32. Il coraggio di andare avanti

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POV RUBI

Quella notte non sono riuscita a chiudere occhio, nonostante mi sentissi a pezzi, ero troppo occupata a pensare a tutto quello che era successo, alla miriade di informazioni che avevo ricevuto sulle mie origini, sui miei genitori, sulla mia vera madre, e mi sono più volte soffermata su quanto la vita possa sorprenderti in mille e più modi possibili; io e Jack siamo legati da un filo invisibile. Eravamo destinati l'uno all'altra, era prevedibile che i nostri cammini si sarebbero incrociati, con tutto quello che ci lega, dovevamo solo essere pronti. Io dovevo crescere e lui doveva vivere l'impossibile, prima che i nostri sguardi si tuffassero l'uno in quello dell'altra, prima che ci innamorassimo perdutamente. I miei genitori hanno vissuto un amore raro, eterno, ma sono anche stati molto sfortunati. Mia madre e il padre di Jack si sono amati, questo fa di noi una specie di fratello e sorella, o almeno, sarebbe potuto accadere, in un universo parallelo, di dover vivere insieme sotto lo stesso tetto, con i nostri genitori, come quelle famiglie allargate nei film, in cui i rispettivi figli si innamorano e sono costretti ad amarsi di nascosto per non deludere i propri cari. Sarebbe stato terribile, ma per fortuna la storia è andata diversamente e abbiamo scoperto di aver avuto questo legame solo adesso, da sposati. Immagino come sarebbe potuta andare se mia madre mi avesse tenuta con sé, se il padre di Jack non fosse mai stato violento e, separandosi ugualmente da Kate, si fosse comunque innamorato di Destiny; io sarei stata una sorella per Jack, vista la differenza d'età che c'è fra noi due, non sarebbe potuto andare diversamente. Forse crescendo ci saremmo innamorati comunque, o saremmo stati dei normali fratello e sorella? Oh, Gesù, no. Non volevo nemmeno pensare a quell'improbabile alternativa di noi due che ci vogliamo semplicemente bene, perciò non c'ho messo molto a scacciare quei terribili pensieri dalla testa, focalizzandomi sulla realtà, sul fatto che io e lui abbiamo, per fortuna, vissuto in famiglie diverse, ignorando la relazione di John e Destiny, e che solo ora abbiamo scoperto di avere un fratello in comune. E' strabiliante, non potevo fare a meno di pensarci e di trovarlo pazzesco. Quel ragazzino era per metà mio fratello e per metà fratello di Jack, aveva qualcosa di entrambi, e a modo suo anche lui ci legava. Poi ho tanto pensato a mio padre, al fatto che avesse conosciuto Jack prima di scomparire dalla circolazione e che gli avesse addirittura affidato il ciondolo destinato a me, sua figlia. Già un anno fa, quando Jack mi aveva consegnato quel preziosissimo ricordo di mio padre, ero rimasta sconvolta da quanto piccolo potesse essere il mondo, da quel legame che univa quel carro armato e me, dal simbolo che quel ciondolo rappresentava per mio padre, cioè io, e per Jack, qualcosa di puro che teneva sempre con sé, come porta fortuna, e che secondo lui s'incastrava totalmente alla mia persona. Ho pensato anche a Trevor che, comunque sia, ha giocato il suo ruolo nella storia ed è stato il primo ragazzo per cui  ho provato dei sentimenti, lo stesso ragazzo che mi ha fatto tanto male, ma che ha fatto sì che venisse al mondo un angelo, ingiustamente suo figlio, e che anche lui si incastonasse a perfezione nel destino mio e di Jack.

Lo stesso bambino che adesso non sappiamo dove sia, lontano da noi, in compagnia di un essere spregevole che lo ha rubato alla sua famiglia. Io non sono sua madre, Jack non è suo padre, biologicamente parlando, ma la nostra storia è la prova vivente che la biologia non serve, che esiste qualcos'altro al mondo più forte di un semplice legame di sangue. Jack è il padre di quel bambino, non suo zio per metà. Io sono la madre di quel bambino, non la compagna di suo padre, anche se non sono stata io a donargli la vita, né Jack, è mio figlio, nostro figlio, ci appartiene, come noi apparteniamo a lui. Sono sicura che a Jason non importi nulla di tutte queste chiacchiere, ha deciso che io sarei stata sua madre e poco importava che non lo fossi sul serio, che non lo avessi portato nel mio grembo per nove mesi, che non lo avessi partorito io stessa. Nessuno potrà mai cambiare ciò che siamo; siamo i suoi genitori, lui è nostro figlio, e lo sarà sempre.

Purple Conjuction - Shades of LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora