[Superfamily stucky p.t. 9]
Non era un'abitudine di Peter svegliarsi nel bel mezzo della notte per andare a fare pipì, ma forse, fu proprio quell'irritante episodio che gli diede la possibilità di salvare la vita di Bucky.
Non appena il ragazzo ragno uscì dal bagno, ancora mezzo stordito e assonnato, non riuscì ad ignorare il mugugno sofferente che proveniva dal piccolo salone della sezione del complesso adibita a Cap, Barnes e Parker.
Stranito e spaventato -ma soprattutto scettico e fermamente convinto di un ennesimo scherzo- Peter si decise di andare a controllare l'origine di quel sospiro indiscreto.
Immaginava i suoi due nuovi tutori datati seconda guerra mondiale intenti a procreare sul divano, oppure, i medesimi sottoscritti scompisciati dalle risate per la pianificazione di uno scherzo o solo Thor sa' cosa, ma non fu così.
Al buio, con l'unica penombra proveniente dalla grande porta finestra che lasciava penetrare la luce della luna, Bucky era raggomitolato sul divano, la fonte di tutti quei sospiri lamentosi. Preoccupato e con la vista appannata, Peter si avvicinò a passo veloce verso di lui, notando con più attenzione che il viso del soldato era lucido di sudore, i suoi occhi erano gonfi, i capelli arruffati e le ginocchia strette al petto. Respirava dalla bocca, emettendo un frastuono silenzioso che chiedeva disperatamente aiuto.
«Cosa ti prende? Stai bene?» senza avere la possibilità di finire il suo repertorio di domande con voce preoccupata, Peter si irrigidì alla vista di un coltello da cucina stretto fra il palmo della mano robotica di Bucky.
«Hey, posa quel coso, non ti azzardare a fare stronzate.» Parker allargò le braccia, con tono serio e autoritario, attirando finalmente l'attenzione di quello che pareva sembrare Barners.
«Torna a letto Peter, non sono affari che ti riguardano.» Bucky lo mugugnò con voce rauca, aggrottando le sopracciglia severamente e tremando, tutto, da capo a piedi.
«Oh sì che mi riguardano, riguardano me, Steve e chiunque altro ti conosca. Posa immediatamente quel fottuto coltello.»
Bucky fu assalito da una nuova sensazione, stavolta, molto più simile alla follia. Cercava di trattenere i tremolii, anche se credeva di poter far vacillare persino il suo arto bionico e perfettamente immobile. Stringeva ancora quell'utensile da cucina trasformatosi in un'arma, con l'intento di ritornare alle sue vecchie abitudini.
Dopo essere stato scongelato, Bucky aveva passato parecchie settimane fra le cure di psicologi specializzati, che tenevano sotto controllo il suo stato mentale precario, ma soprattutto, aiutando James a gestire i suoi traumi e ad riacquistare il più possibile i suoi ricordi, grazie anche, e soprattutto, all'aiuto di Steve. Da poco aveva smesso di autolesionarsi, con precisione, da quando aveva Peter a cui badare, che in qualche modo aveva distratto la sua coscienza dal dolore.La voce di Peter fu nuovamente diretta e autoritaria, ma in quel caso, con un infinito velo di dolcezza e amore;
«Ci sono io, papà. Sta tranquillo, ci sono io.»
In genere, Parker usava dei nomignoli abbreviati per chiamare i due soldati. Non era facile etichettarli, e di certo non poteva chiamare uno dei due mamma, così si limitava a usare un generico Cap, Buck, o nei casi più rari pa.
Ma non li aveva mai chiamati in quel modo. Certo, suo padre era stato uno solo, ed entrambi non avrebbero mai potuto sostituire i suoi veri genitori, ma in quel momento, dove non c'erano scherzi, episodi divertenti o battibecchi, l'unica cosa che sembrava potesse essere in grado di salvare Bucky era quella di chiamarlo in quel modo. Peter non l'aveva fatto per pietà, o per strategia, l'aveva fatto solo per amore, perché in fondo voleva bene ad entrambi, a quei due anziani scorbutici e omosessuali.
Il cuore di Bucky batteva forte, ma non più per la disperazione e la paura che la sua mente gli stava recando, ma per l'emozione di quella frase.
Un rumore metallico risuonò nel silenzio, sgradevole, ma estremamente rassicurante.
Barnes aveva lasciato cadere il coltello per terra, rimanendo immobile nella sua postazione.
«Non dovresti vedermi in questo stato, sono un idiota.» il soldato si massaggiò il viso stanco con la mano di carne, scrollando la testa e facendosi persuadere da un brivido gelido lungo tutta la schiena.
«Stai bene? Vado a chiamare Cap?»
«No, ti prego. Lascialo dormire, non voglio farlo star male.»
Peter lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi, facendo silenzio e guardando l'immagine estremamente vulnerabile di Bucky sotto i suoi occhi. C'era pietà nei suoi confronti, ma non una di quelle che si offre a qualcuno di cui non puoi far altro che lasciare andare. Il ragazzo gli si sedette accanto, con un braccio intorno alle spalle di Bucky e lo sguardo vuoto nel buio, rivolto verso la direzione indistinta in cui stava guardando il soldato.
«Sono un pessimo genitore, sono una pessima persona, tutto quello che faccio è sbagliato.»
«Hai già dimenticato lo scherzo che mi hai fatto ad halloween? Non credo tu abbia sbagliato in quello.»
James sorrise, ripensando a quell'episodio esilarante, ma soprattutto, al fatto che Peter avesse sempre un pizzico di spiritosaggine pronta per farlo star meglio.
«Non ce la faccio più Peter, ho troppe cose per la testa, troppe cose cattive e confuse.»
«Questo non significa che tu debba stare da solo nel bel mezzo della notte a tagliarti come una ragazzina su Tumblr. Hai Cap con cui parlare, hai me. Siamo una famiglia, giusto?»
Bucky annuì, con un sorriso forzato ma ricco di serenità: «Giusto.»
«Quindi promettimi che da ora in avanti, quando ti passerà per la testa anche il più stupito dei pensieri omicidi, interromperai il mio streaming abusivo e parlerai con me, altrimenti puoi sognarti il tuo regalo di Natale.» Peter lo ammonì con una falsa severità, continuando a guardare dritto.
«Pensi già al Natale?»
«Certamente, anzi, dovremmo addobbare questa specie di casa domani stesso.»
Bucky sorrise ancora, incrociando lo sguardo spiritoso di Peter, che al contempo sembrava incredibilmente serio. Barnes si bagnò le labbra, espirando rumorosamente;
«È bello che tu mi chiami papà.»
«A dire il vero sono un po' confuso, perché lì dentro c'è un altro papà, e non so come distinguervi, questi sono gli svantaggi delle famiglie moderne.»
«Non essere melodrammatico, l'hai detto prima a me, quindi io sono papà, non fare particolarità con Steve.»
«Quindi dovrei chiamarlo mamma o continuare con Cap? Non è male Cap, suona bene: papà e Cap.»
«Okay, fai come vuoi tu, l'importante è che tu non mi metta in imbarazzo.»
«Questo non posso assicurartelo.»
Sorrisero entrambi, Bucky aveva ricambiato la stretta del ragazzo, stringendogli una spalla e scuotendolo dolcemente verso di se.
«Peter non raccontare a nessuno quello che stavo per fare, per favore.»
«Sta tranquillo, rimarrà il nostro piccolo segreto, ma solo se mi farai rimettere il piercing al naso.»
«Piccolo ragnetto stronzo.» Bucky rise, iniziando a solleticare il corpo magro del ragazzo, che si sdraiò sul divano, scalciando e cercando di non ridere troppo rumorosamente. Il soldato infilò il braccio robotico sotto la maglietta del pigiama largo di Peter, che al contatto con il metallo gelido si irrigidì ed iniziò a muoversi come un armadillo affetto da epilessia.
Quando James ritenne che il suo trattamento fu stato abbastanza, liberò il povero Peter dalla sua morsa gelida, e lo lasciò riprendere fiato con più silenzio possibile.
«Domani corri in centro a comprare un albero di Natale, d'accordo?»
«Non so, devo pensarci, è ancora presto...» Bucky lo provocò con sarcasmo, incrociando le braccia.
Scattando seduto e porgendosi in avanti il ragazzo simulò una voce più dolce e buona; «Per favore...papà.»
«D'accordo.» Annuì serenamente Bucky.
«Comunque non pensare di poter passarla franca, questo nostro segreto finisce dritto nella mia fan fiction...»
«Non ti azzardare nemmeno o quel coltello lo uso per affettarti come un suino venezuelano.»
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One shots Stucky
FanfictionRaccolta di one shots Stucky di ogni genere, include anche una breve storia superfamily. 🕷️