Il Cavaliere Misterioso

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Eravamo in mezzo alla pista, tra tutti gli altri che a stento avevano fatto caso a noi due.

Eravamo l'uno di fronte all'altra, mi prese la mano destra nella sua e, con l'altra mano, mi afferrò il mio fianco sinistro e mi circondò la vita, facendo scivolare la sua mano fino alla mia schiena. Io, misi la mia mano sinistra sulla sua spalla destra.

C'era un sottile filo d'aria ad impedire ai nostri corpi di toccarsi.

Ci lasciammo trascinare per un po' dalla musica, come molti altri studenti come noi, concentrati sui passi da eseguire e a fare colpo sulla loro dama.

Io ero persa negli occhi di Draco, semi nascosti dalla sua maschera impenetrabile, non parlammo quasi mai per tutto il ballo, eravamo troppo occupati a guardarci negli occhi; per studiarci, per ammirarci, per trovare un modo per dire all'altro qualcosa senza balbettare o senza sembrare troppo ridicoli.

Almeno così mi piaceva pensare: mi piaceva pensare che anche per lui potesse essere difficile tutto questo, invece ero solo io quella incapace di parlare.

Non era minimamente paragonabile a quello che sentivo quando vedevo od ero vicino a Ron, quando credevo di amarlo davvero.

Era una sensazione che mi bloccava, mi rendeva incapace persino di respirare normalmente e di rimanere concentrata.

"Granger sicura di stare bene?" mi sentì chiedere all'improvviso.

Non sentivo particolari emozioni dalla sua voce e mi resi conto che lui era abituato a non mostrarle mai.

Mi sentì improvvisamente triste e le gambe cedere, se non fosse stato per lui sarei certamente caduta a terra.

"Sì, sto bene mi sento solo stanca, abbiamo fatto tutto di fretta oggi" dissi io, cercando di sembrare convincente.

"Vuoi sederti?" mi chiese gentile ed io capì che aveva creduto alla mia bugia senza obiettare.

D'altro canto, come potevo solo illudermi che lui, un Malfoy, un purosangue, un Serpeverde potesse anche solo importare di una come me.

Mi sentì improvvisamente stupida e ridicola.

Ci fermammo e, senza che io dissi nulla, mi accompagnò ad una panca per sedermi.

E mi lasciò lì, da sola, dicendo che sarebbe andato a prendere da bere per entrambi.

Mi sembrava di rivivere la stessa cosa al quarto anno, durante il Ballo del Ceppo, quando pensavo che Ron non capiva assolutamente nulla di quello che provavo per lui.

Solo che faceva molto più male.

Provai a cercarlo ma la folla mi impediva di avere una buona visuale per individuarlo.

Mi arresi, il che era strano per una come me; i Grifondoro è difficile che si arrendono così facilmente senza lottare, ma in quel momento non mi sentivo per niente una di loro.

Ero una ragazza normale, non importava chi fossi.

L'intero mondo magico ti conosceva a seconda della casa di appartenenza e, a seconda di essa, sei pregiudicato e giudicato; l'intero mondo magico era suddiviso per casata, non durava solo per il periodo scolastico ma anche per tutta la vita un mago o una strega era per sempre conosciuto come Tassorosso, Corvonero, Grifondoro e Serpeverde.

Non si andava mai oltre: nessuno pensava mai che un Serpeverde potesse essere coraggioso oppure gentile; nessuno credeva che un Grifondoro potesse essere un codardo o una persona debole e arrendevole.

Unchain my Heart || #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora