XVII - Metamorfosi

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5 marzo 2024 - Sette anni più tardi

Ci siamo finalmente. La sensazione è strana, però, è come rivivere un grande deja vu. Ho la vaga impressione che tutto questo sia già successo.

Non devo farmi domande ora, devo procedere. Anzi, voglio procedere. La mia rivincita su tutto. Confesso che non l'ho vista più da quella volta che mi ha mollato in questo parco, scaricato ed evitato come se fossi spazzatura. Mi ha lasciato da solo, e adesso finalmente la paga.

«Questo è il posto in cui mi hai mollato, questo è il posto in cui ci incontriamo nuovamente! Quanto tempo, cara!».

La bella Celeste si volta verso di me, di scatto. Mi rivolge uno sguardo pieno di orrore, come se abbia visto uno spettro.

«Tu?!».

«Vedo che ti ricordi di me...». Mi avvicino verso la mia preda, pregustando già il momento della mia vendetta. Nella mia mano destra brandisco il mio solito bastone, il simbolo del mio potere, l'emblema del mio rispetto e della punizione per quelli pochi idioti che non lo portano.

Attorno a me sento i passi di Adam, Rick e Jeff, i miei fidati e obbedienti sottoposti, che mi seguono senza fare domande. Penso subito che ne è passato del tempo da quando ho comprato la prima bustina di erba da Brian, da quando ero solo uno sfigato e lamentoso ragazzino in cerca di conforto.

«Che cosa vuoi?».

Ecco un'altra cosa che non è cambiata di Celeste: il suo modo strafottente. Non sa mai quando bisogna arrendersi, cerca sempre di apparire forte, quando sotto sotto sta tremando di paura, quella troietta rancida.

«Nulla» sussurro con un falso sorriso. «Assolutamente nulla...».

Lei sembra avere capito saggiamente la situazione. L'espressione da ragazza forte e coraggiosa lascia spazio a quella da ragazza spaventata e senza via di scampo, molto più naturale. Quanto godo solo nel vederla così.

Immediatamente si volta e scatta, come quando la gazzella vede il leone. Scappa, ma in cuor suo sa che quella può essere la sua ultima corsa. In questo caso, lo sarà di certo: non posso farmi sfuggire un'occasione del genere.

Senza che io dica nulla i miei tre ragazzi partono subito all'assalto. Non ci vuole molto perché la riescano a prendere. Che poi, come può anche solo pensare di svignartela da noi con i tacchi che si ritrova ai piedi?

La sento latrare mentre mi avvicino con calma, assistendo a quello spettacolo speciale.

«Lasciatemi!».

Adam e Jeff la tengono ferma per le braccia, mentre Rick le assesta uno schiaffo sul quel suo faccino d'angelo. Geme, ma nulla di più. Voglio vedere che dalla sua faccia sgorghino lacrime, come sono sgorgate a me.

Anche se sono passati degli anni il ricordo è vivo come non mai: io che piango come un poppante seduto sulla panchina al parco con la canna in bocca, dopo che quella stronza mi urla che non sarà più la mia ragazza. Da quel momento non l'ho più né vista né sentita, anche perché avevo i miei cazzi a cui pensare.

Ammetto che dopo lo shock iniziale, non ci ho ripensato più di tanto. Anzi, se devo essere sincero, me la sono proprio scordata. Avevo cose ben più importanti di cui occuparmi.

Era passato quasi un mese da quell'episodio, mese in cui ogni sera che avevo l'occasione uscivo con degli amici inesistenti - la scusa di Celeste non teneva più dato che in casa tutti sapevano che non stava più con me - e mi facevo una canna in compagnia di Brian.

Il problema era uno solo: i soldi. Ne volevo dell'altra, assolutamente, ormai per me era l'unica via di fuga. Ero rimasto al verde, perlomeno per quanto riguardava i dollari miei di diritto, che mi ero guadagnato lavorando onestamente (cioè lavorando come un cane). Una cosa era certa: non avevo la minima intenzione a ricominciare a galoppare per l'ennesimo sborrone di turno. Per un po' riuscii a cavarmela prendendo qualche spicciolo che trovavo in casa, che poteva bastare assieme a una misera paghetta settimanale.

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