suo sorriso.
-Niente, solo stanchezza.
Lui fece una smorfia con le labbra.
-Sai che non puoi mentire a me?
-Hai un super potere?
Lui si avvicinò al suo viso, determinato a piantare il suo sguardo indecifrabile in quello della ragazza.
-No, lo leggo dai tuoi occhi. Sono un attore e so quando uno mi sta mentendo, e questo non mi piace.
Ma davvero questo sa capire tutte queste cose? Hope non lo credeva così straordinario. Chissà quanti bugiardi avrà già sgamato.
-Ah, quindi tutti gli attori hanno questo super potere.
Robert stirò un sorriso divertito e continuò a camminare verso il recinto che si avvicinava a loro.
Intanto gli alpaca continuavano a fissare la ragazza.
-Ma che hanno da guardare?
-Sono molto curiosi, vogliono studiarti.
-Ancora mi chiedo cosa ci fai con degli alpaca.
Robert finse un espressione profondamente stupita e offesa.
-Sono gli esseri più teneri di questo mondo!
-Non è vero, tu ami i gatti.
-Okay, forse dopo i gatti.
Hope sentì la parte timida nascosta dentro di se farsi sentire, difatti stava per esitare a chiedergli una cosa abbastanza azzardata.
-Non potevi lasciarli nel loro habitat naturale?
Una mossa davvero sbagliata, l'uomo le si parò davanti con tanta rapidità da farla indietreggiare per non scontrarsi contro i suoi pettorali.
Fissò le sue pupille confuse con le iridi marroni farsi sempre più piccole, voleva studiarla.
-Io non sono come quelli che prendono degli animali e li usano come soprammobili, forse non lo hai capito: io sono diverso da tutti.
Minaccioso nei gesti, nelle parole e nello sguardo, l'occasione perfetta per il ritorno di fiamma della timidezza.
Hope lottò con tutta se stessa per non far sfondare la porta dei ricordi della sua infanzia dal suo passato che, come un maledetto avvoltoio, minacciava sempre di tornare.
Riuscì solo a deglutire.
-Perché ci tieni tanto a sottolineare il fatto che sei diverso?
Ora il dubbio batteva ogni forma di paura e esitazione.
-Mi serve per non....per combattere il mio passato.
Però, che modo strano per andare in guerra contro se stessi. Come un vento estivo l'ammirazione per la sua forza di rialzarsi da una delle cadute più letali della vita sferzò via ogni dubbio sul nascere.
Come si può dubitare di una persona come lui? Una che forse più di tutti ha dovuto combattere ferocemente contro se stesso?
-Ehi, tu sei forte, non dimenticarlo mai. Credi in te stesso come sempre hai fatto, non sottovalutare le tue capacità.
Lo so che questo te lo ripeti ogni mattina, serve solo che qualcuno te lo ricordi.
Gli sorrise con tutta l'ammirazione e il rispetto che provava per Robert, tralasciando l'amore.
Ripresero il loro cammino, fermandosi davanti ad un recinto molto grande delineato da una staccionata bianca.
Dentro c'erano due cavalli, uno doppio pony baio, dolcissimo, e uno stallone grigio ribelle e fiero di essere libero.
-Questo è il motivo perché sei qui: ho letto i tuoi dati e ho scoperto che hai una certa dimestichezza coi cavalli e finora non ho trovato nessuno che possa mantenerli in allenamento. Sono parte di me, non voglio lasciarli brucare per sempre.
Hope ripercorse tutte le gioie che l'equitazione le aveva portato, forse l'ultimo ricordo felice del suo passato.
Dopotutto poteva sia lavorare per Ale che per Robert, che problema c'era?
-Prendilo come tuo nuovo lavoro, lo stipendio è molto alto.
-Non ne dubito, tu non hai il coraggio di salire in sella?
Lo sfidò, cogliendo il lampo di luce dei suoi occhi che accoglievano le frecciatine della ragazza.
-Non sono così ingenuo da rischiare di cadere e farmi male.
-Accetto il lavoro, signor coraggio. A patto che un giorno mi darai la possibilità di farti una lezione.
Lui sbuffò e guardò i due animali, perso nella sua testa alla ricerca di chissà quale ricordo.
-Affare fatto. L'attrezzatura la possiedo già ed è tutto della tua misura.
-Siamo diventati anche veggenti?
-Si chiama esercitare il proprio fascino sulle fan, ragazzina.
Hope alzò un sopracciglio e ghignò.
-Io lo faccio per il bene dei cavalli, tu sei aria per me.
Robert ricambiò il sorrisetto e si abbassò fino all'orecchio della donna, lasciando che il suo respiro increspasse la pelle candida della ragazza a causa dei brividi.
Che colpo basso.
-Non sai a cosa stai andando incontro.
-È una minaccia?
L'attore le sorrise e iniziò a camminare verso gli ombrelloni, lasciando che l'enigma della sua frase si espandesse in tutta la mente di Hope Stevens.
Gli occhi di ghiaccio si fermarono sul cavallo grigio, sgroppava mentre correva lungo il perimetro del recinto.
Uno spirito libero e difficile da domare, niente di più appetibile per lei.
-Vogliamo giocare? Allora giochiamo.

*lo so che alcuni si annoieranno a leggere capitoli cavallosi. MA CHI È CHE STA SCRIVENDO QUESTO SEQUEL?! IO. CHI DECIDE? IO. CHI NON DEVE OSARE RIBELLARSI AL MIO VOLERE ALTRIMENTI LA  STORIA VI SALUTA?VOI. Bene, visto che alla fine avete capito? Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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