Oggi è il dieci di marzo.
Buck, questa data è marchiata nella mia mente in maniera quasi dolorosa, e mi piacerebbe che tu potessi rendertene conto un giorno. Oggi è il dieci di marzo, il giorno del tuo centesimo compleanno, ridicolo, non trovi?
Seppur tutta questa situazione ci abbia portato ad un processo innaturale della nostra vita, tu sei stato un egoista a scegliere la strada più corta. Ti guardo dormire in mezzo al gelo, con il viso stanco che traspare attraverso il vetro, mentre scrivo tutte le parole che vorrei tanto dirti con la voce. Mi hai abbandonato ancora, siamo divisi di nuovo da quel ghiaccio doloroso che continua a tenerci in vita in qualche modo, che ci ha portati in questa vita fatta di ingiustizie e cose che non avrebbero dovuto essere nostre.
Sono arrabbiato con te e con la tua decisione, però mi sono ripromesso di perdonarti, o perlomeno provarci, perché in fondo non hai tutti i torti per rimanere a dormire senza di me.
È così che definisco lo stato in cui sei immerso, sai? I medici parlano di condizioni cardiache, respiratorie aggiungendo quanti più vocaboli complessi per descrivere il tuo abisso, ma per me è come se tu stessi dormendo.
Passo i pomeriggi con te, e mi sono reso conto che forse tu te ne accorgi, perché la tua espressione sembra ricevere un'impercettibile variazione, e ti giuro che non sono pazzo, perché le tue labbra si alzano piano piano, e gli occhi ti si rilassano dolcemente, come quando si fa' un bel sogno.
Mi fai tremare l'anima quando ti guardo, perché io vorrei disintossicarmi da te, ma non ci riesco. Anche dopo tutti questi anni, anche quando ti ho creduto morto, Dio, non sono mai riuscito a smettere di amarti.
Non lo sa ancora nessuno, soltanto io e te.
La guerra civile che ci ha portati fino a questo punto in verità era fatta di noi; dopo la prima battaglia che ci ha divisi, dovevamo crearne una tutta nostra, per ribellione, per avere l'occasione di saldare tutti i nostri conti in sospeso, tanti, troppi.
E adesso sono qui che ti guardo, Bucky. Sei sempre così bello, con la pelle leggermente abbronzata e un'apparente pace in corpo. Dormi, con i colori intorno a te che lentamente riprendono le loro tonalità; hai finalmente trovato una dimensione di quiete, dove i tuoi incubi non possono entrare. Me ne accorgo solamente io, nessun altro fa' caso a quanto tu stia meglio adesso, e questa è la cosa più importante che mi spinge a perdonarti per la tua scelta.
Oggi è il giorno del tuo compleanno, e invece di festeggiare e tingere queste ore con un sorriso, mi ritrovo a trattenere la mia agonia fatta di tristezza e dolore che peggiora quando penso che a causarmi tutto ciò sei tu. So' che non vorresti farlo, che sei all'oscuro di tutto, ma a pensarci tutto questo mi sembra ancora più terribile.
Mi domando sempre se mentre stai dormendo riesci a pensare, o semplicemente mi chiedo che cosa sogni. Io ci sono nelle immagini della tua mente?
Lo spero Bucky, prego che almeno il mio profumo o soltanto il mio pensiero ti accarezzi i pensieri.
Oggi è il tuo compleanno, e non voglio più scrivere certe cose, voglio creare qualcosa di festoso e bello, come quando eravamo piccoli.
Mi piacerebbe che tu ricordassi tutti i tuoi compleanni, fino all'ultimo che abbiamo passato insieme. Io lo ricordo, l'ultimo, come se lo vivessi ogni giorno.
Avevi compiuto ventuno anni, e per questo avevi deciso di festeggiare la sera, invece che rimanere imbarazzato tutto il giorno, circondato da canzonette e regali inappropriati.
