Capitolo XIX

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-Jhon Ross,Jhon Ross,Jhon Ross...-
Erano oramai ore che continuavo a far esaurire il mio computer,cercando 'Jhon Ross' su internet.
Continuavo a borbottare il suo nome,con gli occhi stanchi che fissavano con prepotenza il luminoso schermo,a mangiucchiarmi le unghie,ricoperte di un,oramai,inesistente smalto nero.

-Dio... - esclamai,sbattendo le mani sulle coperte di lana rosa appoggiate al letto.Il computer,probabilmente stanco anche lui di tutto questo,decise di morire definitivamente davanti ai miei occhi.

Che bel tempismo.

Mi misi a sedere,svogliatamente,per poi mettermi le pantofole a forma di panda e andare a cercare il caricatore che,speravo-Altro che se lo speravo-,avesse salvato quel catorcio.

Aprii,nervosamente,tutti i cassetti della scrivania,ma nulla.
-Avanti,dove cavolo sei finito?-sussurrai,continuando a cercare.
Possibile che dovesse capitare tutto a me?
Chi ci pensava ai restanti sette miliardi di persone?
Sbuffai,risedendomi sul letto e levando,con un soffio,il ciuffo ribelle che mi era finito in pieno viso.

Guardai,poi,accanto a me:
Il caricatore si trovava sotto al cuscino stropicciato,arrotolato su se stesso.
Sorrisi,sollevata,per poi prenderlo e attaccarlo alla presa.

Niente,il computer non prendeva.

Dalla mia gola uscì un suono gutturale.
-No,non puoi farmi questo.Tu non puoi morire adesso!-mi lamentai,smuovendolo un pò.
-Perfavore,ne va della mia vita!-lo implorai,per poi correggermi:
-Ok,della mia vita no.Ma io devo sapere,devo essere certa che quello che ho fatto non era solo un sogno!che Jhon Ross esiste!Che io ho un padre... -
Lo schermo diventò di un azzurro acceso,quasi accecante,tanto che mi coprii gli occhi con la mano.

La mia supplica aveva realmente funzionato?
No.
Infatti,dopo pochi secondi,lo schermo ritornò subito nero.

Grazie Karma,grazie davvero.

Mi accigliai,prendendo il computer e scaraventandolo a terra.
Beh,di certo,ora era rotto.
Alzai gli occhi al cielo,decidendo che era ora di dormire.
Un computer difettoso non poteva di certo andare d'accordo con un'adolescente stanca e senza pazienza.
Tanto,oramai avevo perso le speranze.

Mi infilai sotto le coperte,spegnendo la luce e cercando di rilassarmi,chiudendo gli occhi.
La suoneria del mio cellulare,però,mi costrinse a restare sveglia ancora per un po'.
Era Dallas.

Ancora una volta,bel tempismo.

-Ehi.-recitava il messaggio.
Mi affrettai a rispondere:
-Ehi.-
-Sono le due del mattino.
Sei ancora sveglio?-chiesi,poi.

-Non riesco a dormire.Un pensiero mi tormenta.-

Corrugai la fronte.Io non riuscivo a dire neanche una frase di senso compiuto a quell'ora di notte,figuriamoci riuscire a pensare.
Tutti i pensieri che mi tormentavano li lasciavo per il giorno dopo.Diciamo che ne avevo ognuno per ogni occasione,ora,giorno della settimana.
In poche parole:un vero insieme di stress.

-Racconta.Magari posso aiutarti-scrissi,velocemente,per poi continuare:
-A cosa pensi di così importante?-

-A una persona.
Non riesco a togliermela dalla mente.
Ci penso giorno e notte,senza smettere di innamorarmi perdutamente di lei ogni volta che la guardo negli occhi.
E vorrei solo che ricambiasse il mio amore e diventassimo coppia fissa-

Una ribelle in uniforme Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora