1- Qualcosa di inaspettato

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Non riuscivo a respirare
C'era qualcosa che sicuramente non andava.
Lacrime, riuscivo solo a piangere.
Non c'era via di uscita, tutto inutile, la mia vita stava per finire, perché?
Tutto questo non ha senso, non ha senso questa situazione.

Mi girai di scatto, qualcosa, o peggio, qualcuno mi stava per colpire.

Mi svegliai in preda al panico, non mi resi conto dell'urlo che feci.
Erano giorni che ormai facevo solo incubi che non avevano un senso.

Mi girai verso la sveglia, mancava poco alle 8:00, mi stropicciai gli occhi ancora semichiusi dal sonno e sbadigliai, allargando la bocca talmente tanto che si potevano benissimo intravedere gli organi interni.
Tirai giù le coperte, il freddo invase il mio corpo e i brividi mi salirono per tutta la schiena, mi alzai quasi tremando.
Mi avvicinai all'armadio e afferrai una felpa blu scura e molto larga, adoravo indossarle, erano quasi più comode del pigiama.
Passai ai pantaloni, erano dei jeans chiari attillati e un paio di scarpe bianche.
Infilai tutto molto velocemente, mi guardai allo specchio per un momento e mi sistemai i capelli.

<Chaee!>
Sentì qualcuno urlare al piano di sotto, riconobbi subito la voce, era mia madre.

<Arrivo mamma!>
Mi limitai ad urlare.
Detto ciò uscì dalla mia stanza e scesi le scale fino ad arrivare in cucina.
La colazione era già pronta e servita in tavola, sorrisi alla vista e mi catapultai sulla sedia.

<La colazione è pr- >
Mia madre si interruppe appena si girò e mi vide già seduta con la forchetta tra le mani.
Un lieve sorriso le si stampò in faccia per poi sedersi anche lei a tavola davanti a me.

<Chae, tuo padre oggi è molto occupato con il lavoro, mi ha lasciato un paio di divise da consegnare alla scuola privata di Seoul, potresti andare tu a consegnarle? >
Mi chise con un sorriso prima di cominciare a mangiare.

<Va bene >
Mi limitai a sorridere falsamente, in verità non avevo per nulla voglia di muovermi di casa, ma dovevo farlo, non volevo deludere in nessun modo i miei genitori, ci tenevo troppo a loro e vederli tristi, mi faceva stare molto male.

<Grazie, tuo padre è molto fiero di te Chae>
Mi disse sorridendo ancora una volta mentre aveva già preso un boccone.
Sorrisi a quelle parole.

Finì la colazione in poco tempo, prima di mia madre, nonostante lei avesse cominciato dopo di me.
Mi alzai pulendomi la bocca.

<Vado>
Dissi semplicemente a mia madre, mentre presi i panni che mi aveva detto e uscì di casa.
Non mi truccai, non ne valeva la pena per una stupida consegna.
Afferrai la mia solita bici rossa, appoggiai i vestiti e partì verso la scuola che mi aveva detto mia madre.
Quella scuola sarebbe un sogno, ma un sogno che non potrebbe mai avverarsi, solo i ricchi potevano permettersela, questa cosa mi dava soltanto rabbia, perchè una scuola in cui ci si deve imparare qualcosa, deve essere così costosa? È ingiusto.
Scuotei la testa per distorgliermi dai quei pensieri e senza rendermene conto, ero già arrivata all'enorme edificio.

Rimasi incantata alla vista, era davvero bella, così tanto che ti invogliava sempre di più a studiare.
Sorrisi e scesi dalla bicicletta.
Mi avvicinai all'entrata con in mano i vestiti ed entrai lentamente, in quell'enorme ingresso si sentivano solo i rimbombi dei miei passi.
Mi guardai in torno e rimasi a bocca aperta.

<Signorina?>
Una voce maschile mi riportò a me, mi girai di scatto e un uomo molto alto e di mezza età, vestito in smoking, si avvicinò.

<A-ah... io sono.. Chae, avevo da consegnare questi vestiti..>
Dissi porgendogli i vestiti che avevo in mano.
L'uomo mi guardò dalla testa ai piedi e il suo sguardo diventò uno sguardo di disgusto.
Che avevo di male? Forse i miei vestiti non gli piacevano?

<Lei è di questa scuola?>
Mi domanda.

<hem, no no.. >
Mi limitai a rispondere, non sapevo cosa altro dire, quell'uomo quasi mi spaventava.

Fece un ghigno senza rispondermi e afferrò bruscamente i vestiti.
Feci un veloce inchino.

<Buona giornata!>
Esclamai girandomi e quasi corsi via fuori dalla scuola.
Come è possibile che quelli che lavoravano lì dentro si vestini perfino in smoking?
Un espressione perplessa mi si stampò in faccia mentre afferrai la mia bici per tornare a casa, ma qualcosa mi interruppe.
Erano delle urla e delle risate, mi girai di scatto, in lontananza una folla di ragazzi stava in cerchio ed urlavano, sicuramente a qualcosa.
Avevano una divisa, forse quella della scuola.
Lasciai la bici dove l'avevo appoggiata prima e mi avvicinai lentamente senza farmi vedere, mi infilai tra di loro per capire meglio, nessuno si accorse di me, erano tutti concentrati a guardare quello che poteva essere in mezzo a loro.

Allargai leggermente gli occhi, sette ragazzi, vestiti in modo diverso dagli altri stavano umiliando e picchiando un ragazzo che non reagiva in nessun modo.
Guardai incredula la situazione, come potevano comportarsi così? Sette contro uno, con quale coraggio?
E perchè gli altri ridono? È così divertente?
Un magone mi si formò in gola, odiavo vedere la gente soffrire, odiavo qualsiasi essere potesse far soffrire qualsiasi essere vivente... ma non potevo piangere, non potevo farlo davanti a loro.

Ad un tratto si fermarono di colpo, perchè?
Mi resi conto poco dopo che i sette ragazzi mi stavano guardando.
Deglutì e la paura si fece sentire tutta di un fiato.

<E tu? Chi sei?
Non devi essere della nostra scuola, guarda come sei vestita>
Rise, seguito dagli altri sei, dietro di lui.
Era un ragazzo non molto alto rispetto gli altri, ma lo era più di me, aveva dei capelli neri ed era snello, con delle braccia scolpite, anche se non molto.

Non risposi, mi limitai a guardarlo con uno sguardo disgustato.

<Non rispondi? Che hai? Paura?
Piccola non ti faremo niente tranquilla>
Ghignò il ragazzo sfiorandomi il viso con un dito, come se fossi un cagnolino..

<Ma con quale coraggio picchiate ed umiliate un ragazzo indifeso? Non avete le palle per caso?>
Dissi, non curandomi delle conseguenze, in quel momento ero arrabbiata e quando mi arrabbio, agisco spesso d'istinto.

Notai subito dopo che il ragazzo assunse uno sguardo sorpreso, era come se non se lo aspettava, ma poi rise, insieme a tutti gli altri.

<Che coraggio da vendere ragazzina...
Non tutti farebbero come te, soprattutto con noi... Ma questa volta la passi liscia, solo perchè non sei del posto>
Disse sorridendo maliziosamente e lanciandomi un veloce occhiolino.

Avevo un'espressione di rabbia, non me ne resi conto, mi veniva tutto spontaneo.
Uscì velocemente dalla folla camminando svelta verso la bici, ma c'era qualcosa che non andava, mi sentivo osservata.
Mi girai di scatto, ma non vidi nessuno, mi girai dall'altra parte e niente, neanche lì.
Mi rassegnai pensando fosse solo una mia stupida sensazione.
Afferrai la bici e me ne andai da quella scuola.

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Hey, questa è la mia prima fanfiction, scusate gli evenutali errori e se è troppo corta, la prossima volta tenderò a migliorarni ^^
Spero che vi piaccia e che la seguirete fino alla fine!
Bye~ ♡

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