XIII - Svolta

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«Pensavamo davvero che non saresti tornato più!».

Vedo mia mamma che si butta su di me avvolgendomi in un abbraccio inaspettato. Sento che inizia a piangere.

Scioglie l'affettuosa stretta e mi guarda negli occhi. Mi sorride e mi stampa un bacio sulla fronte.

Dal canto mio, io rimango un po' spiazzato. Mi sarei aspettato di tutto. Ero pronto a ricevere una scarica di schiaffi, una mitragliata di insulti per essere scappato di casa. Francamente sono talmente basito che non so che pesci pigliare.

D'un tratto dal nulla spunta anche Mary. Mi aspettavo anche da parte sua sguardi di disapprovazione, occhiate cariche d'odio, commenti sulla mia gelosia, giudizi, prediche...  Invece scorgo da lontano le sue iridi brillare di gioia.

Senza che me ne renda conto si butta anche lei nell'abbraccio, ignorando completamente le mie condizioni di scarsità di igiene in cui mi trovo. Il viaggio di ritorno si è dimostrato lungo e tortuoso. E' stato un miracolo che i soldi mi siano bastati, ulteriore fattore che ha contribuito a questa decisione difficile: continuare a fare di testa mia oppure ascoltare quella voce interiore che mi intimava a tornare.

Certo è che dopo il sogno di quella sera ha prevalso senza dubbio la seconda. Mi ha proprio scioccato e mi ha permesso di aprire gli occhi. Ho passato tutto il tempo a chiedermi che cosa diamine fosse quell'essere. Sentivo in cuor mio che non mi era nuova la sua... ehm... faccia. 

Solo dopo ho realizzato che qualche settimana prima avevo fatto la sua conoscenza in un forum di creepypasta. Ricordo che alla sua vista avevo provato degli strani sintomi, come capogiro e confusione, anche se la sua storia mi aveva lasciato molto a desiderare.

Avevo sentito da qualche parte che il cervello può combinare strani scherzi, prendendo da aree recondite ricordi lontani, magari che hanno provocato determinate emozioni e usarli in sogno per dare voce al tuo inconscio. Sì, immagino che per me sia valso questo, un misto di paura e pentimento delle scelte che ho compiuto.

Sono stato un povero idiota, ma sia a mamma che a Mary sembra non importare il fatto che manco da più di un mese, e che le ho praticamente abbandonate. La cosa proprio non mi torna quindi decido di andare a fondo alla questione.

«N-non siete arrabbiate?» balbetto.

Dopo un istante di silenzio odo una flebile, ma calorosa risposta da parte di mia madre.

«E come potremmo? Sei tornato, sei qui, sei...» non finisce la frase e versa altre lacrime.

Sembra abbiano fatto tabula rasa di tutte le cattiverie che hanno dovuto subire da parte mia alla mia partenza. Questo accende una scintilla inaspettata nel mio cuore. Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sento amato anche io.

Senza pensarci due volte, senza proferire parole, mi lascio andare anche io in questo affettuoso abbraccio, che tanto avevo agognato. Finalmente il mondo mi sorride. La mite giornata autunnale contribuisce a rasserenare il mio animo. Sento un venticello piacevole che ci accarezza.

Quando sono partito ero armato di tutte le convinzioni sulla realtà e di come questa mi avesse afflitto. Avevo incolpato la mia famiglia di non provare affetto per me. In un istante questo abbraccio è stato capace di spazzarle brutalmente. Nessuna domanda, nessuna questione.

Nella commozione generale mi scende una lacrima che mi solca il viso e per la prima volta dopo troppo tempo posso esternare un sorriso sincero.

Mi auguro che questo non sia un sogno, e se lo è spero che non finisca.

***

Dopo qualche giorno dal mio ritorno ho comunicato alla mia famiglia la decisione di riprendere gli studi. Mia mamma era a dir poco entusiasta. Non si aspettava di certo una notizia simile. Immagino che pensasse di parlare con me a tempo debito di questo argomento, ed era sorpresa dal fatto che l'avessi preceduta.

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