Capitolo 18

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ELLY'S POV
La persona che mi mandava messaggi con i sassi, (non sapevo nemmeno se era maschio o femmina) quella notte non si fece vedere, o almeno...non si fecero vedere i suoi sassi.
Un po' delusa mi alzai dal letto e aspettai che Taylor arrivasse con la colazione.
Ma non arrivò lei. Arrivò l'altra cameriera che mi aveva guardato male e alla quale avevo fatto la linguaccia.
Stavolta era una maschera di sale. Nessuna smorfia, nessuna espressione.
"Ehm...grazie..." provai a essere gentile, ma probabilmente quella lì non sapeva nemmeno cosa signficasse il concetto "rapporto umano/civile" perché mi rispose alzando un sopracciglio come se la stessi prendendo in giro e uscì.
Mangiai di gusto e poi usando lo stesso stratagemma del giorno prima uscii dalla mia stanza.
Scesi le scale e raggiunsi la camera di Wendy.
La luce era accesa e quando entrai mi rivolse uno sguardo stupito.
"Sei tornata!"
"Be si...te l'avevo promesso..."
"Pensavo che non tornassi più lo stesso..."
"Ascolta...tu sai cos'è Victor?"
Lei era una mortale, l'avevo capito dai segni delle cicatrici. Sarebbero dovuti andare via in un paio di settimane se fosse stata un essere soprannaturale. Magari non sapeva che suo marito era un demone e che io ero un angelo.
"In che senso?" Chiese confusa
"Cioè...mai sentito parlare di angeli e demoni?"
"No...perché avrei dovuto?"
"Wendy...tuo marito è un demone e io un angelo" confessai.
"Ahaha no non è possibile. Angeli e demoni non esistono"
Le rivolsi uno sguardo penetrante e il suo sorriso divertito si spense.
"No...non...possono esistere..."
Mi guardai intorno e le dissi di chiudere le tende.
Aprii le ali davanti a lei mentre si copriva gli occhi a causa della luce abbacinante.
"Ora mi credi?" Chiesi richiudendo le ali sulla schiena.
"Si...si..."
Era ancora scioccata per quello che aveva visto e che le avevo rivelato.
"Perché mio marito non me l'ha detto? Perché?"
Andai vicino a lei
"Non voleva spaventarti...forse aveva paura che tu lo lasciassi"
Mi guardò, gli occhi colmi di lacrime.
Scoppiò in una risata isterica
"Mio marito è un demone! Non ci posso credere"
"Be ora vado..." mi era dispiaciuto non poter rimanere di più, ma non volevo farmi scoprire.
"Tornerai?"
"Va bene. Però non dire nulla a Victor ok?"
"Promesso"
La salutai e uscii. Era una donna strana, ma molto affettuosa e simpatica. Non avevo più voglia di tornare in camera quindi feci un altro giro. Tuttavia le porte erano tutte chiuse.
Poi mi venne un'idea. Mi avvicinai alla porta che si confondeva con la parete e provai ad abbassare la maniglia.
Era aperta. Stavo per entrare nelle segrete. Di nuovo.
Chiusi piano la porta e scesi le scale fiocamente illuminate.
Raggiunto il corridoio in cui c'erano tutte le celle, mi incamminai facendo più silenzio possibile.
Alcune celle erano vuote, mentre in altre c'erano persone ranicchiate che singhiozzavano.
Arrivai fino all'ultima cella dove vidi alcune guardie. Feci dietrofront e tornai indietro.
"Hey chi sei tu?"
Appena sentii la voce della guardia cominciai a correre.
Andai a ritroso lungo il corridoio che avevo appena percorso e sulle scale feci i gradini a due a due.
Riuscii a superare la porta e chiudermela alle spalle.
Spalancai la prima finestra che incontrai e poi salii velocemente al piano di sopra. Solo quando fui in camera e chiusa a chiave mi permisi di respirare normalmente.
A un tratto sentii dei colpi sulla porta.
Presa dal panico mi tolsi velocemente le scarpe e mi buttai sul letto nascondendo la chiave sotto il cuscino.
Presi un libro a caso e feci finta di leggere, le caviglie incrociate.
La chiave girò nella toppa e degli uomini fecero irruzione nella stanza.
"Oh ci scusi signorina. Credevamo di aver visto un sospetto entrare nella vostra stanza. Avete sentito dei rumori strani?"
Scossi la testa.
"Ok grazie mille e scusi il disurbo"
L'energumeno uscì chiudendo la porta a chiave molto più delicatamente rispetto a quando era entrato.
Sentii le voci degli uomini al di là della porta.
"Di sotto c'è una finestra aperta!!"
"Forse è scappata da lì. Ma siete sicuri che fosse una ragazza?"
"Sicurissimi"
"Be d'ora in poi tenete gli occhi aperti"
Madoo che stupidi!!
Ero riuscita a ingannarli con quel vecchio trucchetto della finestra. Ancora non ci credevo.
Sospirai chiudendo il libro e mi sistemai a pancia in su a fissare il soffitto.
Quanti giorni dovrò stare ancora chiusa qui dentro?
Come staranno i miei genitori? E Amber? E...Trevor? Come starà Trevor? Sentirà la mia mancanza?
Rimasi colpita da quei pensieri.
Da quando in qua mi importava più di Trevor che di Amber?
Scossi la testa. Dovevo trovarmi qualcosa da fare o non avrei retto un giorno di più chiusa lì dentro. E poi lo sconosciuto dei biglietti non mi aveva più mandato messaggi.
Mi venne un'idea. Presi la cornetta del telefono che era appoggiato su un angolo della scrivania e vidi un biglietto con un numero di telefono.

Per qualsiasi richiesta: 055 732 5490

Dubbiosa feci lo stesso un tentativo. Composi il numero e attesi.
"Pronto?"
"Ehm...buongiorno...sono Elly del.."
"So chi sei. Hai bisogno di qualcosa?" Mi interruppe.
"Posso abbellire la mia stanza?"
Ci fu un attimo di silenzio.
"E...cosa vorresti abbellire la tua stanza? " dal tono capii che mi stava prendendo in giro.
"Disegni"
"Ah be in questo caso va bene" disse ridacchiando
Ma fatti una vita sociale!
Evitai di esprimere quel pensiero a voce alta. Anche perché secondo me non avrebbe capito la battuta.
"Perfetto. Allora ho bisogno di un pennarello indelebile nero grazie"
"Cinque minuti e lo avrai"
Mi stava abbastanza antipatico quel tipo quindi decisi di fare l'antipatica pure io.
"Facciamo tre minuti"
Per tutta risposta mi sbatté il telefono in faccia.
Rimasi a fissare un po' stupita la cornetta muta e poi misi giù.
Il pennarello arrivò dopo due minuti. Li avevo contati apposta.
"Ecco il pennarello che avevi chiesto"
Quando mi girai, riconoscendo la voce di Taylor le saltai addosso abbracciandola.
"Finalmente! Non ne potevo più di quella cameriera scorbutica!"
Rise di cuore
"Intendi Sally?"
"Non so come si chiama. So solo che è davvero antipatica!"
"Non giudicarla dall'esterno. Ha avuto una vita difficile come la mia e lei non aveva un fratello a cui appoggiarsi all'inizio quindi ha dovuto costruirsi una specie di corazza..."
"Mi spiace..."
Annuì triste.
"Allora io vado prima che mi becchino! Fammi vedere dopo cosa disegni eh"
"Certo!" Dissi con un sorriso a trentadue denti.
Uscì e io tolsi il tappo al pennarello.
Mi inginocchiai davanti al muro sotto la finestra e cominciai a disegnare un mandala.

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