chapter nine.
yoongi prese il primo oggetto che gli capitò fra le mani e lo scagliò a terra. lacrime amare scendevano dai suoi piccoli occhi, il suo corpo tremava dall'eccessiva rabbia che stava provando in quell'istante.
o meglio, soltanto in quel momento decise di sfogarsi; perché arrabbiato, purtroppo, lo era sempre. era constantemente irritato da tutti: in primis da se stesso.
alzò lo sguardo verso lo specchio dell'armadio e fissò il suo riflesso per pochi secondi, prima di tirare un calcio al vetro e romperlo in mille pezzi.
si prese il viso fra le mani e strinse la pelle fino a provare dolore, come se avesse voluto strapparsi la faccia in quello stesso istante.
odiava il suo riflesso. non che gli altri provassero ad aiutarlo, anzi: in mancanza delle persone che avrebbero dovuto capirlo e provare a farlo uscire dallo stato di malinconia in cui si trovava, il dolore fisico che si infliggeva lo faceva sentire più vivo.
le lacrime aumentavano ad ogni secondo che passava, e la rabbia cessò per lasciar posto alla tristezza.
yoongi socchiuse gli occhi e cadde a peso morto sul pavimento gelato. si inginocchiò e si sporse in avanti per posare la testa in terra.
«che cosa c'è di sbagliato in me?» sibilò.
si raggomitolò tremolante sul pavimento freddo e chiuse gli occhi.
«se io morissi, le persone inizierebbero ad accorgersi di me?»
yoongi sorrise, malgrado le lacrime percorressero il suo volto.
«e se ritrovassero il mio corpo pieno di cicatrici, inizierebbero a sentirsi in colpa?»
──
jimin infilò le chiavi nella serratura e aprì la porta. entrò dentro l'appartamento, posò lo zainetto e, come da abitudine, sarebbe dovuto andare a lavarsi.
una melodia lo fermò, esattamente come la prima volta che sentì il fantasma cantare. ma non si trattava della voce. yoongi stava suonando.
la musica era calma, malinconica ed estremamente bella. proprio era lo spirito per jimin.
lui si avvicinò silenziosamente alla porta della camera da letto e chiuse gli occhi, concentrandosi sul suono. la porta era socchiusa, perciò jimin provò ad aprirla leggermente di più per poter vedere lo spirito in azione.
yoongi aveva gli occhi chiusi e muoveva lievemente la testa. quando le sue mani si mossero rapidamente sulla tastiera, jimin poté ammirare con occhi sgranati la bravura del fantasma.
la musica sembrava provenisse dalla sua parte più profonda e triste, quella che tentava di nascondere per paura che le persone potessero prendersi gioco del suo animo più oscuro. lui era morto, e la sua musica non poteva essere altro che un ammasso di suoni tristi che, insieme, formavano la più bella melodia che jimin avesse mai sentito in tutta la sua vita.
per lui era bellissimo poterlo sentire suonare. eppure ad ogni tasto che il grande premeva, il più piccolo si rattristiva.
avrebbe voluto stringerlo, consolarlo e sussurrargli per tutto il tempo parole che lo facessero sorridere. avrebbe voluto prendergli le mani e baciargliele, sentire le mani fredde sulla sua pelle calda. avrebbe voluto provare con lui molto di più di un semplice abbraccio.
jimin si accorse che in realtà gli importava molto più di quanto avrebbe dovuto. per lui non era più solamente conforto o una strana amicizia.
era amore, e ciò rendeva tutto diverso ai suoi occhi.
appena il più piccolo entrò in camera, lo spirito smise di suonare e lo guardò.
«jimin» sibilò yoongi, spalancando gli occhi.
l'umano stava piangendo. non sapeva nemmeno il perché di quelle lacrime; forse la melodia triste, forse per il fatto che non potesse rivelare quello che sentiva a nessuno o per il fatto che il suo amore non sarebbe mai dovuto esistere, visto che yoongi era un fantasma.
ma una cosa era più che sicura: jimin stava piangendo per lui. non più per jungkook, non più per i suoi vecchi e dolorosi ricordi, ma per qualcuno che era riuscito ad intrufolarsi silenziosamente nella sua nuova vita: yoongi.
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can you see me? | yoonmin
Fanfictioncompleted ㅡ jimin si trasferisce dalla sua vecchia casa per iniziare un'altra vita, ma non è conoscenza che l'appartamento sia già abitato da un incantevole fantasma di nome yoongi. © minyawn | 2016