Capitolo 1

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Accidenti!!
Recuperai il pettine dal lavandino e presi un altro po' di tintura nera dalla vaschetta che avevo appoggiato sulla lavatrice.
Finii l'ultima ciocca coprendo il mio biondo naturale con quella mistura color petrolio e sciacquai pettine e vaschetta. Rimisi tutto nell'armadietto bianco e uscii dal bagno.
"Elly dove sono finite le mie sigarette?"
"Nel cestino"
"Ma dai!! È il terzo pacchetto che butti questa settimana!"
"Così la smetti di comprarle"
"Cos'hai oggi sorellina?"
Mi sedetti sul letto abbracciando il cuscino. Mi indicai la testa coperta dall'asciugamano.
"Ah è per quello? Io l'ho detto che non stai bene con il nero corvino. Bionda sei più carina"
"Stai cercando di farmi sentire in colpa per le sigarette con quel carina?"
"Forse..."
Si sedette di fianco a me. Lo guardai negli occhi scurissimi che caratterizzavano la maggior parte dei demoni. Io ovviamente ero un'eccezione. Un angelo in una famiglia di demoni.
Quando sono nata i miei pensarono che mi avessero scambiata con un altro neonato, ma quando ebbero la conferma che ero loro figlia giurarono di crescermi come un demone, sarei diventata una di loro, dicevano. Era stato Henry, mio fratello, a raccontarmi tutto. All'inizio non capivo perché mia mamma mi tingeva sempre i capelli e mi obbligava a non spalancare le ali in presenza di altri demoni. Poi ero cresciuta. Non mi ero mai sentita un demone e mai mi sarei sentita una di loro.
"Lo so che per te è dura essere...come noi. Ma noi siamo la tua famiglia"
Ecco una cosa che i demoni prendevano molto sul serio. La famiglia. E l'onore ovviamente. Ero certa al cento per cento che i demoni fossero le persone più orgogliose dell'universo.
Annuii vedendo la sua espressione. Era davvero dispiaciuto per me, ma lui non poteva capire come mi sentivo. A fingere giorno dopo giorno. Non ne potevo più della sofferenza che provocava la mia famiglia a chi gli stava intorno. Al sentore di morte che li contraddistingueva da qualunque altra creatura...e poi sembrava che odiassero tutti i colori tranne il nero. Matrimoni in nero, compleanni in nero, a scuola in nero. Solo ai funerali ci si vestiva di bianco. Il bianco era il colore della morte. Solo gli umani si vestivano di nero ai funerali e non ne avevo mai capito il motivo.
Mio fratello era il ritratto del demone perfetto. Lineamenti cesellati, fisico da modello e occhi che ti facevano sciogliere, a meno che non fossi sua sorella, come nel mio caso. Avevo cercato più volte di farlo smettere con le sigarette, ma non ne voleva sapere. D'altronde io non uscivo di casa alla mattina senza aver bevuto un po' di caffè.
Io al contrario di Henry avevo il viso più morbido e gli occhi verde bosco, come li aveva definiti mia nonna prima di morire. Per lei ero la sua ragazza con gli occhi verde bosco. Avevo pianto molto quando era morta la nonna, perché lei era l'unica della famiglia a non guardarmi come se fossi un alieno, oltre a mio fratello. Con lei potevo essere me stessa.
"Esco a fare un giro" dissi alzandomi velocemente dal letto. Mi tolsi l'asciugamano dalla testa buttandolo nel cesto della biancheria sporca e uscii.
C'erano poche cose che mi piaceva fare ed erano correre, andare sui roller e ascoltare musica.
Questa volta scelsi la musica. Presi le cuffiette e andai a sedermi su una roccia piatta della scogliera, lasciando ciondolare le gambe nel vuoto. Era bello il mare, il modo in cui le onde si infrangevano sugli scogli schizzandomi le scarpe in tela e l'orlo dei jeans, se avessi saputo disegnare l'avrei ritratto già tantissime volte.
Se avessi saputo disegnare.
Mi tormentai una ciocca di capelli fra le dita, sovrappensiero. Quasi non mi accorsi che qualcuno mi stava picchiettando sulla spalla. Mi girai e vidi una ragazza demone che mi stava fissando. Mi tolsi una cuffietta.
"Dov'è tuo fratello?" Chiese scocciata
"A casa"
"Digli di venire qui"
"Vai tu a dirglielo. Io non ho bisogno che lui venga qui"
Si inginocchiò davanti a me guardandomi negli occhi e mi disse
"Ora. Tu. Vai. A chiamare tuo fratello"
"Ti. Ho. Detto. Di. No." Risposi sfidandola.
Sorrise. Mi prese per i capelli tirandoli forte.
"Ahia!!"
"Hai intenzione di andare a chiamare tuo fratello?" Tirò i capelli un altro po'. Le tirai un calcio, ma non mollò la presa. Se avessi voluto farle male ci sarei anche riuscita, ma lasciai perdere.
"Ok vado vado!!"
Mi mollò i capelli e io mi massaggiai la testa. Non sopportavo quando le amiche di mio fratello mi trattavano come una schifezza. Mi allontanai dal demone, scuotendo la testa alla vista dei tacchi troppo alti e del vestito troppo corto e stretto.
Tornai a casa chiamando mio fratello a voce alta
"Henry la tua amichetta ti sta aspettando alla scogliera!!"
Lo vidi scendere le scale con una lattina di coca cola in mano.
"Quale?"
"La tipa dark"
"Ah quella amichetta"
"Esatto"
"Dille di lasciarmi in pace"
"Eh no! Mi ha quasi strappato i capelli perché non volevo venirti a chiamare quindo ora vai lì e glielo dici!!"
Sbuffò e schiacciando la lattina con la mano la gettò nel giardino dei vicini.
"Henry!!"
"E dai non se ne accorgeranno neanche"
Alzai gli occhi al cielo e tornai in camera. Avevo due anni in meno di mio fratello e certe volte non lo sopportavo proprio. Presi una felpa rossa con due buchi sulla schiena che avevo nascosto sotto una pila di vestiti e scesi in cantina.

Chiusi la porta a chiave e lasciai che le ali intorpidite si aprissero. Erano soffici e bianchissime. Emanavano luce da sole e ci ero molto affezionata. I demoni avevano le ali, ma le loro erano nere come il carbone e più piccole e non soffici come quelle degli angeli. Forse anche perché i demoni non usavano molto le ali, infatti mano a mano che crescevano si ritiravano se non venivano spalancate ogni tanto. Io non sarei riuscita a vivere senza le mie ali e credevo che i miei l'avessero capito ancora prima altrimenti me le avrebbero tagliate, come minimo. Le sbattei una, due, tre volte, sollevando nuvole di polvere. Me le avvolsi intorno al corpo accarezzando le soffici piume. Nessuno sapeva che le aprivo ogni tanto, pensavano che le avrei perse con il tempo.
Le richiusi e tornai in casa, senza accorgermi che un ragazzo mi aveva osservato per tutto il tempo dalla piccola finestrella sull'angolo della parete.

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