29. Il tempo rivela ogni cosa

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A quella rivelazione sconvolgente, non faccio in tempo a metabolizzare di avere di fronte a me l'uomo che per quasi vent'anni ho creduto fosse morto che improvvisamente un rumore fortissimo mi fa sobbalzare, costringendomi a rifugiarmi contro il petto di Jack.

«Che cazzo succede? », impreca il mio dolce marito, anche lui colto di sorpresa, mentre il tizio misterioso, cioè mio padre- devo ancora realizzarlo- rimane impassibile, con lo sguardo rivolto verso di noi, per nulla stupito o spaventato. Udiamo dei passi, di più persone, precipitarsi in gran fretta lungo il piccolo e stretto corridoio e raggiungerci in un battito di ciglia.

«State bene? », domanda Ryan Evans, spuntando improvvisamente, con l'aria preoccupata e il fiatone, mentre dietro di lui scorgo Tom e un paio di poliziotti, armati. L'uomo si rimette il passamontagna, imprecando tra sé e sé. «Devo andare, accidenti».

Il fatto che si sia immediatamente coperto il volto per non farsi vedere dai nuovi arrivati la dice lunga, vorrei tanto trovare il coraggio di aprire bocca per dirgli qualcosa, qualunque cosa, ma è come se fossi sottoshock; mio padre è vivo, mia madre ha tentato di uccidermi, voglio dire, ho perso il totale controllo della mia vita!

L'unica cosa che riesco a fare in questo momento è stare aggrappata a Jack, troppo sconvolta per poter dire o fare qualcosa di sensato. Vorrei seriamente mettermi a urlare, ma a cosa servirebbe?

Jack fa un cenno a mio padre, capendo all'istante che dovrà trovare un modo per andar via da lì senza che i poliziotti lo intralcino, ad esempio facendogli domande inopportune. «Ci penso io, tu va».

D'istinto, allungo un braccio verso di lui, verso mio padre, fermandolo appena in tempo. «Non andare», mi sfugge debolmente di bocca, senza nemmeno che me ne renda conto.

Sembra indugiare un attimo, combattuto. «Mi dispiace», dice infine, gettandomi un'ultima intensa occhiata e voltandomi le spalle.

«E tu chi sei? », gli domanda il poliziotto, facendosi avanti. «Che cos'è successo? Qualcuno vuole parlare? »

Il maggiore Wilde lo ignora senza troppe difficoltà, dopodiché si china e prende Alexandra tra le braccia. «Di lei mi occupo io».

Jack fa capire a Tom con un solo sguardo di non intromettersi e di lasciarlo fare, per fortuna il poliziotto non fa domande e si fa da parte, ordinando anche agli altri due agenti di restare al proprio posto. Aspettiamo che l'uomo che ci ha appena salvato la vita varchi la soglia della stanza, con in braccio la donna che molto probabilmente ha amato e odiato con tutto se stesso, portandola per sempre via con sé. Mi scivola una lacrima lungo il volto, mentre guardo i miei genitori scomparire lungo il corridoio, da quella casa, dalla mia vita, comprendendo solo in quell'istante che non li avrei mai più rivisti. Mi rifugio contro il petto confortevole di Jack e piango disperatamente, liberandomi del terrore che ho provato e dando libero sfogo alla terribile sensazione che quella vicenda e le nuove rivelazioni sconvolgenti hanno scatenato dentro di me.

Mi sento così persa, vulnerabile, non so più chi sono.

Avverto Jack chinarsi e baciarmi sui capelli, dolce e premuroso. «E' tutto passato, non piangere. Ci sono io con te. Sta tranquilla», mi consola.

Mi faccio coraggio e sollevo il capo dal suo petto, asciugandomi gli occhi con le dita e obbligandomi a smettere di singhiozzare come una bambina. «Mary Jane», sussurro, portandomi una mano sulla fronte, sentendo la testa sul punto di scoppiare in mille pezzi. «Devo andare da Mary Jane». Mi volto e finisco contro il petto di qualcuno, il quale, accorgendosi del mio tremolio, mi trattiene in tempo. «Bimba, sicura di stare bene? », domanda Ryan, premuroso, venendo subito fulminato da un'occhiataccia di Jack che si appresta a mettersi tra me e lui così da impedirgli di toccarmi ancora. Vorrei dirgli quanto sia sciocco, mi trattengo per il solo fatto che mi senta un vero rottame e l'unica cosa che voglio è raggiungere la mia bambina per accertarmi che almeno lei stia bene e tenerla stretta a me. Avverto la presa di Jack intorno alla mia mano, gesto che mi spinge ad alzare lo sguardo e a guardarlo in volto; è distrutto, a malapena si regge in piedi, però trova la forza per sorridermi ancora.

Purple Conjuction - Shades of LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora