37. Il sacrificio

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POV RUBI

Trevor avanza a piccoli passi e con la pistola puntata verso di me, lo sguardo scuro e malvagio, sulle labbra un sorriso diabolico tipico di chi ha ormai vinto la guerra e sta già pensando al resto, a come festeggiare la propria vittoria, mentre osserva la sua preda soddisfatto dal terrore che riesce a incuterle.

«Ma cosa sta succedendo? », domanda Annie, spuntando dietro le mie spalle, per poi gettare un urlo stratosferico quando si accorge del corpo che giace a terra senza vita del povero Louis. Si aggrappa al mio braccio, tremando dal terrore, mentre io resto ferma, immobile, pietrificata, conscia di non avere più via d'uscita, e aspetto che il mio carnefice finisca il suo compito, ormai persa ogni speranza di salvezza.

Riesco a pensare a una sola cosa:Jack.

Dove sei, Jack?

E' andato via, e questo bastardo stava aspettando proprio questo, che lui andasse via per venire da me, per portare via anche me. Adesso sono da sola contro il vero mostro di tutta la storia, mi trovo a dover combattere contro di lui ad armi impari, a dover perdere, soccombere. E' finita, dunque? Finisce tutto così? Non c'è modo di salvarsi? Se Jack fosse qui, ma non c'è. Cosa devo fare? Devo salvare mia figlia, ecco cosa. Ma come?

Trevor abbassa l'arma e allunga una mano per sfiorarmi il volto, gesto a cui reagisco scostandomi immediatamente. «Non toccarmi».

«Oh, tesoro. Vedi di cambiare atteggiamento, d'ora in poi», mi intima, sempre con quel sorrisetto diabolico sulle labbra. «Sono venuto a prenderti, a portarti via con me».

«Te lo scordi! », esclamo, tremando sempre di più. «Tu non mi porterai da nessuna parte. Uccidimi, se vuoi, ma non verrò mai via con te».

«Rubi, non ... lo provocare», mi consiglia Annie, stritolando il mio povero braccio.

«La tua amica ha ragione, tesoro. Non provocarmi», concorda il bastardo.

A quel punto il pianto di mia figlia cattura l'attenzione di tutti i presenti, compresa quella di Trevor che a quel suono reagisce con estrema e pericolosa curiosità.

Subito mi paro davanti a lui, impedendogli di provare anche solo ad avvicinarsi a quella stanza. «No, lei non c'entra niente. Tu vuoi me, no? »

«Voglio solo vederla, sta tranquilla». Prova a scavalcarmi, ma non glielo permetto. «Johnny! », chiamo il ragazzo per raccomandargli di stare in guardia, tenendo gli occhi fissi sull'uomo davanti a me. «Non uscire da lì per niente al mondo, bada ai bambini».

«Oh, c'è anche il mio fratellino», commenta, sorpreso. «Lascia che lo saluti».

Lo spingo via, sfidandolo. «No! »

Trevor perde le staffe e afferra il mio volto nel palmo della mano, spintonandomi all'interno della stanza e trascinando dietro anche Annie. Entrati in cucina troviamo Johnny che tiene stretta a sé Mary Jane , mentre stringe la manina di Edgar.

«Ciao, fratellino», lo saluta quello, avvicinandosi. «L'ultima volta non ci siamo lasciati esattamente in buoni rapporti».

«Sta lontano da me», gli ordina, tremando. «Tu non sei mio fratello, ho sbagliato a fidarmi di te».

«Ah, sì? E invece Jack lo è? lui se n'è infischiato di te e ti ha abbandonato senza farsi troppi problemi. Io ti ho aiutato, ragazzino».

«No, tu mi hai solo fatto diventare come te, o almeno, ci hai provato», lo accusa. «Jack è un vero uomo e se fai del male a Rubi te la farà pagare cara».

Purple Conjuction - Shades of LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora