La sveglia iniziò a trillare e Serena sobbalzò. «Gabriel!» urlò quel nome quasi volesse farsi udire da lui, ovunque fosse. «Un sogno» mormorò poi, stropicciandosi gli occhi. Si ritrovò avvolta nel suo piumone avio, di un azzurro spento tendente al grigio, lo stesso che aveva assunto il suo animo da un po'. Sollevò la schiena per riprendere fiato, ma scattò di nuovo quando si spalancò la porta.
Ester irruppe nella camera e le si sedette affianco. I suoi lunghi capelli biondi, raccolti disordinatamente in una treccia, le pendevano sulla schiena, mentre la pelle bianca e liscia come una lastra di ghiaccio faceva da sfondo ai suoi occhi verdi, che scivolarono su Serena come un faro abbagliante. Ester aveva imparato a convivere con quella parte della sua coinquilina che si rivelava di notte, tra urla agghiaccianti, singhiozzi sommessi, sguardo di terrore. «Chi è Gabriel?» indagò, prima di mollarle un affettuoso buffetto sul braccio. «Da quando hai un ragazzo e me lo tieni nascosto?»
«Non è il mio ragazzo.»
«Non lo sono mai, tesoro», sottolineò Ester. «Avanti, dimmi com'è?»
«Un figo pazzesco.»
«Quanto pazzesco?»
«Hai presente Pattinson?»
«Okay, non aggiungere altro.»
Serena rivide il suo volto e si sentì stranamente confusa, qualcosa si era messo in moto dentro di lei, simile ad un giro sull'ottovolante: una scarica di adrenalina che la terrorizzava, ma, al tempo stesso, la rendeva viva.
"È mai accaduto prima?", non poté fare a meno di chiedersi. I suoi pensieri volarono a quel giorno, quando sentì di aver perso un pezzo di sé, permettendo alla vita di scivolarle accanto, di fare finta che non esistesse, lasciando che la buia e fredda indifferenza l'avvolgesse...
Si aggirava per casa in cerca delle ultime cose da mettere in valigia. Sua madre voleva darle una mano, mettere a tacere il senso di colpa, ma Serena non lo permise. Stava lasciando casa sua e voleva farlo da sola, in silenzio, nella consapevolezza di quello che stava per lasciare.
Ripiegato l'ultimo capo, chiuse il trolley e con lo sguardo scattò un'istantanea di ciò che non l'avrebbe seguita nel suo viaggio. Uscì sul pianerottolo, il rumore secco della porta, chiusa alle sue spalle, le stava negando la possibilità di tornare indietro. Il soffio di una leggera brezza le confermò che la decisione era stata ormai presa e non le restava altro da fare che seguire il vento, ovunque avesse deciso di portarla. Seguire qualcuno non era mai stato un problema per Serena, in fondo era quello che aveva sempre fatto. Lasciarsi guidare era più facile per lei. Decidere implica coraggio e consapevolezza. Serena aveva la consapevolezza di non avere coraggio. Coraggio di prendere una decisione, di fare qualcosa che voleva veramente, di non mettersi contro chi non condivideva le sue scelte. Quel senso di vuoto era così profondo che partire le era sembrata l'unica cosa sensata da fare, ma si sbagliava. Aveva fatto le valigie insieme a lei e, giorno dopo giorno, in modo subdolo e silenzioso, stava scavando una voragine.
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Il Custode dei sogni
ChickLitE' possibile che ogni singola scelta verso il proprio destino sia indirizzata dall'inconscio? E che l'incontro con una persona vista in un sogno abbia uno scopo ben preciso? Fin dove si può spingere il confine tra sogno e realtà, senza cadere nella...