Capitolo 20

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Non si fece aspettare a lungo.
Dopo un'oretta sentimmo il toc del sasso che atterrava sul davanzale.
Lo lessi tutto d'un fiato.

Lega le lenzuola e buttale giù

Sorrisi. Sembrava che ci avessero catapultato nel film di Rapunzel, solo che al posto dei capelli usavamo le lenzuola.
Afferrammo le lenzuola del letto a due piazze legandole tra di loro e, come una corda, le facemmo scivolare lungo la parete.
"Non ti sembra di essere in Rapunzel?" Chiesi a Taylor, esprimendo i miei pensieri a voce alta.
"Ra cosa?" Chiese stupita
"Ah no niente...era un film"
Annuì e poi sentimmo uno strattone alle lenzuola.
Mi sporsi oltre le inferriate e mi parve di vedere una figura con un mantello.
Tirammo insieme e lo stesso facemmo una gran fatica. Alla fine, proprio mentre stavamo per cedere, vidi una mano aggrapparsi al davanzale della finestra. A causa dello spavento per poco non mollai il lenzuolo.
Vidi la figura incappucciata aggrapparsi alle inferriate e puntare i piedi sul bordo del davanzale e mentre si teneva con una mano all'inferriata con l'altra tirò fuori dal mantello una bottiglietta con uno strano liquido all'interno.
L'aprì aiutandosi con i denti e poi versò il contenuto alla base dell'inferriata. Il liquido sfrigolò producendo una leggera schiuma.
"Presto! Legate il lenzuolo!"
Mentre lui si aggrappava al lenzuolo io e Taylor legammo il lembo a una gamba della della toeletta.
Ci avvicinammo di nuovo alla finestra in tempo per vedere lo sconosciuto strappare le inferriate dalla base e ci fece cenno di uscire.
Mi infilai la felpa con cappuccio e raggiunsi Taylor che intanto si stava calando insieme al "nostro salvatore".
Saltai sul bordo del davanzale accostando la finestra e cominciai a calarmi tenedomi stretta al lenzuolo e pregando che non si staccasse dalla toeletta.
Arrivai a terra sana e salva.
Taylor si stava mettendo a posto la gonna da cameriera mentre lo sconosciuto si scostava il cappuccio dal viso.
Oh cavolo!
Era un ragazzo moro che avrà avuto la mia stessa età. Forse un anno in più.
Tra tutte le domande che potevo fargli...come ti chiami, dove vivi, quanto anni hai, gliene feci una che non c'entrava nulla.
"Come hai fatto?"
"A fare cosa?"
"Quella cosa...con la bottiglietta..."
"Aahh quello" rise, aveva una risata cristallina "...acido altamente corrosivo".
Già. Avrei dovuto immaginarlo.
"Grazie" disse Taylor, educata come sempre.
"Figuratevi. Come state? Siete tutte intere?"
"Sisi siamo a posto. Ehm...grazie"
Sorrise e poi si incamminò in direzione della foresta immersa nella nebbia.
"Be non venite?" Chiese sorridendo. Aveva un bellissimo sorriso.
Io e Taylor ci guardammo e poi lo seguimmo, inoltrandoci nella nebbia fitta.

