Capitolo IX

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Era una splendida mattina:
i raggi solari passavano dalla finestre semi coperte dalle tende,gli uccellini cinguettavano e...
-Nat svegliati,devi andare a scuola!-L'urlo di mia madre riecheggiava in tutta la casa.
Aprii gli occhi lentamente,stropicciandomi con le mani il viso ancora addormentato.
Girai delicatamente la testa e mi ritrovai faccia a faccia con un Thomas ancora nel mondo dei sogni,che stava sbavando sulla mia spalla.
Aspetta un attimo...
THOMAS?!
-Oh no - mormorai per poi scuoterlo nel modo più dolce possibile.
Ci Provai due,tre,perfino quattro volte ma l'unica reazione che ottenni era un suo mugolio e una sua stretta al mio bacino,che aumentava ogni volta che provavo a liberarmi.
Mi ritrovai a meno di due centimetri vicina al suo viso.
Sentii bruciarmi le guance.
Lo scossi per l'ottava e ultima volta,urlando:
-Thomas,cavolo,vuoi alzare quel culo!-
Lui aprì gli occhi di scatto,mormorando un 'dove sono' e poi,istintivamente,mi tappò la bocca con la sua calda mano.
-Sta zitta,tua madre potrebbe sentirci!E poi stavo dormendo benissimo.-sussurrò per poi sbuffare.
Parli del diavolo..
-Natasha Ross,ci sei?!Sei in ritardo-
E spunta mia madre.
Per fortuna la porta era chiusa a chiave...
Fui costretta a rispondere per non destare sospetti:
-Sì mamma,ehm,mi sto vestendo.-
Lei non fiatò ma io potei  convincermi che si fosse allontanata,sentendo lo scricchiolio delle scale.
-Oh cavolo,ok.Te ne devi andare!-dissi ancora sussurrando.
-Va bene..-Disse Thomas sbadigliando,dirigendosi verso la porta della camera.
Lo fermai,prendendogli il polso,costringendolo a girarsi.
-Che c'è?-Chiese con occhi assonnati.
Mi diedi uno schiaffo in fronte e gli risposi in modo ovvio:
-Ma che,ci fai o ci sei!Non puoi uscire dalla porta di casa,mia madre è di sotto.-
-E da dove vuoi che me ne vada,grande genio?!-Chiese sarcasticamente lui.
Mi fermai un momento a pensare.
Mi girai e rigirai su me stessa,cercando delle vie di fuga.
Il mio sguardo si fermò,poi,nella più probabile:
-Ok,devi uscire dalla finestra!-Esclamai con tono fermo.
Lui spalancò gli occhi,aprendo la bocca,per lo stupore.
-Ma sei impazzita?!-Urlò.
Stavolta fui io a tappargliela.
Lo guardai con gli occhi da cerbiatto,cercando di convincerlo.
Lui sbuffò,cedendo a essi.Poi rispose:
-Ok..-
Lo vidi allontanarsi,scavalcando la finestra.
Mi avvicinai a essa,appoggiando i gomiti sul legno freddo,pregando mentalmente che il mio migliore amico non si ammazzi,o peggio,che venga scoperto.
Stava camminando astutamente sul tetto,e sembrava cavarsela bene.
Fino a quando...
Scivolò su una tegola,fino a sparire dietro le pareti di casa.
Era caduto dal terzo piano.
-Oddio...-Sussurrai.
Mi sporsi cercando di vederlo,ma invano.
-Thomas.Thomas ci sei?-
Poco dopo si presentò,appoggiato all'erba del mio giardino,massaggiandosi il gomito.
-Stai bene?-Chiesi preoccupata.
-Sì tranqu-Non fece in tempo a rispondere che mia madre si fiondò in camera mia.
Avevo dimenticato che teneva l'altra chiave.
Mi girai,cercando di fare lo sguardo meno stupito possibile.
-Mamma...-Esclamai sorridendo falsamente.
-Tesoro.-Disse severamente.
Mi studiò per un pò,per poi chiedermi confusa:
-C'è qualcosa che non va?Perché sei vicino alla finestra?-
Oh no.
-Ehm,ammiravo il paesaggio.-Esclamai con il solito sorriso falso.
-Sicura non sia successo qualcosa?-Chiese avvicinandosi.
Ero nel panico.
Dovevo far andare via Thomas.
Ora.
Iniziai a gesticolare con le braccia,sperando che lui cogliesse il messaggio.
E fu così.
Quando mi rivoltai verso il giardino lui non c'era più.
Bene,dovrò vedermela da sola.
-Che stai facendo?-Mi chiese mamma ancora più confusa.
-Ehm,niente.Mi si erano addormentate le braccia.-
Mentii continuando a sorridere.
-Tutte e due?-
Oh ma dai!
Annuiì,con le labbra oramai paralizzate.
-Bene.Su sbrigati che sennò farai tardi.-
Non risposi.Lei se ne andò e io mi chiusi la porta alle spalle,facendomi sfuggire un sospiro di sollievo e chiudendo gli occhi.
Fu dopo averli riaperti che mi accorsi di un piccolo particolare:
Lo zaino di Thomas era rimasto da me.
Lo misi in spalla e con l'altra mano presi il mio.
Scesi le scale.
Per fortuna mia madre era già andata al lavoro e io non dovevo inventarmi la medesima scusa per spiegarle il perché lo zainetto di Thomas lo avessi io.

A scuola...
Entrai nei corridoi affollati di quel vecchio istituto e mi diressi verso l'armadietto.
Presi i libri e,visto lo strano anticipo di un paio di minuti all'inizio delle lezioni,nonostante fossi arrivata più tardi del solito,iniziai a cercare Thomas.
Lo vidi seduto,con la schiena appoggiata al muro e gli occhi chiusi.
Gli misi lo zaino vicino e mi sedetti di fronte a lui,rimanendo in silenzio, per non svegliarlo.
Fu lui,però,che mi rivolse la parola,facendomi sobbalzare.
-Grazie per lo zaino.-Mi disse con gli occhi chiusi.
-Pensavo dormissi- ammisi.
-Non posso addormentarmi a scuola.Stai cominciando ad avere una cattiva influenza su di me,Nat.-Scherzò,per poi ridacchiare.
Risi anche io.
-Tua madre ti ha rimproverato?-Mi chiese,finalmente aprendo gli occhi.
-No,me la sono cavata facendomi credere pazza.-Ridacchiai abbassando la testa.
-Le solite cose,allora.-disse.
Gli tirai un leggero pugno alla spalla,per poi ridere insieme a lui.
Lui si tirò su e mi porse la mano,che accettai volentieri.
Ci ritrovammo,inspiegabilmente,estremamente vicini.
Lui mi sorrise timidamente e io,paonazza in viso,ricambiai,per poi andarmene alla svelta.

Ora ne ero sicura.
Ero sicura di provare un nuovo e strano sentimento,che mi faceva bruciare le guance e freddare la mente;
Che mi rivoltava lo stomaco e mi aggiustava il cuore;
Mi faceva confondere,e questo io non l'ho mai sopportato.

Una ribelle in uniforme Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora