XVI - Fondo

51 11 44
                                    

«Quanto mi costa un altro giro di roba più "forte"?».

Il mio sussurro, non appena arriva all'orecchio di Brian, gli dipinge in volto un sorriso compiaciuto. «Devo dedurre che il trip di ieri sera non ti è dispiaciuto affatto».

Oh no, è stata una vera liberazione da ogni cosa, gli voglio dire. Probabilmente però se fossi tornato a casa un pochino prima sarei stato sgamato immediatamente per colpa dei classici occhi rossi. Per fortuna mia mamma era già andata a nanna, e questa mattina mi è bastato inventare una scusa come "ero da Celeste e mi sono trattenuto fino a tardi", tanto non potrà mai verificare il contrario.

Per quanto riguarda Celeste, invece, la soluzione è stata ancora più semplice: spegnere il cellulare. In questo modo i suoi messaggi petulanti non mi assilleranno più per un po'. Non ho proprio voglia di parlarle ora come ora.

E' tutto il giorno che sto aspettando che calino le tenebre, in modo da potermi recare nel mio locale preferito per cenare con un buon panino caldo, scambiando due chiacchiere con Brian, ma soprattutto per riprovare quel ricostituente così miracoloso.

Mi sono portato dietro gli ultimi 50 dollari che mi sono rimasti da questa estate. Spero che mi bastino per un po', ma qualcosa mi dice che l'accesso al paradiso costa, che questi pochi spiccioli non dureranno molto, e che presto dovrò inventarmi qualcosa per tirare avanti.

«Per un grammo sono 18 dollari, ma visto che mi sei simpatico posso darti tre grammi e mezzo per quei 50 dollari, al posto di 64».

Merda. I miei ultimi soldi.

«So che sembrano pochi, ma, credimi, avrai di che divertirti per un bel pezzo!».

«Non puoi darmene tipo due per 25?».

Lo vedo scuotere la testa. 

«Tre e mezzo per 64 oppure paghi al grammo. Già ti avevo fatto il favore di offrirti il primo giro».

Scemo io ad avere ostentato il cinquantone. Appena Brian lo ha visto ha fiutato un potenziale guadagno. Non so nemmeno se i prezzi sono questi oppure stia solo cercando di gabbarmi, ma non credo di avere nemmeno la più lontana possibilità di trattare. Qui o si prende o si lascia.

Sento ancora quella voce nel mio cranio che mi invita ad andarmene, tornare a casa ed affrontare i miei problemi, dimenticandomi di questo locale. Non dico che è sbagliato, magari è la cosa più corretta da fare al momento, ma in questi mesi ho sempre dato retta a questa voce, specialmente dopo i fatti accaduti in estate. Per quanto riguarda i miei comportamenti, per quanto riguarda lo studio, ho sempre cercato di prendere la decisione migliore e quella moralmente più corretta. Questo però a che cosa mi ha portato? Mi ha portato ad essere più felice? No, altrimenti non sarei qui. Fanculo a questa voce, per questa volta farò di testa mia.

«Sai una cosa? Prendo tutto!».

Brian mi fulmina con lo sguardo per avere parlato ad un volume troppo alto per gli standard in queste situazioni. Assorto nei miei pensieri non me n'ero nemmeno accorto.

Il mio amico fornitore allunga la mano e si intasca la banconota. «Aspettami qui un attimo».

Lo vedo scomparire in uno stanzino dietro il bancone.

Sento le tempie che mi pulsano. Avrò fatto la scelta giusta? Come andrà a finire questa cosa? Come farò a cavarmela se qualcuno mi scopre? I miei pensieri non mi danno tregua. Avverto la fronte madida di sudore.

Quando Brian torna e mi porge il frutto del mio acquisto, i pensieri che un secondo prima mi perseguitavano si sciolgono come neve al sole.

Lesto come la prima volta, afferro la mia bustina, nettamente più pesante dell'ultima volta, saluto il mio pusher, che ha ancora stampata il volto un'espressione di soddisfazione per l'affare andato a buon fine ed esco.

NemesiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora