Capitolo 6

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"Pure la rima...sarai contenta eh angelo" pronunciò la parola angelo con disgusto. Non gli chiesi come faceva a sapere che ero un angelo.
"Da quando in qua i demoni sanno fare le rime?" Chiesi tagliente
Scoppiò a ridere.
"Bene bene. Un angelo che non ha paura eh?"
Non risposi.
"Sai che potrei ucciderti qui e subito?"
"Secondo me no"
"Ahahah senti bambolina facciamo un patto. Ti va?"
"No"
"Vuoi morire e tornare all'Inferno?"
Spalancai gli occhi.
"So molto di te... segreti che tu nemmeno immagini. Che la tua famiglia è una famiglia dannata da anni. È per questo che sono molto impegnati i tuoi, sai? Per riparare a danni causati da antenati come te. Il mio Signore sarebbe contento di vederti morta, angelo"
"Il tuo Signore è anche il mio Signore"
"Non credo proprio. E ora dì le tue ultime parole angioletto"
Le ali premevano sulla schiena per uscire, ma non era ancora il momento, non ora.
"Ma anche no"
"Pensavo a qualcosa di più poetico da dire prima di morire...ma se a te va bene così..."
"Aspetta!!"
Sorrise. Un sorriso da far accapponare a pelle.
"Vuoi accettare il mio patto?"
Ma se manco so cosa vuoi da me!
"No. Voglio chiederti una cosa"
"Oggi sono di buon umore...che cosa vuoi?"
"Cosa sai di me? Prima hai parlato di segreti..."
Rise di nuovo.
Cosa ci troverà da ridere in tutto questo non lo so...
"Mi spiace angioletto. La risposta è troppo lunga e io ho poco tempo."
Mi alzai e corsi via mentre sentivo la sua risata riecheggiare nel boschetto.
Tornai a casa e mi chiusi dentro, appoggiandomi alla porta. Mio fratello mi stava guardando a bocca aperta, una tazza di tè fumante in mano.
"Tutto bene?" Chiese cauto.
"Ma tu sei sempre a casa?!?!"
"Praticamente sì. Che ti è successo?"
"Nulla! Assolutamente nulla" risposi risoluta.
Annuì piano.
"Ok. Non è successo nulla"
"No. Nulla"
"Perfetto"
"A posto"
Annuii e lo superai entrando in cucina. Mi versai una tazza di caffè e la bevvi tutta d'un sorso.
Mio fratello mi osservava, appoggiato allo stipite della porta.
Sciacquai la tazza e mi rintanai in camera.

Il giorno dopo, mentre andavo a scuola, continuavo a girarmi pensando di vedere Alex, ma per fortuna arrivai a scuola sana e salva.
"Elly!"
Mi voltai e vidi Amber correre nella mia direzione.
Mi fermai e le andai incontro.
"Ciao Amber"
"Ciao. Senti volevo chiederti...cos'era la storia dell'influenza e che poi si dimentica tutto...?"
La guardai spalancando gli occhi
"Come scusa?"
"Sì che ieri mi hai detto che se ero stata sotto la sua influenza dopo avrei dimenticato tutto...o una cosa del genere insomma"
"Aaahhn si ora ricordo...no nulla era una frase che suonava bene in quel momento"
Per poco non mi misi a ridere per  grandezza stratosferica della cavolata che avevo appena detto, tuttavia riuscii a trattenermi, anche perché lei sembrava essersi convinta.
Annuì e entrammo in classe.

"E...il tuo vicino di casa?"
"Ah non lo so. Casa sua è sempre chiusa e mi ignora totalmente, quindi lo ignoro anch'io"
"Giusto" annuii convinta.
Sorrise.
"Sai che dovrebbe arrivare un nuovo studente in classe nostra?"
"Davvero? E quando?"
"Domani"
Annuii pensierosa. Stavo pensando ad Alex. Non so come, ma sentivo che nascondeva qualcosa, non era un semplice demone.
A partire dal fatto che avevo capito subito che era un demone.
Solitamente non si riesce a capire se una persona è mortale o angelo o demone.
Per quello la mia famiglia non sospettava che fossi un angelo, davano per scontato che fossi un demone.
Ma Alex...Alex era diverso. Capivi subito che non era un mortale e sicuramente non era un angelo, quindi per esclusione era un demone.
Ma era più di un demone.
"Terra chiama Elly"
Mi riscossi dai miei pensieri e guardai Amber.
"Sì scusa? Mi sono distratta un attimo"
"Ti stavo parlando dello studente nuovo che arriva domani"
"Ah sì. Quindi?"
"Quindi ho sentito dire che è un ragazzo molto, molto, molto carino"
"Ah...bene."
"Non ti interessa?"
Ora ho altro a cui pensare. Ad esempio cercare di non farmi uccidere da un demone. È un hobby che mi occupa molto tempo...
"No"
Mi guardò stupita.
"Mamma mia che noiosa che sei"
"Me l'hanno già detto" dissi sorridendo.
Mi restituì il sorriso e poi la campanella di fine scuola suonò.

"Senti fratellino...ma se un angelo volesse ucciderti cosa faresti?"
Stavamo facendo i compiti sul tavolo della cucina. Lui era al computer con il suo solito tè Earl Grey al bergamotto, mentre io stavo sgranocchiando un muffin al cioccolato, intenta a fare un calcolo gigante con la calcolatrice.
"Che domanda sarebbe?"
"Tu rispondi e basta"
"Be...ne parlerei con mamma e papà credo..."
Annuii.
"Sei strana in questo periodo. Sicura che sia tutto a posto?"
"Sì mamma"
Ridemmo entrambi e lui mi prese il muffin che avevo in mano e lo finì.
"Hey!"
"Però! Buoni questi muffin!" Esclamò prendendone un altro dal piattino che aveva di fronte.
Risi e tornai ai miei compiti di matematica.
Quella notte avrei voluto tornare alla radura, ma dopo l'incontro con Alex decisi che forse era meglio di no.
Rimasi a guardare il cielo, fregandomene altamente di quello che pensavano i miei, i gomiti appoggiati al davanzale freddo e il naso all'insù.
Rimasi a guardare il sole che spariva all'orizzonte e le stelle che piano piano cominciavano ad illuminare il cielo come tante piccole lucciole.
Andai a dormire, la mente piena di stelle e tramonti.

"Ragazzi, lui è Trevor Evans. È il vostro nuovo compagno di classe. Trattamelo bene e non traumatizzatelo subito eh..."
Scoppiammo a ridere tutti mentre il nuovo arrivato accennò un timido sorriso.
Aveva i capelli castano chiaro e gli occhi scurissimi.
Si sedette dall'altra parte della classe, così potei osservarlo senza che si accorgesse di nulla.
"Figo eh?" Fece Amber
"Abbastanza"
"Abbastanza?"
Annuii.
Ero intenta a osservare cosa cavolo stava combinando con la penna che le sue mani si fermarono. Alzai lo sguardo raggiungendo i suoi occhi e lui sorrise. Aveva un bel sorriso.
Mi rigirai verso Amber e le sussurrai all'orecchio.
"Ritiro tutto. È un gran figo"

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