Perfect Prefect Potter

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"If brokenness is a form of art,

I must be a poster child prodigy.

Thread by thread I come apart.

If brokenness is a work of art,

Surely this must be my masterpiece."

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Io e Rose viaggiavamo con i finestrini del treno semi abbassati.

A parte il vento, nel nostro scompartimento tutto taceva.

Non c'erano chiacchiere allegre, risate o aneddoti delle vacanze appena trascorse da raccontare dal momento che io e Rose avevamo passato l'estate insieme.

Come la nostra intera vita, del resto.

Io e Rose eravamo cugini.

So già cosa starete pensando.. quello lì è uno sfigato.

Probabilmente la gente me lo direbbe anche apertamente senza farsi problemi, diventerei lo zimbello della scuola, se non fosse per il cognome che porto.

Da quando sono al mondo ho scoperto che la parola 'Potter' induce un genere di timore reverenziale nel prossimo.

Nella comunità magica, si intende.

All'inizio la cosa non mi dispiaceva affatto.

Era bellissimo, da piccolo, girare per Diagon Alley ed essere fermato ogni due secondi da gente che aveva solo sorrisi, ringraziamenti e belle parole.. per mio padre ovviamente.

A me spettavano gelati gratis da Fortebraccio e ogni genere di omaggio in ogni negozio in cui la mia famiglia metteva piede.

Ma nei primi anni di scuola la magia era finita.

Avevo realizzato che il cognome 'Potter' non era una passaporta per la felicità ma una vera e propria condanna.

Una prigione dorata dalla quale non c'era alcuna via di fuga.

È stato quello il momento in cui ho seriamente iniziato a provare un sentimento diverso dalla dedizione verso mio padre.

Che cosa aveva fatto?

Mettere al mondo dei figli scaricando su di loro il peso di un cognome simile era puro egoismo.

Se proprio desiderava una famiglia, poteva adottare un ippogrifo.

O prendersi un gatto come fanno i babbani.

Nessuno si aspetta grandi cose da un gatto o un ippogrifo.

Come se questo non fosse abbastanza, il carico di responsabilità e aspettative nei miei confronti era cresciuto dal momento che James, mio fratello maggiore, si era rivelato un piantagrane.

O come preferiva chiamarlo bonariamente la gente "un giocherellone. Tutto suo nonno."

Oh, e poi era un Grifondoro, perciò anche questo, continuare il retaggio di famiglia, bilanciava tutto.

Mio padre e l'intera scuola avrebbero dovuto capire che non ero un Potter degno del mio nome dallo smistamento, quando il Cappello Parlante mi aveva assegnato, senza alcuna esitazione, ai Serpeverde.

In quel momento, il mio intero mondo era crollato.

Ho odiato la mia vita.

Ho odiato me stesso.

Il mio essere difettoso.

Malato.

Ma più di tutto ho odiato mio padre.

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