Mi prendesti la mano, senza timore di nulla, la tenesti stretta per tutto il tempo, nella penombra della sera fredda, portandomi fino al parco vicino la stazione. Era desolato, nemmeno la luce dei lampioni ci prestava attenzione, seduti su di una panchina di legno fradicio, mi copristi le spalle con la tua giacca, perché il piccolo Steve Rogers aveva già iniziato a tremare come una foglia.
Vidi il tuo sorriso, un soffio di comete fatto di dolcezza e bellezza; gli occhi verdi assunsero una caparbia timidezza, e le labbra piene del mio sapore mi mostrarono l'ingenua perdizione che avevi nella mia figura.
Credo di non averti mai amato in quel modo, era un tipo di amore diverso dal solito...
Non avevo paura di noi, non mi batteva forte il cuore come al solito, e nemmeno mi rendevo schiavo della tua voce, o di qualsiasi altra parte di te; Bucky io stavo bene con te, come se tra di noi ci fosse un fumo invisibile capace di tenere unite le nostre anime. Quella nuvola incolore c'è ancora, forse si è dissolta un po', ma se siamo ancora qui, significa che c'è. È debole come un filo di fumo che nasce da una stecca di tabacco, ma il nostro fuoco lo tiene ancora in vita.
Ti chinasti verso di me e poi mi baciasti sulle labbra, ecco Bucky, quella fu la prima e ultima volta che mi donasti un'attenzione simile all'aperto, in un luogo pubblico in cui chiunque avrebbe potuto vederci.
E poi abbiamo riso, abbiamo parlato e ci siamo stretti forte le mani; non ricordo altri particolari, purtroppo, ad esempio quale fosse l'oggetto della conversazione, ma ho imparato a lasciar perdere, perché è già tanto prezioso il ricordo di noi due insieme, quel lontanissimo dieci marzo, al freddo della vicina primavera, come due corpi senza spirito cullati nell'oblio.
E poi siamo corsi a casa, il tuo appartamento vuoto, in cui ci siamo chiusi, e abbiamo fatto l'amore. Oh Bucky, non puoi immaginare quanto mi manchi il tuo corpo; lo ricordo a memoria, anche se adesso è cambiato tanto, un'opera d'arte rimane tale anche quando il tempo la percuote.
Ti vorrei stringere come quella sera, ti vorrei sentire ovunque, vorrei che fossi tu a causarmi tutto quel calore divino che mi colpisce i sensi.
Oggi è il dieci di marzo, e mi manchi più del solito.
Ho disegnato con un pennarello nero un fiore sul vetro della tua teca ghiacciata, proprio all'altezza dei tuoi occhi chiusi.
È un piccolo mazzolino di lillà, lo stesso che ti regalai quell'ultimo compleanno.
Ti piacque tanto il suo colore, e anche il suo profumo. Mi dicesti:
"Sanno di te, sono delicati e morbidi come la tua pelle."
Io arrossì, ma mi lasciai catturare dalla tua soave voce d'inverno.
Sei proprio quello Bucky, sei l'inverno bianco che ti graffia la pelle, lo stesso in cui sei scomparso, e lo stesso in cui dormi adesso. Tu sei assorto nel tuo piccolo ed eterno inverno, in una bara fatta di vetro attraverso il quale io posso vederti.
Però i miei fiori non sono un simbolo di lutto, più un augurio di vita e speranza.
Come faccio ad averne ancora, di speranza?
Perché ti guardo.
Buon compleanno Bucky.
Parte della mia anima, sospiro dei miei pensieri, carezza della mia nostalgia.
Sono certo che leggendo queste parole inizieresti a ridere di gusto, con le guance rosse per l'imbarazzo, e così che mi piace immaginarti.
Quell'eterno spirito leggiadro che colora i propri contorni di lillà, con i pensieri su di me, e gli occhi stanchi sfregiati dal dolore.
Oggi è il dieci marzo, oggi ti vorrei regalare un bacio, ma lo metto da parte, lo nascondo in questa lettera per dartelo l'anno prossimo.
Lo accetterai la prossima volta, non è così?Tuo fino alla fine, Steve.
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One shots Stucky
FanfictionRaccolta di one shots Stucky di ogni genere, include anche una breve storia superfamily. 🕷️