Capitolo 16

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Completamente scioccata richiusi piano la porta e mi ci appoggiai con la schiena.
"Mi...mi scusi...io..."
"Tranquilla. Sai chi sono?"
Ci pensai un attimo e poi ogni pezzetto andò a comporre un semplice puzzle nella mia testa.
Stanza la primo piano. Buio. Voce femminile.
"Lei è la moglie di Victor"
"Esatto. Purtroppo sono la moglie di un assassino...un essere senza cuore. Non so come ho fatto a innamorarmi di lui"
"Mi...dispiace"
"Per cosa?" Colsi una nota di sincera curiosità nella sua voce.
"Per tutto. Per Victor, per il suo viso, per tutto questo..." feci un gesto ampio con le mani anche se lei non poteva certamente vedermi.
"Vieni qui"
Mi orientai con la sua voce e quando toccai la stoffa pregiata della sua gonna sussultai.
"Sshh. Tranquilla. È da tanto che non vedo nessuno"
"Perché non mi racconta com'è andata veramente?"
"Ma certo..."

Quando mi ritrovai investita da quella pioggia di schegge di vetro caddi all'indietro e svenni.
Quando mi risvegliai Victor era di fianco a me.
"Che è successo?"
"Sei stata ferita. Ma tranquilla, ho punito il colpevole"
Aveva assunto un tono duro di voce e questo mi preoccupò.
"Che hai fatto Victor?"
"È stato quel ragazzino...quello che abbiamo accolto qui"
"COSA GLI HAI FATTO VICTOR?"
Avevo alzato a voce senza rendermene conto.
Lui mi accarezzò la testa.
"Ho fatto quello che dovevo. Non ti preoccupare"
Mi baciò la fronte e uscì.
Qualche giorno dopo mi tolse le fasciature e il mio viso era completamente ricoperto di graffi e cicatrici.
"Mi dispiace Wendy. Non puoi farti vedere così però. Starai chiusa qui. È per il tuo bene. Sai che dopo la gente comincerebbe a spettegolare"
Annuii. Non avevo scelta.
Da lì lui mi tenne rinchiusa qui per anni. Fino adesso. Aveva insistito per lasciarmi anche al buio, ma quando non accendo sempre la luce.

"Ma allora...perché è al buio ora?"
"Non so...prima avevo spento la luce perché pensavo fossi lui. Poi ho capito che non eri lui per la camminata" spiegò
"La...camminata?"
"Sì. Stando qui dentro ho imparato a riconoscere chiunque solo ascoltando il suono ritmico dei passi"
"Ah"
Era una strana donna, ma mi piaceva molto.
"Vuole...vuole che accendo la luce?"
"D'accordo. Anche se ti spaventerai vedendo il mio viso"
Non risposi e cercai a tentoni l'interruttore della luce.
Sbattemmo gli occhi entrambe per abituarli alla luce e poi la guardai.
Era molto bella.
Gli occhi erano di un azzurro misto al grigio. Come il cielo nei giorni di autunno. Aveva i capelli castani che le ricadevano in lunghi boccoli dietro la schiena.
Mi avvicinai. Aveva delle lunghe cicatrici sul naso e sulle guance.
Sotto gli occhi la pelle era tirata e lucida. Ma non era una cosa abominevole.
"Da quanto non si guarda allo specchio?"
"Oh un sacco di tempo...anni..."
"E...perché?"
"Victor mi diceva sempre che non voleva che ci pensassi. Ha tolto tutti gli specchi che c'erano qui"
"Vuole che gliene porti uno?"
"Mi piacerebbe. Ma perché fai questo per me?"
"Io...be...perché lei è una persona...fantastica"
Rise
"Ma se neanche mi conosci!"
"Ma conosco la sua storia"
Si zittì. Mi osservò un attimo e poi sorrise.
Uscii dalla stanza facendo il minor rumore possibile e tornai in camera.
Per fortuna era tutto a posto come prima.
Presi lo specchio piccolo che si trovava nel cassetto della toeletta e tornai da Wendy.

"Ecco"
Glielo porsi e lei si osservò a lungo nello specchio.
"Wow...sono uno schianto rispetto a com'ero all'inizio"
Risi e mi sedetti di fianco a lei.
"Lei È uno schianto" dissi ridendo insieme lei.
"Diamoci del tu ti va bene?"
"Ok..."
"Elly devo farti una domanda"
"Come fai a conoscere il mio nome?"
Sorrise
"Sono rinchiusa in una stanza, ma non sono sorda"
Arrossii e lei tornò seria.
"Cos'ha fatto Victor a quel bambino?"
"Ehm..."
Mi prese per le spalle.
"Dimmelo. Devo saperlo!"
"Lui...lui...l'ha gettato nello strapiombo" buttai fuori
Sgranò gli occhi
"Non è possibile..."
"L'ha fatto perché...ti ama..." provai a dire
Ma perché lo sto difendendo??
"Il suo è un amore malato. E io me ne sono accorta troppo tardi..." fece una pausa "si è appropriato di questo rifugio per angeli e demoni perché non riuscivamo ad avere figli e poi ha accolto molti bambini. Pensavo che amasse i bambini...ma invece...ogni volta che disobbedivano, anche se era una sciocchezza, lui li puniva."
"Ma...è un pazzo" quando mi resi conto di quello che avevo detto mi tappai la bocca.
"Scusa scusa...io non volevo..."
"Tranquilla. Anch'io lo considero un pazzo."
Sospirai per il sollievo e rimanemmo un attimo in silenzio. Ognuna persa nei propri pensieri.
"Devo tornare in camera ora..."
"Vai. Tornerai da me?"
"Certo" dissi sorridendo.
Tornai in camera e mi sostituii ai cuscini.
Avevo solo voglia di dormire.

Quando mi svegliai guardai l'orologio sul comodino e vidi che avevo dormito praticamente un'oretta.
Mi alzai e mi diedi una pettinata ai capelli. Ero in uno stato pietoso.
Mi feci una doccia calda e indossai i vestiti che avevo su prima.
Era primo pomeriggio mi sedetti sul davanzale della finestra.
Fu a quel punto che mi accorsi del biglietto appallotolato intorno al sasso.
Aprii la finestra e lo presi in mano.
Mi rannicchiai su un angolo del davanzale e lo aprii.

Tu non mi conosci. Ma io conosco te e ti chiedo di fidarti di me. Sto dalla tua parte e in futuro potrai avere bisogno del mio aiuto.
Se deciderai di fidarti io ti spiegherò tutto un po' alla volta. Mandami lo stesso sasso con lo stesso biglietto se accetti, altrimenti lo stesso sasso senza biglietto se rifiuti il mio aiuto.
Se non ti fidi lo capisco.
Segui il tuo istinto, in certi casi è molto utile.

Rimasi sconvolta da quella lettera.
Ripensai a cosa poteva alludere con la storia sull'istinto e mi venne in mente a come avevo ucciso Alex per salvare Trevor; quando avevo spalancato le ali per sfuggire al demone che avevo trasformato in una specie di vampiro.
Forse aveva ragione lui. O forse no.
In quel momento nella mia mente una frase che mi diceva Henry quando ero piccola oscurò il resto dei miei pensieri.
Se non sai cosa fare salta!
Me l'aveva detto talmente tante volte che ormai quella frase era diventata parte di me.
Chissà come stava Henry. Mi mancava tanto.
Io non ero mai stata una persona a cui piaceva il rischio.
Decisi di saltare.
Aprii la finestra e attraverso le inferriate lanciai il sasso appallotolato nella lettera.

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