24. Non esiste rimedio all'amore se non amare di più

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Nei giorni successivi sembra che la sola cosa che mantenga Jack in vita sia potermi baciare per tutto il tempo che vuole, finché ne ha bisogno, lasciandomi con le labbra gonfie e irritate dalle sue continue attenzioni. Ha avuto la febbre alta per una settimana intera, solo oggi sembra che inizi a scendere, grazie soprattutto al fatto che stia cercando di sforzarsi a mettere qualcosa in più dentro lo stomaco, affinché riprenda le forze e si rimetta in sesto. Tuttavia, mentre provo a parlargli della terapia per le gambe oppure a convincerlo di mangiare ancora e quindi mi avvicino più del dovuto, ogni scusa è buona per strapparmi un bacio, come se baciarmi fosse una medicina vitale e di cui lui non possa fare a meno. Mi irrita questo suo comportamento infantile, malgrado i suoi baci riescano a farmi sciogliere nel giro di qualche secondo, dovrà pure darmi ascolto prima o poi, e di certo non lascerò che continui a starsene immobile su un letto o che giri per casa su una sedia a rotelle per tutta la vita solo perché si ostina a non voler reagire.

Gli sfilo il termometro dalla bocca, controllando la temperatura e tirando subito un sospiro di sollievo quando realizzo che per fortuna non si è alzata di nuovo, sta quasi guarendo del tutto. «Il peggio è passato», dico, sollevata, rivolgendogli un sorriso contento.

«Merito tuo», mormora, prendendomi la mano e cercando di attirarmi a sé, per baciarmi ancora. «Vieni qui».

«No, sta buono», lo ammonisco, anche se vorrei abbandonarmi ai suoi baci meravigliosi con tutto il cuore. «Puoi starmi ad ascoltare per almeno cinque minuti? »

Lui si stiracchia, comodo nel suo letto, e mi guarda con una finta espressione delusa, da bamboccio. «Voglio baciarti».

Sbuffo, sbattendo un piede per terra. «Potrai baciarmi quanto vuoi quando ti sarai alzato da lì, con le tue gambe».

Fa una smorfia, contrariato. «Che c'è, Rubi? Ti scoccia avere un marito su una sedia a rotelle? Ti dà fastidio baciarmi? »

Ecco, ci risiamo: un altro dei suoi attacchi isterici. Se in questa settimana siamo riusciti a fare qualche passo in avanti, non posso di certo non considerare gli aspetti negativi che ne sono scaturiti; se non gli do quello che cerca, si irrita e inizia a dire sciocchezze, accusandomi di non amarlo come mi ostino a ripetergli ogni santo giorno. Ne ho parlato con il dottore e che a sua volta mi ha consigliato di rivolgermi a uno psicologo, visto che ormai è risaputo che il suo problema non sia fisico bensì mentale, ma se dovessi anche solo accennare a Jack dell'eventualità di ricorrere a uno "strizzacervelli" è molto probabile che s'innervosisca ancora di più, quindi ho deciso di affrontare la faccenda da sola, assecondando ogni suo capriccio e tentando, pian piano, di convincerlo che vale la pena continuare a vivere, anche se è doloroso.

Mi siedo sul letto, accanto a lui, armandomi di santa pazienza. «Vuoi baciarmi? », gli chiedo, eliminando la poca distanza che ci separa e avvicinandomi sempre di più alle sue labbra virili.

Annuisce, ipnotizzato dalla mia bocca. «Sempre».

Mi fermo a una manciata di centimetri dal suo volto, inchiodando i miei occhi ai suoi. «Allora, accetta di seguire la terapia». Lo sfioro appena, attendendo una sua risposta, mentre leggo l'incertezza nel suo sguardo.

«Io non posso camminare, Rubi», ribadisce, imperterrito. «Non posso».

Gli afferro il volto tra le mani, frustrata. «Tu non vuoi, è diverso».

Evita il mio sguardo, dandomi ragione in silenzio. «Perché dovrei volerlo? Merito quello che mi è accaduto».

Gli tappo quella sua boccaccia con un bacio, breve ma intenso, per poi appoggiarmi contro la sua fronte. «Torna in te».

Purple Conjuction - Shades of LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora