E' possibile che ogni singola scelta verso il proprio destino sia indirizzata dall'inconscio? E che l'incontro con una persona vista in un sogno abbia uno scopo ben preciso? Fin dove si può spingere il confine tra sogno e realtà, senza cadere nella...
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Fastidiosamente struggente, il tramonto non le aveva mai fatto quell'effetto con quei riflessi corallo così accesi. Gli occhi le si riempirono di lacrime, uno strano malessere iniziò a strisciarle dentro. Serena prese lo smartphone e lesse il messaggio che Nina le aveva mandato su whatsapp. Erano lontane e la vita le aveva cambiate, ma il loro legame le teneva unite ovunque fossero. Nina c'era sempre per lei, soprattutto nei momenti di maggior bisogno; la conosceva più di sua madre, perché solo a lei confessava certe cose. Si sa, le sorelle condividono piccoli segreti, inconfessabili bugie, dolori incompresi, gioie nascoste e lacrime silenziose. Ricordi comuni che nessun altro, a parte loro, conoscerà mai. L'accettava per quella che era, perdonando i suoi sbagli e consolando le sue pene.
Inviata la risposta, Serena tirò fuori dal cassetto del comodino il diario, era poco più che una bambina quando ne ricevette uno, d'allora non riusciva più a farne a meno. Doveva annotare qualunque pensiero, emozione, sentimento varcasse la soglia del suo animo, imprigionarli tra quelle pagine era il suo modo per controllarli.
Caro diario,
ti scrivo per parlarti di un sogno. Gabriel ha risvegliato in me emozioni che non ricordo di aver mai provato. Ogni volta che posa i suoi occhi su di me, il suo sguardo s'inoltra nella parte più profonda della mia anima.
Da quando è comparso, tutto è cambiato. So che si tratta solo di un sogno, ma mi sembra così reale che fatico a capacitarmene. Mi guardo intorno e vedo il suo bellissimo viso ovunque, come un angelo protettore. Non ho mai pensato che un sogno potesse stravolgere così tanto la mia esistenza, ma è proprio quello che sta accadendo.
All'inizio non gli ho prestato ascolto, le sue parole mi hanno infastidita. Non mi piace l'idea che lui sappia cose di me che io non so. L'unico modo che ho per scoprirlo è quello di essere reperibile e facilitargli ogni contatto, in altre parole, seguirlo nel sogno. Non è un problema per me, conosco molto bene quel mondo, lì mi sento protetta e al sicuro. Nessuno potrà farmi del male. Lui non potrà farmi del male.
S.
*
Quando Serena arrivò al centro sportivo, la Safety si stava scaldando a bordo campo. Mister Castellani stava riepilogando lo schema di gioco, mentre il suo vice scambiava qualche palleggio con le riserve. Al terzo bagher, Emis stoppò la palla e lanciò un'occhiata furtiva agli spalti. Il suo viso prese colore quando la vide seduta in terza fila. Tirò fuori dalla tasca degli shorts il cellulare e iniziò a digitare frettolosamente un sms. -Dove sono i pompon?
Lo smartphone di Serena vibrò nella tasca del giubbotto, lo prese e lesse il messaggio. Inarcò le labbra in una smorfia divertita, prima di inviare la risposta. -Nel borsone, accanto alla tua divisa da cheerleader.
Emis sghignazzò, poi alzò gli occhi dal display per incrociare il suo sguardo, ma non la vide. Le gradinate si erano riempite di tifosi, le sue iridi verdi schizzarono impazzite in mezzo al pubblico, come due palline in un flipper. Possibile che fosse andata via? Forse si era spostata per seguire meglio il match. Inspirò profondamente e la caccia ricominciò. Prima fila. Niente. Seconda fila. Ancora niente. Dov'era finita? Terza fila. Eccola. Un girasole in un campo di margherite. Le lunghe onde brune le ricadevano libere sulle spalle, mai una coda o una treccia, amava nascondersi dietro i suoi capelli. Ed Emis amava quella parte di lei, così vulnerabile e indifesa, avrebbe voluto scavalcare di corsa quelle rampe solo per proteggerla tra le braccia. I suoi occhi, di un colore indefinito come il fondale marino, così profondo e freddo che solo pochi fortunati potevano vantarsi di aver visto. Ed Emis era l'unico a cui lei aveva permesso di trovarla nell'abisso della sua solitudine. L'ingenuo sorriso di Serena aveva fatto breccia nel suo cuore, come un raggio di sole tra nubi minacciose di pioggia.
-Non ti vedevo più. Dov'eri?
-Toilette.
-Non muoverti più di lì.
-Stai scherzando, vero?
-Per niente.
-Non devo mica giocare!
-Energia positiva.
-Scemo.
-Ti tengo d'occhio. Emis l'avrebbe fatto davvero. Non l'avrebbe più persa di vista. Non dopo quella mattina. L'aria sognante era ancora lì, ad illuminarle il viso come una supernova.
La partita di quella sera era a un punto cruciale della stagione, si stava per disputare il derby contro la capolista e la Safety non poteva assolutamente perdere. Le ragazze erano cariche e, capitanate da Ester-forza-della-natura-Castellani, respingevano con dei muri decisi le schiacciate delle avversarie, portandosi sul 5-9 già dopo il primo quarto d'ora di gioco. La Castellani e la Fiore erano due furie e la tifoseria iniziò ad urlare di gioia.
La Volley era una squadra ostica e riuscì a rimontare grazie alla tenacia della Alessandri, che sferrò una schiacciata violentissima sulla Bassani, che andò a segno. Riconquistata la battuta, le padrone di casa guadagnarono qualche altro punto, la Safety, tuttavia, tra la difesa puntuale della Calligaris e gli attacchi vincenti del capitano, riuscì a chiudere il set 18-25.
Durante il secondo set, le ospiti avevano perso un po' di concentrazione, permettendo alla Volley di portarsi avanti. Qualche sbaglio di troppo in battuta, però, non aveva dato al Safety la possibilità di accorciare le distanze e passare in vantaggio. La Volley ne aveva approfittato, vincendo il set 25-20.
Il terzo set apparve equilibrato durante i primi minuti, tuttavia gli ottimi muri della Bernardis permisero alla squadra di casa di passare in vantaggio. La Safety non riusciva ad essere efficace negli attacchi, sembrava che le ragazze stessero dormendo.
«Forza Safety!», urlò Serena. «Forza!»
Emis la stava guardando sbalordito, come se avesse attraversato il campo in bikini. Serena ricambiò l'espressione attonita e tornò a sedersi, manifestare un simile entusiasmo non era da lei.
Sul 19-16 le ospiti, dopo essersi riprese dalla breve pennichella, tornarono all'attacco, accorciando le distanze e vincendo per 19-25. Dopo un breve time-out, la Safety rientrò in campo galvanizzata per la vittoria del set precedente e dominò tutto il quarto set con ricezioni precise e attacchi vincenti, chiudendo il set 14-25.
Serena scese le gradinate di corsa per raggiunse il campo, facendosi strada tra i tifosi festanti. Emis la intravide dall'alto del suo metro e ottanta e le andò incontro, ma non fu il primo a raggiungerla. Due lunghe braccia nude la intercettarono, bloccandola in un abbraccio.
«Scusami.»
Serena si voltò quel tanto che bastò ad incrociare i suoi occhi lucidi. «Sei stata grande, Ester.»
«Grazie, per essere venuta. Ti voglio bene.»
«Io di più.»
«L'avevo detto che ci avresti portato fortuna!» urlò Emis, sovrastando il baccano che li circondava.
«Che fine ha fatto l'energia positiva?»
«Eccola» disse, sollevando Serena per aria.
«Emis, sei impazzito? Fammi scendere!»
Emis la mise giù, ma, nell'atterrare, Serena notò il suo sguardo languido che le s'impresse nella mente e non l'abbandonò per il resto della serata.