Ci portò in una grotta che se non l'avessi saputo, non l'avrei mai vista.
Sembrava molto piccola tanto che dovemmo abbassare la testa per entrare, ma poi una volta dentro mi accorsi che era...enorme.
C'era un letto addossato a una parete e un fuoco spento al centro mentre in fondo erano addossate varie armi come coltelli, lance, pugnali,...
"Tu vivi qui?" Chiesi continuando a guardarmi in giro.
Ridacchiò.
"Certo. Avete fame?"
"No abbiamo mangiato prima grazie"
Dissi declinando l'offerta.
"Io non ho mangiato e ho una fame blu"
Mi morsi il labbro finché non sentii il sapore metallico del sangue in bocca.
Perché sono così egoista? Ho pensato a me includendo anche lei, ovvio che non aveva mangiato. Con quel Victor come capo chissà quale è stata l'ultima volta che ha mangiato.
In effetti guardandola mi accorsi che era dimagrita.
"Taylor?"
Stava addentando un pezzo di carne e si girò a malapena a guardarmi.
"Taylor?!?" Ripetei alzando il tono di voce di un'ottava.
Stavolta si girò.
"Che hai?" Chiese brusca
"Victor...da quanto non vi faceva mangiare?"
Si leccò le labbra prima di rispondermi.
"Diciamo che avevamo diritto a un solo pasto durante il giorno fatto di tre fette di pane e un po' d'acqua"
Disse dura fissandomi negli occhi.
"Taylor...non...PERCHÉ NON ME L'HAI DETTO?!?!?" Sbottai.
"È la nostra vita" rispose facendo spallucce.
"Era..." sentimmo sussurrare.
Allungai il collo per sentire meglio
"Come?" Chiesi
"Era la vostra vita"
Taylor sospirò e io abbassai gli occhi.
"Come ti chiami?"
"Mi dispiace, ma ormai vivo da talmente tanto tempo fra queste montagne che me lo sono dimenticato. Chiamatemi Igor"
"Bene Igor. Tu dici di essere un Double?"
"Esatto"
"E...potresti dirmi di più?"
"I Double sono sia demoni che angeli. Un po' come i Nephilim solo che loro sono angeli e umani. Siamo molto potenti perché siamo in grado di fare del male, molto male, ai demoni, perché siamo angeli, ma anche agli stessi angeli, perché siamo demoni. Tutto dipende da che parte vuoi stare. Se da quella degli angeli o da quella dei demoni"
"E...tu da che parte stai?"
"Io? Io sono...neutrale. Non mi hanno mai interessato né gli uni né gli altri. A patto che mi lascino in pace. E tu Elly?"
"Io...credo di essere angelo"
"Non sarai mai un angelo, ricordatelo."
"Ma non voglio essere un demone! Sono delle creature orribili!"
"Elly, non è che puoi scegliere se essere angelo o demone. Tu SEI angelo e demone insieme, indipendentemente da cosa senti tu qui dentro" disse picchiettandomi il petto con l'indice.
"Io...ho visto un'altra cosa....un'altra specie"
"Gli Edip immagino. O i mortali"
"Gli Edip. Chi o cosa sono?"
"Edip sta per Esclusi Da Inferno e Paradiso. Hanno fatto un'azione talmente brutta nella loro vita sulla Terra che sono stati rifiutati sia dall'Inferno che dal Paradiso."
"Ma cosa possono aver fatto di così brutto??"
"Anche niente certe volte..."
Mi girai verso Taylor.
"Tu...tu e tuo fratello eravate degli Edip??"
"Non esattamente..."
"È terrible. Specialmente se dopo essere stato accolto in un rifugio vieni buttato giù per uno strapiombo e tutti sperano che tu sia morto"
Guardai Igor e stavo per aprire la bocca, ma Taylor mi precedette.
"Cosa hai detto??" Aveva il volto rosso di rabbia.
"Com fai a sapere queste cose? CHI SEI?"
"Io...sono...sono tuo fratello"
Ora che lo guardavo meglio notai una certa somiglianza tra loro due. Stessi occhi scuri, naso sottile e incarnato pallido.
Guardai Taylor e vidi la sua espressione trasformarsi. Come se dentro di lei fosse scattato qualcosa.
"Tu sei...mio fratello?"
Igor la guardò.
"Sì sono io Taylor"
Ommioddio pensai
"Io...non può essere!"
"Oh sì invece"
Taylor si avvicinò e gli accarezzò il viso.
"Ti ho aspettato per così tanto tempo..."
"Lo so" disse lui prendendola fra e braccia e cullandola.
"Lo so bene. E mi dispiace"

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