Segreti ed Incubi

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Il mattino seguente mi alzai completamente distrutta. 

Il motivo era chiaro, mi dissi, avevo fatto un incubo. Per questo ero spaventata e completamente madida di sudore. 

Mi alzai con l'intento di darmi una rinfrescata sotto la doccia.

In genere, dalla fine della guerra, sognavo spesso tutti gli orrori a cui avevo assistito.

Quella notte fu diverso: sognai di nuovo lui, ma stavolta era tutto come nella visione della professoressa Cooman.

***

Era buio pesto, la leggendaria nebbia londinese, avvolgeva tutto dando a quelle strade già immerse nelle tenebre notturne, un'aria ancora più terrificante.

Ero sola, mi ero persa per quelle strade che, un tempo, vantavo di conoscere alla perfezione.

La nebbia mi disorientava e si poteva percepire un'aria di terrore.

Camminai lungo la strada, nella speranza di riconoscere qualche luogo, il nome di qualche via ma nulla.

Poi delle grida strazianti squarciarono il silenzio e le mie gambe si mossero da sole. 

Corsi, più che potei ma, una volta arrivata a destinazione, al posto di un cadavere e delle persone che lo esaminavano, c'erano solo ombre scure. Persino le voci, erano talmente ovattate che non sentì nemmeno una parola.

Lo scenario poi cambiò all'improvviso. Davanti a me si materializzò un cancello di un luogo ormai in rovina, che riconobbi all'istante.

Era l'orfanotrofio Lamberth.

Sembravano essere passati secoli dallo stato in cui era eppure, sapevo che era ancora un edificio funzionante.

Varcai la soglia e mi avventurai nella desolazione di quel posto.

"C'è qualcuno?" chiesi ad alta voce, ma ottenni in risposta solo l'eco della mia voce.

Provai ad accendere le luci ma la corrente non c'era.

"Grandioso" commentai.

Allora cercai la bacchetta, rammentando di essere una strega, ma non la trovai.

"Di male in peggio" dissi e continuai per la mia strada.

Dopo aver oltrepassato il buio ingresso, attraversai una porta su cui era inciso nel legno, in modo molto frettoloso e con una calligrafia disordinata, una frase all'apparenza senza senso alcuno per me: Dove sei?

Aprì l'uscio e quello che vidi mi gelò il sangue nelle vene: le pareti bianche ed il poco mobilio bianco presente, era completamente imbrattato di sangue, dal pavimento, ai muri, persino schizzi sul soffitto, ma non vedevo corpi da nessuna parte.

Davanti a quell'orrore, notai un altra porta di legno scuro, stavolta su di essa, c'era incisa un'altra frase: Cancelliamo il passato.

La varcai, lo stesso scenario mi si parò davanti.

Poi, ancora, un'altra porta, lessi la scritta: Ti troverò.

Quest'ultima mi spaventò.

No, non volevo credere che potesse essere opera sua.

Non poteva essere!

Aprì la porta e sussurrai, certa di quello che avrei potuto trovare dietro ad essa, un solo nome, sperando di sbagliarmi.

Unchain my Heart || #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora