30. Coloro che vivono d'amore, vivono d'eterno

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Più passava il tempo e più Destiny si perdeva in Edward; amava ascoltarlo parlare, quel ragazzo era molto intelligente, oltre che carino, e la maggior parte del tempo che passavano assieme preferiva restare in silenzio e lasciare che fosse lui a confidarle i suoi sogni, paure e incertezze. Non aveva timore di rivelarle quello che pensava, lui stesso era rimasto stupito dalla facilità con cui riusciva ad aprirsi a quella ragazzina, come non gli era mai successo con nessun altro prima d'allora. Aveva come l'impressione di conoscerla da sempre ed era talmente bello quello che sentiva quando la aveva accanto, quello strano e incessante formicolio allo stomaco che avvertiva ogni volta che la vedeva seduta al loro solito posto, in attesa che lui arrivasse, oppure quel desiderio di potersi avvicinare al suo splendido volto e darle un bacio sulle labbra; lo desiderava così tanto che ogni minuto di ogni giorno si sentiva sempre sul punto di crollare. Non voleva spaventarla, lei era così timida, dolce, a volte si sentiva in difficoltà perché non sapeva mai come prenderla; Destiny era ancora una bambina, di sicuro non aveva neanche mai avuto un ragazzo, perciò doveva andarci piano, fare le cose con molta calma, così da non rischiare di farla scappare. Sapeva di piacerle, malgrado i suoi comportamenti fossero strani e contorti, aveva capito che quella ragazzina si stava pian piano innamorando di lui. Forse, anche Edward si stava innamorando di lei, solo che aveva paura. Pensava a cosa sarebbe successo se fosse stato accettato nell'esercito, sarebbe dovuto partire e lasciare la sua vecchia vita alle spalle, in vista del futuro. Ecco perché non l'aveva ancora baciata. Se l'avesse fatto, tutto sarebbe cambiato; avrebbe perso la testa per lei, lo sapeva, il suo cuore era già di quella ragazzina, ma sarebbe partito lo stesso perché quello era il suo sogno, la sua vocazione, sin da bambino aveva sempre desiderato diventare un valoroso soldato. Destiny avrebbe sofferto e lui si sarebbe tagliato un braccio piuttosto che farle del male, quindi preferiva sacrificare i sentimenti che provava per lei, imprigionare dentro di sé il desiderio di quel bacio, pur continuando a vederla, a parlarle, ad averla accanto.

Si vedevano solo per mezz'ora al giorno, ma bastava.

Anche solo cinque minuti insieme a lei, valevano la pena di essere vissuti.

Quella ragazza era così diversa da quelle con cui aveva avuto a che fare, la incuriosiva da matti, sudava sette camicie per farla parlare e aprirsi, al contrario di lui che gli veniva abbastanza facile, Destiny faceva fatica a confidarsi. Erano due caratteri diversi, tuttavia sentiva forte e chiaro quanto fossero simili; lei era talmente simile a lui da riuscire a farlo sentire meno solo. Edward aveva tanti amici, tante ragazze che gli giravano attorno, ma solo con Destiny riusciva a sentirsi veramente vivo. Sperava che anche per lei fosse lo stesso, ma sperava anche di no; sperava con tutto il cuore che lei s'innamorasse improvvisamente di un altro, così da risparmiarsi ogni sorta di sofferenza futura. Allo stesso tempo, moriva di gelosia al solo pensiero di lei insieme ad un altro; la voleva tutta per sé, guai a chi osava avvicinarsi al suo piccolo rubino. Arrossiva sempre, quando usava quel nomignolo, Edward la trovava adorabile con quelle guance rosse e non riusciva a reprimere in nessun modo l'impulso di toccarla, dandole una carezza, oppure soltanto sfiorarla. Più di una volta pensò di non presentarsi al loro solito appuntamento di tutti i giorni, all'ora di pranzo, ma alla fine cedeva e correva da lei, da quella ragazzina timida e goffa che gli aveva rubato il cuore con una semplicità tanto unica da lasciarlo smarrito e confuso.

Poi, un giorno, mentre si dirigeva al suo armadietto, vide tanti studenti accalcati lungo il corridoio. Si fermò e chiese a uno di loro cos'era accaduto, ma dal ragazzo ottenne un sorriso di scherno. «Sei tu», disse, indicandogli un punto preciso.

Edward non capì cosa intendesse, perciò sollevò lo sguardo; su tutti gli armadietti della scuola c'erano attaccati dei fogli, sembravano pagine di diario. Si soffermò sulla scritta, sul suo nome, sui vari cuori disegnati e sparpagliati sul foglio, poi deglutì a fatica e sentì una gran rabbia montargli dentro quando lesse la scritta "Diario Segreto di "Destiny Johns". Voleva spaccare la faccia al lurido verme che aveva osato rubarle il diario per deriderla davanti a tutta la scuola, ma in quel momento la cosa più importante era correre da lei e assicurarsi che stesse bene.

Purple Conjuction - Shades of LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora