XX - Redenzione

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Josh's POV

Precipito ancora fino a quando non sbatto con la schiena su un suolo duro. L'oscurità svanisce, lasciando spazio a un dolore atroce. Non percepisco nemmeno più la forza di urlare. Quindi è così, sono morto. Eppure me lo aspettavo diverso, l'Inferno. Non so, avevo nella mia testa la classica immagine di oscurità, fuoco, fiamme e urla dei dannati, e invece non riesco nemmeno ad aprire gli occhi per via di un bagliore accecante.

«Josh...». Sento una voce lontana che mi chiama. Che sia Lucifero in persona che mi accoglie negli Inferi? Questo pensiero viene immediatamente infettato da un dubbio legittimo. Come può Lucifero avere una voce così dolce e soprattutto così... femminile?

I miei occhi riescono ad abituarsi finalmente alla luce che mi attornia. La figura che mi si staglia davanti mi lascia senza fiato.

«Ti vuoi tirare su? Non ti pare di esagerare per essere caduto sul marciapiede?».

Mia sorella Mary mi fissa con aria divertita. Ok, questo mi ha stupito, devo ammettere che sono senza parole.

«Mary? Ma sei... Giovane?!» blatero, ansimando.

Lei scoppia in una fragorosa risata. «Giovane? Ma che stai dicendo? Hai battuto la testa?».

No, non è una situazione normale dopo quello che è successo svegliarsi su un marciapiede vedendo la versione quindicenne della propria sorella, che fino a qualche minuto prima era una ragazza matura che teneva in grembo un bambino.

«Vuoi una mano per alzarti?» continua, trasudando ilarità da tutti i pori.

Non ci voglio credere. Deve essere l'ennesimo trucchetto di quell'essere. O forse è una versione alternativa dell'Inferno. O forse... No, non sto più capendo nulla.  Ho troppi quesiti irrisolti che si accavallano gli uni sugli altri e mi impediscono di pensare i modo lucido. Ricordo con chiarezza gli ultimi istanti in cui precipitavo nel buio. Mi sarei aspettato di tutto, ma non questo.

«Perché mi fissi in quel modo?» chiede curiosa.

«Che giorno è oggi?» le chiedo con il cuore in gola, quasi avendo paura della risposta che sto per ricevere.

«E' giovedì, Josh! Inizi a spaventarmi ora!».

«Sii più precisa!».

«16 giugno 2016, furbone! Ma che razza di indovinello è?».

Un tuffo al cuore. 2016? Davvero? Non sto sognando? Un sorriso di sincera gioia mi si dipinge in volto. Una profonda commozione si impossessa di me. Mi alzo di scatto, ignorando il fatto che la testa mi gira e il cranio mi pulsa in modo inumano.

«Ma piangi ora? Ti sei fatto male?» mi domanda, sicuramente allarmata dallo scroscio di gocce di pianto che ha iniziato a inondarmi le guance.

Non voglio contaminare i miei pensieri con altri inutili interrogativi. In questo momento nel mio cuore avverto solo un impulso, che è fortemente deciso a concretizzarsi senza mezze misure.

Mi avvicino a mia sorella e la stringo in un potente abbraccio.

«Ma che cosa ti prende? Ti è successo qualcosa?». Comprendo che sia confusa dalla reazione di un fratello che fino a poco tempo prima il massimo dell'affetto che riusciva a darle era un freddo saluto ogni tanto (e che in una dimensione parallela stava per accoltellarla, se vogliamo dirla tutta).

Sento Mary spaesata. Probabilmente non ha idea del perché di questo gesto, ma non credo che ci debba essere un motivo specifico per dimostrare affetto a chi si tiene.

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