41. Il dolore dell'anima

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POV RUBI

Inspiro ed espiro lentamente, irrigidendomi da capo a piedi, col sudore che mi sgocciola dalla fronte per lo sforzo. Faccio forza con gli avambracci e mi alzo, consapevole degli sguardi di tutti i presenti addosso, o meglio, sulla piccola protuberanza a cui ho l'istinto di appoggiare la mano, come tutte le madri in dolce attesa. Provo a ignorarli e a raggiungere la cattedra senza inciampare o dare motivo di deridermi, come avrei fatto un tempo, riuscendo a raggiungere il mio obiettivo a perfezione; consegno l'esame alla commissione, sfoggiando un sorriso a trentadue denti, soddisfatta del lavoro appena svolto, ma ottenendo da loro  un appena percettibile cenno del capo che fa svanire tutta la mia sicurezza in un nanosecondo. Il sorriso diventa pian piano una smorfia, mentre appoggio il foglio sulla cattedra, insieme a quello di tanti altri, sospirando per la frustrazione. Proprio in quel momento una vocina in fondo all'aula distoglie la mia attenzione e anche quella di molti altri, i quali si girano come la sottoscritta verso la porta dove una bambina in braccio al suo papà reclama indispettita la sua mamma. «Ma- mma! », esclama, allungando la manina nella mia direzione, tutta accigliata.

Jack ha la sua stessa espressione, mentre la guarda e cerca di tenerla ferma. «Principessa, sei impossibile», si lamenta.

Penso bene di raggiungerli, prima che Mary Jane si metta a piangere e disturbi gli altri studenti, prendendo Jack sottobraccio e trascinandolo via da lì. «Ti avevo detto di aspettarmi nella sala studio».

«Eravamo preoccupati per te», si giustifica. «Poi tua figlia si è messa a piagnucolare».

«Adesso è mia? », chiedo, mettendomi le mani sui fianchi e guardandolo con aria minacciosa. «Quando ti fa comodo è solo tua».

«Non fa che lamentarsi», borbotta. «Ho provato di tutto per farla stare buona, ma niente. Vuole la sua mamma».

Guardo la bambina, che continua ad allargare le braccia nella speranza che finalmente la prenda con me, ma le faccio segno di no con un dito. «Devi stare con il tuo papà, tesoro».

«Non vuole nemmeno di che saperne di dire papà», aggiunge frustrato. «Sempre e solo mamma».

«Devi impegnarti di più per conquistarla», gli consiglio, pizzicandogli una guancia ricoperta da quella barbetta adorabile. «Ha ancora dieci mesi, abbi pazienza».

Jack mi sorride e si china per darmi un bacio, tuttavia a metà strada incontriamo la manina di Mary Jane che impedisce alle nostre labbra di incontrarsi.

«Ehi! », esclama lui, accigliandosi. «Principessa, no. Così non va bene», la sgrida, mentre lei lo fissa con aria di sfida. «Io bacio la tua mamma quando mi pare e piace, adesso mi sembri nonna Jane, lo sai? »

La piccola mette il broncio, sul punto di scoppiare a piangere, ma Jack rimedia subito tempestandola di baci. «Ti mangio, ti mangio, ti mangio! ». Riesce a farla ridere, a quel punto la piccola allunga una manina verso la sua barba, tirandogliela forte. «Ahi! »

Rido davanti alle smorfie buffissime di quell'adorabile carro armato, che alla mia vista trasforma subito la sua espressione in malizia pura. «Tua figlia mi tira la barba e tu i capelli, certo ... sono situazioni alquanto diverse», commenta, lo sbruffone.

«Jack! », lo sgrido, colorandomi le guance di rosso. «Sei veramente un idiota».

Lui arriccia le labbra e mi manda un bacio, ridendo di gusto. «Sai, prima delle ragazze mi hanno importunato».

«Cosa? », chiedo, cadendo dalle nuvole. «In che senso? Ah, sapevo che non dovevo portarti qui e lasciarti da solo. E' un posto pieno di avvoltoi».

Purple Conjuction - Shades of LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora