42. La bellezza salverà il mondo

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POV JACK

Tra tutto quel caos decido di prendere in mano la situazione e dare direttive a tutti affinché il panico si attenui almeno un po'; afferro bruscamente Tom per le spalle, fissandolo dritto nelle palle degli occhi. «Prenditi cura di tua moglie, al bambino ci penso io».

Faccio segno a Ben di raggiungerci così che aiuti il poliziotto a portare Annie fino alla macchina, poi sposto l'attenzione su Johnny e mi basta un solo sguardo per fargli capire le mie intenzioni. «Ragazzino, tu resta con me».

«Jack ... ». Rubi si aggrappa al mio braccio, dopo aver tranquillizzato la sua amica dicendole di continuare a respirare profondamente e di non farsi prendere dal panico. «Io vado con Annie in ospedale».

Annuisco, gettandole una breve occhiata intensa; vorrei dirle altro, ma il tempo è quello che è, dobbiamo muoverci a ritrovare il bambino e a trasportare la pazza in ospedale, prima che partorisca qui dentro.

«C'è un ospedale qui vicino, lo conosco», s'intromette Evans, facendosi largo tra la folla di curiosi. «Vi accompagno», si offre, mentre Ben e Tom aiutano Annie ad alzarsi, tra le grida spacca timpani di quest'ultima che mi fanno venir voglia di metterle un bavaglio in bocca così da farla tacere almeno per qualche istante.

«Ben, dopo torna da me», dico a mio fratello, che mi fa segno di sì, alzando un pollice in alto, un attimo prima di uscire dalla sala insieme a quei due, mentre Tom cerca in tutti i modi di rassicurare la sua dolce metà, prendendosi in compenso un sacco di insulti. Rubi va dietro al gruppetto, buttandomi un'ultima occhiata, con le mani congiunte in segno di preghiera e l'espressione più dolce e buffa che le abbia mai visto e che riesce a scaldare il mio cuore, infondendomi la carica di cui ho bisogno per non farmi trascinare nel buio del mio dolore. Elizabeth la raggiunge sulla porta, con nostra figlia in braccio, e insieme vanno dietro alla partoriente, lasciando a me l'arduo compito di tranquillizzare i presenti. Li guardo uno ad uno con aria poco amichevole, sul punto di prendere a male parole tutti quanti per le loro continue occhiate e il vociare che si fa sempre più insistente, fortuna che ci pensa Erik a rimettere ordine, parlando al microfono e chiedendo ai presenti di tornare al proprio posto. Aspetto che tutti posino il loro culo sulle poltrone per gettare un'attenta occhiata all'intera sala, non scorgendo tuttavia nessun bambino nei paraggi. Johnny è al mio fianco, pronto a seguire le mie direttive, come un soldato che aspetta che il suo superiore gli dica cosa fare. Usciamo dalla sala, entrambi ci guardiamo intorno in quell'edificio immenso, nel vano tentativo di individuare il posto esatto in cui quel nanerottolo possa essere andato a finire.

«Jack, posso farti una domanda? », chiede il ragazzino, seguendomi come un'ombra.

Sono scettico a rispondere. «Proprio adesso? »

«Come ... hai fatto a conquistare Rubi? Come l'hai corteggiata? », domanda a bruciapelo, facendomi strabuzzare gli occhi e quasi fermarmi di colpo. Riesco, tuttavia, a proseguire la ricerca, intanto che penso a qualcosa di intelligente da dargli come risposta e accontentarlo, non riuscendo comunque a trovare nulla di buono. «Perché ti interessa? »

«Voglio saperlo perché mi piace ... una ragazza», confessa.

Sospiro, gonfiando il petto d'orgoglio. «Se non fossimo impegnati alla ricerca di un bambino, ti abbraccerei qui, davanti a tutti, quindi mi tratterrò e lo farò quando torneremo a casa, campione».

Johnny si schiarisce la voce, preso in contropiede. «Va ... bene. Ora mi dici come l'hai corteggiata? »

Entro in un'aula di soprassalto, per fortuna è vuota e non devo spiegazioni a nessuno. «Mm dunque, come l'ho corteggiata? L'ho assunta, ecco come».

Purple Conjuction - Shades of LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora